Lì E In Quel Momento(2/3)

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Il futuro può essere calcolato, immaginato e addirittura predetto, il presente, invece, è quella fascia temporale in cui tutto accade e in un attimo è già passato. La sua natura sfuggevole rende necessario essere svelto nell'acchiapparlo per goderne appieno.

Luka era così abituato ad avere davanti un futuro già scritto su carta che non aveva mai provato davvero il brivido del presente nel suo stato grezzo. Da quando il suo autore era uscito a girarsi una sigaretta, si ritrovò costretto a vivere degli imprevisti, le promesse e le decisioni prese sul momento come chiunque altro. Ma tra lui e gli altri c'era una grande differenza: lui non ne era pratico.

Si sentiva come quel mendicante mezzo cieco il cui cane era scappato dietro la borsa sudicia di sugo di salsiccia di una signora che aveva appena fatto la spesa. Senza la sua fidata ma ghiotta guida, lui sbatteva contro i pali dell'illuminazione pubblica e incespicava sulle code dei gatti sdraiati al sole. Allo stesso modo Luka si scontrò con la spalla del tenente, entrambi indecisi su chi dovesse prendere per primo posto sulla carrozza.

Sprofondò nell'imbarazzo e attaccò a chiedere scusa in tutti i modi più educati e degni d'onore che gli erano stati insegnati dall'istitutore, ma che mai avrebbe creduto gli sarebbero serviti.

"Mi dispiace" era il massimo verso cui si spingeva un cartomante, le poche volte in cui un cartomante decideva di rivelare una verità scomoda. Ed erano rare le occasioni.

Falchi, invece, portò il pugno alle labbra e la prese a ridere.

«Figurati: lo sbaglio l'ho commesso io.» Gli rivolse una riverenza e gli mostrò il palmo della mano. «Un cavaliere non dovrebbe mai salire su una carrozza senza prima aver messo a disposizione il suo braccio.»

Era bianco, percorso da una lunga cicatrice da indice a polso che tutti i guerrieri della Compagnia ricevevano quando ne entravano ufficialmente a fare parte, poi tanti piccoli tagliuzzi vecchi sui polpastrelli e uno fresco e rosso sul dito medio.

Luka doveva essere rimasto a fissarlo a lungo, perché d'un tratto Falchi lo strappò dal mondo delle nuvole e lo riportò con i piedi per terra: «Dake, il cocchiere comincia a guardarti con antipatia.»

«Come?»

Quindi indicò sopra la sua spalla il cocchiere che accigliato fece un cenno verso la strada. I capelli che ormai crescevano solo ai lati, gli stavano appiccicati sulle tempie.

Luka afferrò in fretta la sua mano e salì a bordo.

Non la lasciò finché non furono entrambi seduti. Nel suo primo giorno nel presente si era fatto prendere da un dettaglio.

«Hai un taglio da carta» notò. Andò molto fiero della sua osservazione che poteva fare lì e in quel momento.

Falchi sospirò. «Sì. Ed è la ferita più fastidiosa che mi sia mai stata inflitta: mi sono rotto due costole in battaglia e ho un braccio di ferro, ma nessuna delle due supera il dolore di questa!»

«Un uomo può morire in guerra, ma il dolore inflitto dalla carta pulsa per tutta la vita! Metteteci sopra un cerotto, guarirà» aggiunse Bracciodiritto con un tono meno solenne. «Come procede la vostra lettura, tenente?»

«Sapete che non sono pratico di libri, Illustrissimo» si scusò d'anticipo Falchi. Scosse la testa. «Con tutta la mia volontà di guerriero, non sono riuscito a procedere che di pochissimi capitoli.»

Ma certo, pensò Luka: Falchi non aveva dormito essendosi sforzato tutta la notte ad assimilare i contenuti del suo libro. Aveva anche lui delle occhiaie grigio-blu che gli pendevano da sotto gli occhi, solo che a differenza sua, Falchi non aveva una cugina che gli tendeva imboscate per nasconderle sotto la terra.

Era uno di quei piccoli dettagli che sfogliando le pagine di un libro passano facilmente in secondo piano. Quando si guarda al futuro, questi riafforavano vagamente alla memoria, si poteva tranquillamente tornare indietro, ma nel presente questo non era possibile: chi vive lì e in quel momento ha un'unica e sola occasione di coglierli al volo e farne tesoro.

Luka si permise di gonfiare il petto orgoglioso. Nella sua nuova condizione, temporanea o permanente che fosse, non aveva pestato troppe code dei gatti sdraiati al sole.

Oltre al taglietto, le occhiaie e la sua fortuna del principiante, si rese conto con un guizzo delle sopracciglia che il lì e in quel momento gli stava offrendo una nuova unica e sola occasione verso cui tendere il braccio il più in fretta possibile, prima che diventasse un passato rimpianto.

«Se hai difficoltà a leggere, posso aiutarti io» disse tutto d'un fiato. Subito dopo cominciò a incespicare come se avesse dovuto riprenderlo. «P-può risultare difficile dal momento che l'autore utilizza un linguaggio ormai andato e che tu non sei... pratico.»

«Non penso Livyia si metterebbe troppi problemi a farvi affiancare da un istitutore...»

«Se Luka si mostra così disponibile nei miei confronti, trovo molto maleducato rifiutare una tanto gentile proposta» gli rispose di getto Falchi. «Vostra maestà» aggiunse.

Bracciodiritto ridacchiò silenzioso mentre sollevava il segnalibro dalle pagine ingiallite. Luka gli gettò un'occhiata offesa ma che non si poteva prendere sul serio con le guance che gli andavano a fuoco: sapeva(lui e chi conoscesse vagamente i contenuti del tomo) che non c'era niente di spassoso tra le righe del Buon Libro. Anche se, in verità, il passo che raccontava della volta in cui il grande e inconcepibile Farouk - che possa di vedervi di buon occhio - aveva ridotto la sua mole a quella di un comune uomo per affrontare faccia a faccia una mucca che gli aveva fatto uno sgarbo, era un aneddoto piuttosto divertente.

«Non riscontrerei alcuna difficoltà: dopo tutto - e mi permetto di farne un vanto - sono stato seguito da uno dei più ricercati maestri» riprese Luka non perdendo di vista i baffi tremolanti dello zio. Si stava vendendo come un pesce su un bancone quando la stagione favoriva i guadagni. «Sono arrivato secondo al concorso triennale di lettura a voce alta per i giovani pesciolini di biblioteca. E a quell'età avevo concluso solo il mio primo libro!»

Di conseguenza Falchi lo comprò come un forestiero ingenuo che credeva alla storia dei cinque uomini caduti in mare.

Anche lui compiva una scelta che era possibile fare lì e in quel momento e in nessun altro. Solo che la sua era un'azione facente parte da tempo della sua vita quotidiana.

«Con te come maestro, sarò il più volenteroso degli studenti. E al concorso di lettura a voce che viene, ti supererò a mani basse e occhi bendati!»

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