CAPITOLO XLV: RICHIESTE

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CLAUDIO

Sono appena le sei e già sono sveglio. Provo ad alzarmi e mi rendo conto che Samuele mi si è attaccato come una cozza allo scoglio. Già questa notte, appena tentavo di spostarlo perché stesse più comodo, si avvinghiava di nuovo a me e mi implorava.

"Papà, papà mio! – si lamentava – Non te ne andare!".

"Tranquillo! – gli ho sussurrato più volte stringendolo a me – Sto sempre con te!". Allora gli si stampava un sorriso in volto e tornava a dormire rassicurato.

"Vedo che la tua notte non è stata migliore della mia! – cerco di sdrammatizzare appena raggiungo la cucina e trovo Alice seduta al tavolo con la testa china che si massaggia il collo – Come è andata?".

"Lascia stare! – si cruccia – Sono stata proprio una stupida! La solita impulsiva ed ora anche tu ne paghi le conseguenze!".

"Alice! – mi avvicino sfiorandole una guancia – Non ci pensiamo a questo! Vedrai, troveremo il modo per aggiustare le cose!".

"Come vorrei che fosse vero, Claudio! – mormora più a se stessa che a me – Stanotte Amalia ha avuto quasi una crisi isterica, se l'è presa con me per le bugie che ho raccontato, mi ha detto che non mi perdonerà mai e poi...!".

Sta per dirmi qualche altra cosa ma le lacrime che le rigano le guance le impediscono di proseguire. Prendo fra le mani il suo viso affranto e la accarezzo con delicatezza.

"Tranquilla, amore mio, risolveremo tutto! – le prometto – Cos'altro volevi dirmi?".

"Claudio...! – bisbiglia – Ho paura!".

La stringo a me e le lascio piccole carezze fra i capelli e glieli bacio più e più volte. Il suo respiro si fa regolare e pare essersi calmata.

Mentre viviamo questo momento di estrema tenerezza, entra di corsa Samuele e inizia a battere le mani e a saltare.

"Che bello! Che bello! – esulta – Mamma e papà stanno abbracciati! Mamma e papà si vogliono bene!".

Poi mi getta le braccia al collo e continua:

"Papà, papà mio! Che bello!".

Lo tengo stretto più che posso e quando tento di metterlo a terra si avvinghia più forte a me e non ne vuole sapere di sganciarsi. Alice mi fa cenno di sedermi sul divano e va a preparare la colazione. Quando finalmente riesco a sedermi, lui si stacca un po' ma non scende dalle mie ginocchia, mi accarezza la barba ancora incolta e mi scompiglia i capelli.

"Papà, come sei bello senza il vestito da dottore!" mi dice nella sua innocenza ed io capisco che, come Alice, mi preferisce in versione casalinga. Mentre siamo stesi e gli sto facendo praticamente da materasso, entra Amalia, inviperita come una iena, ci guarda snobbandoci e poi si fionda a razzo verso la madre.

"Non potevi fare un figlio più cretino! – indica il fratello – Non ha capito che quello la prima volta che litigate ci lascia soli, se ne va!.

"Amalia non dire scemenze! – la rimprovera Alice – Tu non lo sai quello che è successo allora!".

"Ehi, ascoltami! – sono molto più tenero di mia moglie – Anzi, ascoltate tutti e due! Amalia, io non so cosa ti abbia detto la mamma stanotte ma sì, è vero, io l'ho lasciata sola e sono scappato via, sono fuggito dalle mie responsabilità, non mi sono curato del fatto che mamma era incinta, ma non potete capire il dolore che avevo dentro! Non voglio giustificarmi, non esiste scusante per quello che ho fatto, ma la morte del vostro fratellino mi aveva fatto diventare come una statua di ghiaccio e mi ha distrutto!".

"Non solo è cretino mio fratello! – si volta e si dirige verso la sua stanza – Ma anche la mamma che ancora ti crede!".

Alice le corre dietro e capisco che sta perdendo la pazienza, allora la prendo per un braccio prima che faccia o dica qualche sproposito.

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