Come era stato stabilito, le donne viaggiavano sulla stessa carrozza per "spettegolare dei maschi" e viceversa gli uomini. Quindi, mentre sua maestà Livyia poteva divaricare le gambe quanto voleva o stendersi, l'illustrissimo Anshival era schiacciato tra lo sportello e il suo enorme re.
«Mi chiedo quanto gli ci vorrà al bel tenente per chiederti la mano.» Livyia si ritoccava il kajal specchiandosi sul finestrino. «Non lo facevo un ragazzo così timido.»
«Dubito che il bel tenente lo farà mai, mamma...»
«Isabella» disse solo.
La dama di compagnia che sedeva accanto alla principessa, sottordine dell'autorità regale, le diede uno sberla sulla nuca, muovendole tutti i ricci.
«Grazie, cara.» Le rivolse un cenno della testa mentre lisciava la gonna. «Lo avrei fatto io, ma tu sei più vicina. Oe» continuò guardandola da sotto le ciglia. «Non so chi possa averti messo una sciocchezza del genere in testa: non c'è donna né uomo che neghi la tua bellezza. Tantomeno la tua potenza. Maiali e gentiluomini fanno la fila per sposarti! Pensi davvero che Falchi possa essere da meno? Palazzo non è a due passi: un cavaliere non stanca il suo cavallo per portare i suoi saluti.»
«Magari è cotto di te.»
«Ah, guarda! Fosse così. me lo sposerei seduta stante! Ma sono disgraziatamente innamorata di tuo padre.» Accaldata dalla discussione e dall'aria viziata(Anshival non se la passava affatto bene, in caso tu te lo stessi chiedendo), Livyia aprì il ventaglio con uno scatto del polso e lo agitò sotto il mento. «Quindi mi dovrò accontenare di avere un belloccio per genero. Sempre che tu lo voglia.»
«Mamma: è Falchi che non vuole sposare me» ribadì Oe.
«Bah.»
Per quanto sua madre non le credesse e tirasse in ballo maiali e gentiluomini, la principessa Oe aveva i suoi motivi per credere che il tenente Falchi non l'avrebbe mai chiesta in sposa: le regine erano convinte di sapere tutto, ma erano le principesse e i principi annoiati coloro cui non sfuggiva niente, da una tresca a Palazzo a uno scontro tra topi nelle fogne. A una principessa bastava un inchino e una piroetta per conoscere la natura più intima di una persona. Era sicura nel dire che non era solo una la persona con una cotta per Falchi.
Ma se ci spostiamo da questa carrozza a quella che ospitava i quattro uomini, noterai che è molto più silenziosa rispetto alla prima: tale e quale alla sua regina, re Gaio si stupì di scoprire il tenente Falchi, lo stesso che aveva volteggiato per l'intera sala da ballo con sua moglie e sua figlia e che aveva chiacchierato a lungo con Luka come fosse stato un vecchio amico, un ragazzo timido.
Tentò pure di fare conversazione: «Come sta il buon vecchio Aquila?» gli chiese con il sorriso più amichevole e le guance più tonde e rosse del reame.
«Bene, vostra maestà» rispose in tono piatto, come recita la filastrocca il bambino che sta imparando a leggere. «Vi manda sempre i suoi saluti.»
«Mh» gli sorrise ancora Gaio. «Portate i miei a lui.»
Se le regine erano più distratte di quanto si vantavano, i re lo erano ancora di più: mentre si succhiava il labbro e buttava l'occhio sul Buon Libro, non colse il minimo movimento di quel che gli accadeva davanti. Ma era pur sempre una scena diversamente interpretabile, quella di due ragazzi i cui sguardi si incrociarono per un secondo per poi distoglierli sul primo oggetto che capitò a tiro. Luka, ad esempio, trovò di straordinario interesse il cardine dello sportello, con un sorriso che nascondeva dietro due nocche.
Quindi decise di prendere parola il consigliere Anshival.
Tirò la linguetta marrone in mezzo alle pagine e chiuse il Buon Libro lasciandoci una mano sopra. Non era proprio in vena di fare conversazione(aveva una promessa da mantenere), ma ancor meno aveva voglia di ribadire a sua maestà che gli provocava un fastidio pari a un dente cariato quando lo fissava mentre era impegnato nella lettura.
«Con che libro vi state intrattenendo di recente?»
«Non ho mai avuto il tempo di dedicarmi alla lettura, Illustrissimo.» Falchi, invece, misurava la differenza millimetrale tra un pollice e l'altro.
«Bazzecole: esiste l'alba, i pomeriggi morti ed esistono le notti insonni. Siete voi che non li sfruttate! Vi darei un colpo del Buon Libro proprio sulla fronte se non stimassi vostro padre, Falchi.» Mostrò il tomo a dimostrare che le sue parole non erano da prendere alla leggera.
A tutti e tre provocò più risa che timore. Bracciodiritto sfruttò quel tempo per riflettere mentre accarezzava il mento.
«Voi sapete leggere?» chiese col sopracciglio brizzolato alto sulla fronte.
«Sì, Illustrissimo: me l'ha insegnato mia madre.»
«Le letture di Kilza - pace al suo spirito - erano ordinamenti e regole di etichetta. Ecco il vostro problema: non avete trovato il libro che vi faccia innamorare. Luka.»(Luka scattò sull'attenti come un soldato il suo primo giorno d'addestramento)«Ormai conosci Le gesta e le pene del nostro guerriero Ammazzadraghi come le tue tasche e io non sono da meno: prestagli la tua copia così ne potremo discutere. E magari metteremo un po' di buon senso nella vostra testa corvina, Falchi. Siete dei nostri, vostra maestà?»
«Speravo me lo chiedeste, Bracciodiritto!» Gaio batté le mani su di giri. Prima ancora d'essere re, quand'era un grasso principino affamato di carta, poteva passare ore chiuso tra gli scaffali familiari, addirittura fino a notte inoltrata. La biblioteca regale, di fatto, era stato un regalo di nozze da parte di Livyia al suo consorte. «E in qualità di vostro regnante, stabilisco che il prossimo tomo che andremo a leggere sarà Il pirata dall'occhio di stella!»
«Un masso grande così, Falchi» mimò Bracciodiritto con le mani. «Potete tirarvi indietro, se volete.»
Tre paia d'occhi puntavano il tenente Falchi come in attesa di ricevere un ordine. Lui ricambiò prima lo sguardo di solo uno di questi, poi si rivolse al consigliere: «Mi è stato insegnato a fare sempre la volontà di sua maestà, Illustrissimo.»
Ci fu giubilo come in piazza quando la Compagnia tornava vittoriosa da terre lontane, regni a pochi passi o mari burrascosi.
«Mi piace questo ragazzo!» sbottò Gaio agitando l'indice simile ad un insaccato. Nelle sue mani enormi, quelle di Livyia sembravano tanto piccine e in quei momenti lei stessa si faceva piccola e sdolcinata. «Se la mia bambina vi rifiuta, Falchi, vi sposo io a mani basse e occhi bendati!»
«Avreste ancora sua maestà Livyia da spodestare» ricordò Luka. E me, pensò.
Poteva affermare con fierezza di avere un margine di vantaggio rispetto a tutta la famiglia reale, ma per rispetto non lo sbatté loro in faccia.
«Mmmh... Avete ragione, caro Luka. E la mia dolce metà non è un avversario immeritevole! Mi spiace, tenente:» continuò, «spero possiate accontentarvi di essere niente di più che amanti.»
«Oh, non mi permetterei mai di immischiarmi nel matrimonio voi e sua maestà, vostra maestà» rispose Falchi con tutta l'educazione del mondo conosciuto.
Luka si scoprì ad essere come quel tale che aveva lasciato metà del cervello sul campo di battaglia e adesso girava per le strade agitando denari dentro una tazza di metallo, con un sorriso che andava da orecchio a orecchio.
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NDA
Adesso mi sto immaginando come Anshival mimerebbe la dimensione del libro e sto ridendo un po' troppo.
Ma vediamo: chi è il belloccio che ha fatto agitare tutto il palazzo? Le presentazioni, le abbiamo già fatte, semplici e sbrigative. Ma se volete approfondire la conoscenza con il tenente Falchi, è per voi una fortuna che a castello farà vedere più spesso la sua testa corvina e il sedere d'acciaio!
- Frankumine
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Il Regno Di Hod'ragen
FantasyIl regno di Hod'ragen è stato innalzato sulla carcassa di un drago, ai tempi in cui questi occupavano in massa la pianura che va dalle montagne Serpentine al Mare Gorgogliante. Regine dopo re e re dopo regine hanno mosso i primi passi su quel che r...