CAPITOLO XXXI: RIENTRO

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ALICE

Sono seduta sul divano e penso, come è mio solito fare quando chiudo una parentesi della mia vita. Domani abbiamo il volo che ci riporterà definitivamente in Italia, Claudio è in Istituto, ha portato Mattia al nido e sta sbrigando le ultime incombenze, fra poco andrò anch'io in Istituto e metteremo insieme la firma che concluderà questa parentesi della nostra vita. E' stato un anno impegnativo, ricco di sorprese e soddisfazioni, nostro figlio ha fatto enormi passi avanti, non aveva neanche un anno quando ha cominciato a camminare, meglio dire a barcollare per casa e, quando ad appena quattordici mesi, ha iniziato a fare discorsi nella sua incomprensibile lingua, abbiamo pianto lacrime di gioia e di tenerezza. E' uno spettacolo dolcissimo quando Claudio a sera rientra e lui gli corre incontro, gli salta al collo e comincia a parlare, si fa per dire, quel misto di inglese e di italiano, il padre gli risponde ora in una lingua ora nell'altra e io mi beo ad osservare le reazioni di entrambi e poi, come dice mio marito, apro i rubinetti, ma loro non si arrendono, mi buttano sul letto e lì inizia la lotta del solletico; allora rido come una pazza e loro con me.

Mentre la mia mente si abbandona a queste riflessioni, sento il trillo del telefono, è un messaggio di Claudio:

"CHE FINE HAI FATTO, SACROFANO? IL CAPO CI ASPETTA PER LA RATIFICA CHE SEGNA IL TERMINE DELLA NOSTRA COLLABORAZIONE CON L'UNIVERSITA' AMERICANA E POI ABBIAMO LA VIDEO CHIAMATA CON MALCOMESS PER LA FIRMA VIRTUALE DEL NUOVO CONTRATTO IN ISTITUTO A ROMA! GUARDA CHE LA PROSSIMA SETTIMANA SI INIZIA A LAVORARE. CHE FAI, BATTI LA FIACCA?"

Delicato come sempre il mio CC! E' meglio che vada a prepararmi, anche perché se mio marito e il capo si aggregano contro di me è la fine per la sottoscritta. Faccio una doccia veloce, indosso un paio di jeans e una maglietta a righe rosse e bianche, un filo di matita nera, un velo di lucidalabbra e sono pronta. Appena in strada, mi accorgo che sta piovendo, sono ormai dieci giorni che andiamo avanti con questo tempo, abbiamo avuto una tregua nella prima settimana del mese e il tempo ora non migliora affatto rispetto a maggio. Sono costretta a risalire per prendere impermeabile ed ombrello e perdo così altri preziosi minuti. Ieri sera avevo dimenticato le chiavi del garage e, per non chiamare Claudio che avrebbe detto per l'ennesima volta che sono sbadata e giù di lì, ho lasciato l'auto in strada. Ora mi tocca attraversare per raggiungerla e sono costretta ad aprire l'ombrello ma, siccome è piccolissimo, mi riduco lo stesso ad un pesce appena uscito dall'acqua e in questo modo mi accingo a raggiungere il mio ufficio. Una volta dentro, entro nel bagno adiacente, cerco phon e piastra per dare una parvenza di piega alla massa informe di capelli che mi si appiccicano sul viso. Mentre sono al culmine della mia impresa, entra Claudio come una furia e, invece di rimproverarmi, come è suo solito, per il ritardo e per tutto il resto, scoppia a ridere.

"Cosa c'è di tanto buffo?" mi irrito.

"Nooo! – esclama sorridendo col ghigno malefico – Mi sembra di essere tornato a Roma, ai primi tempi, a quando hai distrutto Mortimer, a quando non trovavi la mie chiavi il giorno che ti ho mandato a recuperare la cartellina nel mio studio, a quando ti sei persa il cadavere! Nooo, non è possibile! La macchina del tempo ci ha riportati indietro!".

"Smettila, Claudio! – mi adiro – Non sei per niente simpatico! Se proprio vuoi saperlo, è questo il motivo per cui ieri sera non ti ho detto perché avevo lasciato in strada la macchina invece di metterla nel garage, sapevo che mi avresti dato della distratta, anche se può capitare a tutti di dimenticare le chiavi!".

"A me no!" ride.

"Claudio, finiscila! – gli urlo – E fammi finire con questi capelli altrimenti in che condizioni mi presento al capo e a Malcomess?".

Lui si avvicina, mi toglie l'asciugacapelli dalla mani, si avvicina al mio orecchio lasciandovi piccoli baci e sussurrando:

"Sei bellissima, li spiazzerai entrambi!".

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