Notizie Fresche D'inchiostro(3/4)

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Il generale in carica gli anni in cui questa storia è ambientata della Compagnia degli Ammazzadraghi era molto scontento. In realtà non era scontento, non solo, ma "scontento" era il termine meno volgare che gli venne in mente per descrivere i propri sentimenti in quel momento.

Il carattere era il gene predominante nella linea di sangue dei Rapaci, messo nella dinasta a partire dal leggendario Rapace dei Rapaci. Ma qualcosa, una generazione dopo l'altra, ad ogni sangue rinnovato, era andato terribilmente storto: era nato un uccellino rammollito che dei campi di battaglia ne ammirava il paesaggio e dei nemici imparava lingua e cultura e non i punti deboli. Quell'uccellaccio malato aveva condannato un'intera linea di carattere. Con disgusto, il generale Aquila lo chiamava "papà".

Gli spiriti di uomini virili e memorabili l'avevano preservato dal rammollimento che era un germe maligno in una dinastia valorosa, ma quando nacque Falchi, avevano esaurito le forze.

Più che rammollito, Aquila credeva che suo padre fosse pazzo. E tra un padre pazzo e un figlio fuori di testa, si meravigliava della sua stabilità mentale.

Tuttalpiù credette a lungo di poterlo strapazzare, schiacciare e strizzare fino a fare uscire il gene del carattere che si era andato a rifugiare in una vena piccola e ben nascosta dentro il corpo di Falchi, perché doveva esserci. Era solo un po' timido a causa della mutazione corrotta e maligna che si aggirava dentro un corpo costruito per combattere, ma che si torceva distratto verso un tramonto, uguale e identico ogni sera.

Aquila gettò il settimanale sul tavolo. Neanche tu, vedendo le sopracciglia unite in una freccia che puntava verso il basso e le narici larghe, avresti detto che egli fosse solo "scontento". Troveresti più consoni termini che dalla bocca di un pastore delle montagne escono come dolci note di una canzone d'amore.

«Non mi sembra una principessa.»

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