Carta Bianca(1/3)

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Drago delle montagne, fiori, carta bianca. Ancora. Drago delle montagne, fiori... carta bianca.

Bracciodiritto alzò gli occhi dal Buon Libro. Si era imposto l'impegno di leggere una pagina de Le verità e le menzogne del dio delle verità e delle menzogne ogni giorno e a distanza di due anni dalla promessa, lo stava perseguendo. Vantava che la sua famiglia conservasse nella loro biblioteca l'originale de Le verità e le menzogne del dio delle verità e delle menzogne(in breve, il Buon Libro), scritto di pugno e sotto dettatura dal braccio-destro del Profeta(dal momento che quest'ultimo era un uomo cieco): conteneva tutte le parole divulgate dal Profeta che Farouk stesso - che possa vederti di buon occhio - gli aveva sussurrato all'orecchio.

I sacerdoti indignati sostenevano, al contrario, che il tomo originale lo stringesse tra le ulne scoperte il Profeta, ovunque il suo corpo fosse conservato. In questo Bracciodiritto smentiva loro con piacere e tre semplici motivi: non tutti i sacerdoti erano d'accordo su quella versione: al contrario dei primi, alcuni dicevano che il libro fosse conservato nel cuore di una montagna, altri che fosse stato bruciato e altri ancora che si trovasse nella tomba del braccio-destro del Profeta e non di quest'ultimo; il tomo che i Val custodiva da generazioni era macchiato sulle ultime due pagine da un'enorme chiazza di caffè ed era risaputo che i chicchi di questo venivano colti antecedenti agli scambi commerciali esclusivamente nella terra natale del patriarca; infine, se il dio delle verità e delle menzogne aveva indicato al primo re dove fondare Hod'ragen, il Buon Libro non poteva che appartenere al suo consigliere.

A questo punto i sacerdoti scrollavano le spalle e sospiravano: «In fondo, le vere intenzioni di Farouk - che possa vedervi di buon occhio - a noi sono sconosciute...» Bracciodiritto se la rideva.

«Che cosa ti agita?»

Un'altra cosa di cui si vantava era di conoscere Luka come le sue tasche: di lui non gli sfuggiva un guizzo della guancia, una tirata di naso o un ciglio umido. La verità era che Luka aveva una faccia perfettamente leggibile anche da un cieco, ma questo non glielo disse mai.

Luka strofinò due dita sulla tempia.

«Sono le mie letture: c'è qualcosa che non mi torna. Guardate.» Al suo comando, Bracciodiritto chiuse il Buon Libro, ingiallito e odoroso di vecchio, ma non troppo vecchio, e lo poggiò sulle ginocchia. «Qui la carta gli garantisce forza e longevità. Questa che ha il pollice verde. Ma sull'amore dice...» Mostrò all'illustrissimo zio una carta bianca che poteva confondere e risistemare nel mazzo, ma questa saltava sempre fuori. Ipotizzò fosse pure uno scherzo fraterno, se non fosse che tutto il resto era in regola come gli aveva commissionato. «Sinceramente, non ne ho la minima idea di che cosa dica» sbuffò.

L'unico commento di Bracciodiritto fu: «Aah! Stiamo parlando del bel tenente!»

Luka desiderò di farsi inghiottire dal sedile. Non essendo possibile, diede conferma alla sua teoria mentre rimetteva in ordine i suoi strumenti.

Sarà per il fatto che gli avesse visti salutarsi sull'uscio della camera, sarà che per tutta la cena e la colazione non gli aveva staccato gli occhi di dosso un momento o sarà che in un momento della sua adolescenza, lo stesso nipote gli avesse chiesto se conoscesse nel regno un ragazzo in armatura scintillante, con i capelli corvini e gli occhi blu. Sarà che non era detto lo scapolo più ambito per scherzo. Comunque, per una ragione o per un'altra, Bracciodiritto poteva affermare a mani basse e occhi bendati che Luka fosse cotto come un cinghiale sul falò di una tribù Sel'pore in una notte di luna piena, che questa considerava sacra, del tenente Falchi.

In quel momento viaggiavano su una carrozza reale diretti verso l'arena, appena dietro il tempio. La famiglia reale sedeva dentro una seconda: la regina con i piedi stesi fino alla pancia del marito e la principessa con la guancia schiacciata sulla spalla della prima. La dama di compagnia si rattoppava in fretta uno squarcio sulla gonna.

«Non me lo spiego comunque. Non mi era mai uscita una carta bianca: ho dovuto improvvisare!»

Bracciodiritto si accarezzò il pizzetto che si era fatto ricrescere finita la moda dei baffi.

«Potresti aver confuso le carte tu stesso: sai quanto sono sensibili! Me le son fatto leggere una volta da un uomo che aveva scoperto il giorno prima la figlia con il mugnaio. È venuto fuori che fossi in dolce attesa! E che burbera: sua maestà Livyia non ne voleva sentir parlare di concedermi il congedo di maternità!»

Sperò di strappargli un sorriso, ma le sopracciglia troppo rigide gli suggerivano che il ragazzo era ancora disturbato da un pensiero. Questo era facile da intuire: essere un veggente e comunque capace di sognare era un bel problema. Non era raro che confondesse una cosa per un'altra e non ci teneva fosse quello il caso.

«Ma le carte non sono per te altro che un accessorio» aggiunse con la voce fine. «Non preoccuparti per il cocchiere: è un uomo mezzo sordo e mezzo tonto. Se parliamo con questo tono, non avrà di che spettegolare davanti a un boccale di birra. Ora dimmi, se chiudi gli occhi e lasci scorrere le pagine, cosa vedi?»

Per aprire una parentesi: non mettere in dubbio la validità e la verità delle carte, che sono aperte e sincere a chi dimostra loro di saper leggere. Capita solo che il nostro eroe ne possa fare a meno.

Luka fece un sospiro. Non la credeva una procedura utile, poi si ritrovò ad arrossire per una cosa che in quel frangente di tempo non stava accadendo.

«La visione è sempre la stessa» annunciò allo zio.

«Non avevo alcun dubbio.» Allungò il braccio e sfilò dal mazzo la fonte di tutte le agitazioni. «Te la interpreto io questa carta bianca: due innamorati sono arrivati alla fine della corsa. Si legheranno le mani di fronte a Farouk - che possa vederli di buon occhio - e alla cena sarà servito manzo e mais. Una casa in pianura aspetta loro, poi... Mmmm... Un cavallo e due o tre gatti.»

«Smettetela...» ribatté Luka con un tono che non avrebbe intimorito un coniglio.

Bracciodiritto rise così come avrebbe fatto il soffice animaletto. Gli lanciò indietro la carta che prese al volo in una serie di gesti goffi.

«Goditelo, Luka. Scommettete sul guerriero più grosso, comprate schifezze e baciatevi dove sua maestà non possa ficcare il naso. Non sei l'unico ad avere una cotta per il tenente.»

Rigirò la carta sul fronte e sul retro, come ad aspettarsi di trovarci tutte le parole dette da Bracciodiritto.

«Come dite voi, zio...»

«Ovviamente è come dico io: non sono il consigliere del re per scherzo!»

Fu così che gli strappò un riso a cuor leggero. 

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