Un Ricordo Antico Quanto La Parola(3/4)

5 1 0
                                    

Si mosse quindi dopo pranzo. Mentre guardava il paesaggio mutare alla sua destra, si rese conto che quella era la prima volta che vedeva Egar il Grosso con più di un pezzo di stoffa addosso. Da quando era ospite a Palazzo si vestiva di tutto punto, miracolosamente dalla testa ai piedi: muscoli come quelli minacciavano di spaccare le prigioni di cotone ogni volta che piegava il braccio per portarsi il bicchiere alla bocca. Il sarto che lo vestiva doveva nuotare nell'oro. Dormire sull'oro, mangiare sull'oro...

A intromettersi nel suo mondo immaginario, dove tutto era fatto d'oro(la carta d'oro, il gatto che saltava alla finestra d'oro...) fu la voce del cocchiere. «Il tempio, mastro Dacanti» annunciò.

Il re e la regina stavano più tranquilli se gli ospiti a Palazzo non si allontanavano troppo, quindi Luka tirò fuori che in un momento come quello c'era bisogno di pregare. La musica e gli animali cotti a puntino facevano piacere al loro allegro dio, ma qualcuno doveva pur farci una chiacchierata, di tanto in tanto. Detto questo, le loro maestà acconsentirono a prendere la carrozza regale per raggiungere il tempio.

In realtà, lo fece Gaio: Livyia si era innamorata della vista oltre la finestra. Da quando era tornata al castello, fissava fuori, come se da un momento all'altro la sua piccolina fosse sbucata da dietro uno dei cespugli che circondavano le regine prima di lei, scure e immobili.

"Se riuscite, alle vostre infilate una preghiera per sua maestà" disse il re e Luka promise che l'avrebbe fatto.

Aspettò che lo sportello gli venisse aperto e scese, guardò quell'edificio che era lo stesso da centinaia d'anni. Un pezzo del cuore di Ammazzadraghi, secondo Le gesta e le pene del nostro guerriero Ammazzadraghi.

A dire il vero, uno studioso avrebbe precisato che non era lo stesso preciso: una cinquantina d'anni prima, un incendio si era mangiato il cortile e stuzzicato i denti con la lanterna. Infatti, l'architettura originale, ora come ora, andava a braccetto con elementi e ghirigori di stampo più moderno.

Quando si metteva un piede dentro, invece, era come fare un passo indietro lungo secoli. Sovrastava le teste la pancia di un corpo serpentino che aveva due teste e una sola coda: i due musi si incontravano sopra il portone, il drago grigio e immobile volteggiava in aria nonostante la specie fosse acquatica. Una delle due teste, tempo addietro fu sottoposta a un'accurata ricostruzione dopo che un fanatico la separò dal collo a colpi di piccone. Il lavoro fu così preciso da rendere sconosciuto l'incidente, se non per passaparola.

C'era Luka e un paio di donne assorte nella preghiera, le labbra premute contro una moneta. Convertivano la loro agitazione per la scomparsa della principessa nel silenzio e nella fede.

In fondo, sulla sinistra si apriva una piccola porticina che obbligava alcuni monaci a passarci attraverso di lato per giungere al cortile. Fratello Benino doveva essere lì, pensò Luka. Attraversò la stanza facendo attenzione a non disturbare le signore col rumore dei suoi tacchi che battevano sulla pietra.

Ai muri erano appesi tra i più antichi arazzi di Hod'ragen: sulla sinistra si potevano guardare le vicende del Profeta, sulla destra il Muro, i cui mattoni avevano le facce di uomini e donne ricordate nel Buon Libro per le imprese compiute prima che lo spirito lasciasse il loro corpo. Avevano tutti un sorriso accennato, perché quello era lo stile dell'epoca.

La regola vigente da secoli e secoli era che il viso del Profeta doveva restare animo. Al contrario, quello di Farouk - che possa vederti di buon occhio - è costante oggetto di polemiche tra gli artisti: che Egli si fosse "mostrato" a un uomo cieco, fu una bella gatta da pelare. I fedeli avevano bisogno di una faccia di cui fidarsi, quindi tessitori, scultori e pittori si sbizzarirono a lungo per soddisfarlo, e tutt'ora lo fanno. Secondo l'esigenza o la preferenza si poteva infatti prostrare davanti a un'enorme uomo barbuto, un saggio dai capelli lunghi e così via. Ti stupirà sapere che tra tutti questi tessitori, scultori e pittori, non uno azzeccò il vero aspetto di Farouk - che possa vederti di buon occhio.

Due fratelli e una sorella alzarono gli occhi dalle primule quando un giovane molto alto comparì sulla soglia della piccola porta. Luka non riconobbe nessuno dei tre.

«Come possiamo aiutarvi, figliolo?» chiese la donna. Un momento dopo arrossì, rendendosi conto che aveva chiamato "figliolo" una persona di alto riguardo. Erano poco aggiornate le immagini del noto cartomante, ma i giornali li leggeva anche lei.

«Cerco il fratello Benino, se non è un problema chiedervi dove si trovi.»

La sorella annuì. «Legge. Ve lo vado a chiamare...»

«Non serve» la fermò Luka. «Devo parlargli in privato: indicatemi dov'è e lo raggiungerò.»

Annuì ancora ma si offrì di accompagnarlo comunque.

Quindi attraversarono il cortile per raggiungere quell'area dove la vita di monaci e monache si svolgeva oltre la funzione: c'erano i dormitori, la cucina, la mensa e infine la biblioteca. La sorella che si chiamava Giusta bussò sulla porta, poi prese a lisciare la tunica con fare timido.

«Quel ragazzo che andrete a sposare... è proprio bello» disse.

Allora Luka incrociò le braccia sul petto e si permise di farne un vanto: «Non per niente lo chiamano "lo scapolo più ambito di Hod'ragen, sorella.»

Da oltre le porta una voce disse "avanti" e quella la riconobbe.

Salutò sorella Giusta ed entrò. 

Il Regno Di Hod'ragenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora