Le armature della Compagnia e gli spallacci dei campioni riflettevano la luce di fine mattina.
Davanti allo sportello della carrozza reale fu steso un tappeto di velluto con ricamati agli angoli i simboli della famiglia. Ai lati della regina si precipitarono in massa cavalieri e campioni, tutti volenterosi a porgerle la mano per aiutarla a coprire la vertiginosa differenza di venti centimetri tra il gradino della carrozza e il suolo.
Livyia scacciò tutti loro come mosche agitando le mani.
«Via! Fatemi il piacere! Tengo in piedi un regno e credete non sia capace di tenermi in piedi da sola? Oh! Tenente Falchi. Ho le caviglie a pezzi: siate un cavaliere e porgetemi il braccio.»
Gaio, di mole più grossa e goffa, accettò volentieri il bicipite bronzeo del campione dell'anno precedente, Egar il Grosso, che era effettivamente molto alto e provvisto di enormi muscoli, ma d'animo era più dolce di un poeta innamorato. Quindi quest'ultimo si propose d'aiutare anche la bellissima sua altezza reale, ma la principessa Oe gli mostrò il braccio già preso con quello della dama pettinata di fretta. Di lei gli bastò uno sguardo per pensarla infinitamente graziosa.
«Guardali come si fanno in quattro per il favore di sua maestà. E per noi non si alza nemmeno un dito!» L'unica cosa che mise sottobraccio il consigliere Anshival fu il Buon Libro e non lasciò passare inosservato che fosse un problema. «Ma lo riferirò alle loro maestà, tutt'e due! Così vedremo chi si sbraccia per il favore reale.»
«Caspita! Di cosa avrete da lamentarvi tanto, Illustrissimo?» intervenne il generale Aquila, col sorriso accattivante e la mano tesa ad accontentare i capricci di Bracciodiritto.
«Chiunque tranne voi, generale. Anzi: se date una mano anche a mio nipote, potrei lasciare una buona parola a sua maestà Livyia.»
Aquila scosse la testa. «Con i dovuti rispetti, non penso mi tornerebbe utile. Adesso è tutta presa da mio figlio... Che cosa vi diverte, mastro Dacanti?»
«Un pensiero.»
«Credete che sua maestà riuscirà a far avvicinare i giovani?»
«Aah, se non fosse che Falchi ha testa solo per le armi. Ma se non ne fosse in grado, diciamocelo, non sarebbe sua maestà! Lui imparerà ad amarla prima o poi. Peccato per il titolo, però: lui sarà re e io non rimarrò altro che un vedovo!»
«Suvvia: non siete mica uno straccio di uomo! Se Falchi è lo scapolo, voi sarete il vedovo più ambito del regno. Almeno, finché porterà il titolo.»
Bracciodiritto strizzò l'occhio in segreto in direzione di Luka. Questi si sforzò di sembrare impassibile, ma si rivelò un'impresa durissima.
«E ditemi, voi che non siete né un guerriero, né un vedovo... Perché non eravate tra la marmaglia di pretendenti, ieri alla cena? Non ci sarà un qualche accordo tra la famiglia reale e la vostra?»
«Oh no, no, no: non ve ne preoccupate. Sono preso dalla principessa Oe quanto un avvocato dall'onestà. Ma se questo non basta a sollevare dubbi, vi dico che le mie ragioni sono semplici e sincere... Sono già innamorato.»
«Lo siete? Allora fatemi il nome di questo amore e io vi crederò.»
Le sopracciglia allineate e gli occhi severi come lo stesso rapace del generale Aquila, si allungarono come le dita callose di uno stregone disgraziato e si strinsero attorno al cuore del ragazzo(un altro esempio che ribadisce l'origine dei nervi ben lontana dal cervello).
Poi Aquila cambiò volto come si toglie una maschera.
«Vi prendo in giro! Me lo direte quando sarete pronto. Respirate un po' che state diventando viola.»
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Il Regno Di Hod'ragen
FantasyIl regno di Hod'ragen è stato innalzato sulla carcassa di un drago, ai tempi in cui questi occupavano in massa la pianura che va dalle montagne Serpentine al Mare Gorgogliante. Regine dopo re e re dopo regine hanno mosso i primi passi su quel che r...