Luka aspettò il permesso di sua maestà e prese posto. Secondo la consuetudine, nessun suddito di qualsivoglia ceto sociale poteva sedersi prima che l'avesse fatto il membro della famiglia reale nella stessa stanza.
Il mazzo di carte stava poggiato all'ingiù sul tavolino che separava lui e la regina di Hod'ragen. L'occhio sul retro della prima lo guardava,
Schiarì la voce. «Se vogliamo cominciare, vostra maestà, vi devo chiedere cosa...»
«Non ancora, Luka.» Con un movimento il mazzo sparì dentro la manica del suo vestito all'ultima moda(facile che lo fosse, dal momento che era sua maestà Livyia a decidere cosa fosse di moda o meno). Strofinò via un pelucchio dal ginocchio che il cartomante poteva giurare di non aver visto e sospirò. «Avrete già intuito che quanto detto prima era niente meno che una... balla.»
«Oh... Sì, ovviamente: non c'è pensiero che possa disturbare il cervello di vostra maestà. Voglio dire...»
«Ho capito: non ve ne preoccupate. Vi sveglierete con la testa ancora sulle spalle domattina» scherzò. D'altronde la pena di morte era stata abolita centinaia di anni a dietro e ti stupirà, ma il livello di criminalità si era abbassato di molto da lì a questa parte. «Ma dunque, non vi ho chiamato qui a vuoto. Un dubbio ce l'ho davvero, ma non ritengo necessario disturbare le carte per il mio caso.» Sporse il busto in avanti. Negli occhi scuri di Livyia era possibile specchiarsi come su una lastra d'oro lucido: Luka ci vedeva dentro la consapevolezza che non si sarebbe mai unito a una compagnia teatrale. «Ho notato - e sapete che a una regina niente sfugge - che oggi voi e il tenente tutto muscoli siete spariti per tutto il giorno. Fate battute. Vi date del tu e pacche sulla spalla. Quindi la domanda mi sorge spontanea: siete forse amanti?»
«A-amanti?» ripeté Luka. Un caldo terribile gli risalì fino alla punta delle orecchie, ma Livyia restava composta, quindi doveva essere solo lui. Forzò un colpo di tosse per sbloccare del catarro che non c'era. «Io e Falchi? Non che io s...»
«Amarello! So che sei dietro la porta, ficcanaso che non sei altro! Dai una ripulita qui e portami un paio di pantofole pulite.» Poi aggiunse: «Luka! State bene? La carne era cotta male?» Gli accarezzò la schiena come quella volta in cui alla piccola Oe si era preso un malanno che prima era saltato a lei, poi al consorte e tutta la servitù a Palazzo.
«Un uomo mi ha detto che potrei soffrire la carrozza...» Tirò una manica che strofinò ai lati della bocca. «Scusate...»
«Suvvia: sono cose che capitano. Bracciodiritto, mi sembra, una volta mi ha detto che lo zenzero può aiutare. Ma, andiamo, non vi scocciate» continuò. «Andate pure nella vostra stanza a riposare che ne avete bisogno!»
Luka non era scocciato per aver rimesso sul tappeto comprato in un mercato delle esotiche terre dell'ovest e appartenente alla famiglia reale da quattro generazioni tanto quanto lo era del fatto chiunque all'infuori di lui fosse un ottimo bugiardo: la regina l'aveva attirato nel salottino con l'inganno senza un tremolio di ciglio o un movimento di mano nervoso, suo padre l'aveva convinto per ben dieci anni che ci fosse davvero una fatina interessata ai suoi denti e non a tessere come tutte le altre fatine. Tutti erano capaci di mentire spudoratamente e alternare la realtà come meglio convenire loro, mentre alla sua natura bastava una sillaba fuori posto che le budella cominciavano a stringergli.
Cioè, prima o poi la regina avrebbe comunque saputo di lui e il tenente, ma non se la sentiva di uscire allo scoperto proprio il giorno in cui tutti i domestici erano stati messi a destreggiarsi sulla punta di un rasoio di intagliatura Foranna, la più fine sul commercio.
Mentire non gli era lontanamente facile e questo lo scocciava. In più si aggiungeva alla noia una consapevolezza che aveva fatto capolino dal momento in cui si era recato a Palazzo per il compleanno di Oe e che si era fatta duramente concreta: troppe cose lo coglievano di sorpresa. Era come se ci fossero delle lacune, delle pagine bruciate nel libro del futuro che nella fretta di sfogliare non aveva notato. Anzi, era come se il libro del futuro si fosse chiuso di scatto e non intendesse riaprirsi, lasciandolo ignorante delle pagine che aveva saltato o che ancora non aveva letto. Non era mai successo.
E non c'erano nemmeno molte persone a cui potesse rivolgersi, per il suo problema. Agli altri cartomanti era escluso: non c'era uomo che vedessero più di cattivo occhio di un cartomante che non mentiva mai ed era sempre nel vero. La sua famiglia gli era sempre stata vicina e aveva fruttato della sua capacità, ma ammetteva con sincero dispiacere che non la comprendevano appieno. Il suo unico confidente a portata di mano restava Anshival, che forse non era un veggente, pratico delle carte o suo parente, ma dai problemi ne cavava sempre una soluzione con attente riflessioni e razionalità.
Gli consigliò di tenere un diario su cui annotare tutte le profezie che appartenevano da tempo al passato e che dovevano ancora realizzarsi.
"Tu paragoni la tua dote allo sfogliare di un grande libro, giusto?" Certo, solitamente si occupava di problemi di amministrazione e decisioni in campo politico o vestiarie, ma per suo nipote poteva fare uno sforzo. D'altronde, fintanto che era un problema, gli si poteva applicare un ragionamento razionale. "Vedi, molto spesso la stesura di un libro non è lineare: la mente conosce l'inizio e la fine, ma la carta ha bisogno di una svolgimento. Forse al tuo autore serve una pausa per annusare un fiore, passeggiare tra le bancarelle e guardare l'alba sorgere. E quando l'ispirazione arriverà alla mente, tornerà a tappare i buchi sulla carta."
Luka decise di fare così, aspettare che una scarica di energia divina lo attraversasse fino a prendere controllo della sua mano e infittire le pagine dei giorni che non conosceva. Non che potesse davvero fare altro a riguardo.
"Ma nel frattempo, caro mio, goditela! Spendi più che puoi in accessori inutili e sbaciucchiati col tuo cavaliere: a fissare una pagina bianca, ti verranno gli occhi storti."
Lo ascoltò. Forse era un'altra convincente bugia, ma era buona a sollevarlo dal suo stato di angoscia. Le pagine del futuro erano bianche e nel frattempo che aspettava si appesantissero di inchiostro, c'era il presente da vivere.
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NDA
Due cose: fa sempre più caldo, amici di wattpad e mi piace la parola inchiostro. E questo era il meteo ma passiamo alla cronaca.
Prima di tutto: c'è mancato un pelo! Ma non fatevi prendere dall'ansia, la pena di morte è stata abolita a Hod'ragen molto tempo addietro i fatti narrati. Ma che altro succede? Il ragazzo prodigio, il bambino che ha portato fortuna ai reali perde colpi, a cosa sarà dovuto? Le vostre teorie sono bene accette nei commenti. E se non vi vengono in mente, una stellina fa sempre piacere.
Au revoir!
-Frankumine
PS: il difetto di Luka è stato ispirato da un film che mi è molto piaciuto! Riuscite a indovinare quale?
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Il Regno Di Hod'ragen
FantasyIl regno di Hod'ragen è stato innalzato sulla carcassa di un drago, ai tempi in cui questi occupavano in massa la pianura che va dalle montagne Serpentine al Mare Gorgogliante. Regine dopo re e re dopo regine hanno mosso i primi passi su quel che r...