CAPITOLO XXVII: ATTESA

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ALICE

Sono oramai alla fine del terzo mese di gravidanza e Claudio mi sta togliendo il respiro. Non è che non mi piaccia il fatto che sia premuroso, ma è troppo apprensivo, non vorrebbe che andassi in Istituto, non vorrebbe che andassi ai sopralluoghi, insomma per lui dovrei fare la monaca di clausura.

"Alice, non è che oggi vorresti restare a casa! – cerca di persuadermi mentre io mi sono già alzata e sto preparando la colazione – Non c'è molto da fare e potresti restare qui!".

"Intanto mi pare che ci sia un'autopsia alla quale vorrei assistere! – mi risento – E poi mi spieghi per quale motivo dovrei restare a casa?".

"Così ti riposi!" esclama serafico.

"Non sono stanca! – mi avvicino a lui e gli lascio un bacio fugace sulle labbra – E poi lo vuoi capire che essere incinta non è una malattia?".

"Lo so, lo so! – si ripete come in un mantra – Lo so, aspettare un bambino non è una malattia!".

"Ecco, così, bravo! – lo canzono – Ripetilo più spesso, così non lo dimentichi!".

"E' che...! – ammette – Ho paura!".

"Paura di cosa, Claudio?" gli accarezzo dolcemente una guancia.

"Ho paura che possa succedere qualcosa a te o al nostro bambino!" sospira.

"Non ci succederà nulla! – cerco di tranquillizzarlo – Adesso, vieni qui! Mangia e poi andiamo al lavoro!"

"Devi proprio?" ci riprova.

"Sì!" rispondo con aria truce.

La mattina trascorre tranquilla, a parte le nausee che ogni tanto mi prendono e devo correre in bagno. Ecco, proprio in una di quelle volte in cui sto facendo la maratona per raggiungere la toilette, vado a sbattere contro un Claudio furioso che sta insultando l'ultima arrivata delle specializzande. Appena mi vede trasporta la sua attenzione dalla malcapitata a me e per quanto grande fosse la foga con cui inseguiva la ragazzetta è cento volte tanto quella con cui cerca di raggiungere me.

"Te l'avevo detto che era meglio rimanere a casa! – mi redarguisce mentre sono china sulla tazza e mi sta venendo fuori pure l'anima – Ma non mi dai mai retta!".

"Questo cosetto mi uscirà dalla bocca! – biascico tra un conato e l'altro – E poi le nausee sono una cosa normale nel mio stato, mica una malattia!".

E' alle mie spalle che ride e, quando mi volto come una furia e lo fulmino con lo sguardo perché si sta prendendo gioco dei miei malesseri, mi prende il viso tra le mani e mi toglie i capelli tutti sudati dalla fronte.

"Sembri l'attrice di uno di quegli spettacoli tragicomici! – mi stringe a sé – Prima sembra che sei ad un passo dalla tomba e poi te ne esci con certe frasi che farebbero sorridere i morti che vivisezioniamo!".

"Cretino!" lo insulto e scoppio a ridere.

CLAUDIO

E' giunto il giorno in cui sapremo il sesso dell'esserino che sta crescendo dentro Alice, quel puntino sta assumendo le forme di un corpicino e oggi sapremo se è un maschietto o una femminuccia. Veramente a me sarebbe piaciuta la sorpresa ma, curiosa com'è Alice, non se ne parla nemmeno. Stiamo aspettando che ci chiamino, schiocco le dita, lo faccio sempre quando sono nervoso, mi alzo e cammino avanti e indietro, mi risiedo, guardo l'orologio, oddio sono passati solo dieci minuti da quando siamo qui, va bene che siamo venuti con largo anticipo ma il tempo sembra essersi fermato. Mi chiedo se starà bene il mio piccolino e sono preoccupato anche per questa testona che mi sta vicino, non capisce che non si deve stressare, che farebbe bene a starsene a casa qualche volta, o almeno ad arrivare un po' più tardi e a staccare prima.

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