Il Campione(3/3)

5 1 0
                                    

Assieme varcarono i portoni dell'arena e svoltarono per l'infermeria, fermandosi in mezzo al corridoio. Luka pregò che nessun bambino decidesse di sbucciarsi gomiti e ginocchia proprio in quel momento.

La nuova maschera di Falchi si era persa in tragitto e adesso manifestava un'enorme difficoltà a stare fermo. Fece su e giù per un po' prima di decidersi a dire quel che doveva.

Sospirò e tirò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio come faceva quando era nervoso.

«Dake.» disse.

Oh bene, pensarono le ginocchia di Luka, almeno quello era tornato.

Continuò: «Non è... sfuggito al regno che tra me e te si è creato un certo affetto da quando ci siamo incontrati ufficialmente. Tutti i sudditi istruiti di Hod'ragen hanno il letto settimanale stamattina. E tra questi, il generale Aquila...» Si fermò ad elaborare mentalmente il seguito del suo discorso che a te può apparire improvvisato, ma si era tirato fuori talmente tante versioni dello stesso che si sovrapponevano l'una all'altra. Bagnò le labbra. «Mio padre sostiene che la mia sia solo un'infatuazione, ma io non la penso allo stesso modo.» Scrollò le spalle e mostrò a Luka un sorriso che ad ogni angolo era preceduto da due cerchi rossi tipici delle bambole.

Luka gonfiò il petto. Forse uno dei bastoncini si era spezzato a furia di stringere.

«Anzi, sono assolutamente certo della mia opinione: ho ammirato altre persone, donne, uomini, ma i sentimenti che provo nei tuoi confronti sono tutt'altra cosa...» A quel punto, sentendo quelle parole uscire dalla propria bocca, si bloccò di nuovo e tornò a torturarsi quel ciuffetto nero.

Ecco, i sentimenti. Quei sentimenti uscivano alla luce del sole, per la prima volta chiamati per nome(forse non proprio alla luce del sole, dal momento che stavano al coperto, ma comunque).

Luka gli toccò la spalla dopo aver passato del tempo a decidere in quale mano tenere la busta. Il suo braccio era teso come la corda di un mandolino e duro quanto sarebbe stato quello di ferro: l'ansia di Falchi era così palpabile.

«Ti amo anch'io, signor tenente. E da molto tempo, ti confesso.»

Falchi trovò la maturità di non cominciare a saltellare eccitato come un bambino, in quel momento. Magari l'avrebbe fatto più tardi.

Poggiò la mano sulla sua.

«Ebbene sposiamoci! Anzi, perdonami, facciamo le cose per bene: io monterò su Lavanda e andrò a chiedere la tua mano ai miei genitori e tu chiederai la mia a mio padre. E se non accetterà, che...»

«Signori: là fuori la premiazione sta per cominciare, se volete avviarvi» annunciò una guardia, di quelle che stavano in città vestite di blu e rosso, con un elmo buffissimo sulla testa.

«Vi ringraziamo» fece Luka. Ti confesso pure molto convinto: se la guardia non gli avesse interrotti, era sicuro che a una certa il cuore gli sarebbe letteralmente uscito dal petto da quanto batteva.

Aspettò che si girasse e lasciò un bacio silenzioso sulla guancia di Falchi che era rovente.

Decisero che dei dettagli avrebbero discusso in un altro momento. Quindi si presero sotto braccio e andarono a sedere.

«Io avevo solo chiesto della liquirizia, Luka» commentò Bracciodiritto.

«Eccovela, infatti. Questo è per me» ribatté dando una pacca al braccio di Falchi.

«Signor tenente,» chiamò sua maestà dall'alto, «è un piacere potervi vedere così da fare gli auguri a voi e al suo futuro sposo! Anche se, ovviamente, non ce n'è il bisogno.»

Il Regno Di Hod'ragenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora