CAPITOLO XXII: LE PAURE DI CLAUDIO

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ALICE

Sono passati due mesi dal giorno che sono rientrata in Istituto, l'estate è alle porte, le giornate sono lunghe e calde, come piacciono a me, si avvicinano gli esami di fine anno, io sono agitatissima perché fra qualche settimana saremo pronti per affrontarli, dopo ci rilasseremo e, a settembre, inizieremo il terzo anno di specializzazione. Mi sembra ieri la prima volta che ho messo piede qui dentro, ricordo il ghigno di Claudio quando ho bussato alla sua porta per dirgli che volevo fare domanda di internato e tutte le volte che ha cercato di dissuadermi dall' andare avanti, una volta mi ha paragonato ad un pesciolino rosso e io mi sono sentita un verme, ferita e oltraggiata nel mio orgoglio. E tutte le volte che mi ha lasciato a piedi, dopo un sopralluogo? Però Claudio è anche stato dolce e premuroso come nessuno ha mai saputo fare, non scorderò mai quando ero in biblioteca a cercare di portare a termine una ricerca e lui si è preoccupato perché non avevo mangiato e mi ha portato "dolce" e "salato" dalla macchinetta. Quanti ricordi! Ora un altro anno è passato, un anno terribile, un anno in cui ho vissuto un'esperienza drammatica, un'esperienza che ha aperto un buco nel profondo della mia anima, un buco che Claudio sta riempendo con il suo amore incommensurabile, con la sua pazienza infinita, con la sua dolcezza disarmante.

"A cosa pensi, bellissima?" Claudio mi cinge le spalle in un tenero abbraccio.

"Siamo a giugno!" gli dico.

"E allora?" domanda.

"Pensavo a quanto tempo è passato dal giorno che ho presentato domanda di internato!" gli rispondo.

"Mamma mia! – mi prende in giro – Quanto eri imbranata!".

"Claudiooo! – mi giro e gli do un pugno sul petto – Str...!".

"Zitta! – mi mette un dito sulle labbra – Non si dicono le parolacce! Te l'ho detto mille volte!".

"E soprattutto non si addicono ad una signora!" gli faccio il verso.

"Andiamo! – ride – Signora Conforti che non dice la parolacce, ti porto a pranzo fuori!".

"Ma... Claudio...!" protesto.

"Niente ma!" ribatte.

"Claudio, devo lavorare! – mi preoccupo – Devo studiare! Se solo penso che nella commissione ci sarai anche tu mi vengono i brividi! Io non capisco per quale motivo il Supremo si è messo in testa che anche tu debba esaminarmi!".

"Basta Alice con questa storia! – mi spiega con pazienza – Ti ho detto che ti tratterò come tutti gli altri, né meglio né peggio! E devi stare tranquilla perché sei diventata una studentessa modello. Lo ha detto anche la Wally".

"Come la Wally?" mi meraviglio.

"Conforti, la dottoressa Allevi è diventata una persona diversa da quando sta con lei! E' studiosa, interessata, solerte nelle consegne!..." la imita a perfezione.

"Ma... stai scherzando?" mi stupisco.

"Affatto!" conferma.

Non ci posso credere, ecco perché non infierisce più come prima, non mi affida più quelle ricerche assurde e, nonostante mi assegni compiti difficili, sono argomenti interessanti.

CLAUDIO

Sono nel mio studio, dopo aver pranzato con Alice, sto tentando di organizzare la lezione che domani avrò con gli studenti del primo anno, ma niente, non riesco a concentrarmi. Prima lei mi ha detto che stava ripensando a quando ha presentato domanda di internato e ora non riesco a togliermi dalla mente quel giorno. Mamma mia era davvero imbranata i primi tempi, una catastrofe vivente! Ripenso a quando, un po' per colpa mia che sono entrato all'improvviso e l'ho fatta trasalire, ha fatto cadere Mortimer e a quando, non so perché, l'ho riparato alla perfezione con l'attak e Paul non si è accorto di nulla! E quando si è persa la salma perché era al telefono con quel reporter da strapazzo? Credo di averla trattata in quel modo perché ero accecato dalla gelosia. Infatti, adesso posso dire con certezza che già da allora ero innamorato perso, solo che non volevo ammetterlo. Troppe sofferenze per credere nell'amore vero! Ero diventato razionale, realista, cinico, mi divertivo parecchio con le donne, ma niente di più! E poi è arrivata lei portando nella mia vita una ventata di freschezza, portando la luce nelle mie giornate cupe! Povera Alice, quante ne ha passate! Non riuscirò mai a perdonarmi quel maledetto giorno in cui non mi sono aperto e non le ho raccontato tutto, lasciandola in balia di quell'animale! L'ha distrutta... e non solo fisicamente...l'ha violentata nell'anima! Eppure lei è stata capace di risorgere, è sempre sorridente, si fa carico dei problemi degli altri, si immischia in fatti che non la riguardano e continua a giocare alla piccola detective, nonostante io gli ripeta mille volte che non deve, che è pericoloso, è tornata ad essere testarda, caparbia, puntigliosa... ma a me piace così. La mia Alice!

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