CAPITOLO XXXVI: COMPROMESSI

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ALICE

Ho parlato con Silvia e abbiamo fatto ulteriori ricerche, ci sono diverse persone, che lui ha trattato male e non lo vedono di buon occhio, pronte a testimoniare che spesso era ubriaco, che più di qualche volta ha sbagliato ad incidere e che ha abusato dei suoi poteri. Hanno tutti firmato le loro dichiarazioni e sono pronti a vendicarsi. Sono certa che non sarei mai capace di usare queste cose contro di lui, se solo trapelassero sarebbe rovinato per sempre e potrebbe dire addio alla carriera, ma l'ho spaventato un po' in modo che impari a stare al suo posto. Silvia ha preparato un documento in cui c'è scritto che lui s'impegna a sottostare a me, che mi lascia il pieno potere decisionale su tutto e che farà in modo che tutti credano che, essendo stato fuori per troppo tempo, la sua carica è decaduta ed ora spetta a me. Sulla carta resta il direttore e con lo stipendio che il suo titolo gli attribuisce, ma questo è un accordo fra noi due e nessuno deve saperlo. Non me ne importa nulla dei soldi, l'importante è che mi lasci portare avanti il mio lavoro.

Sento bussare alla porta, è Silvia puntuale come un orologio svizzero.

"Allora! – inizia – E' pronto a firmare il tuo CC?".

"Intanto non è mio! – le rispondo infastidita – E poi non chiamarlo in quel modo, mi irrita!".

"Mamma mia, come siamo acide! – commenta la mia amica – Hai dimenticato il cornetto alla nutella, stamattina?":

"Silvia, per favore! – la supplico – Non ho voglia di scherzare!".

"Va bene, ho capito! –replica – Non è aria! Chiama CC, ops scusa Claudio!".

"Meglio!" le sorrido e alzo l'interfono che mette in comunicazione le nostre stanze per chiamarlo.

Entra e mi fissa con quegli occhi azzurri e profondi che sembrano di cristallo, non lascia, come al solito, trasparire alcuna emozione.

"Allora Conforti! – incomincia Silvia – Come è stato il rientro in Istituto?".

"Vogliamo andare al sodo! – la rimbecco – Non abbiamo tempo da perdere!".

"E dai, Alice, rilassati! – ribatte la mia quasi sorella – Due chiacchiere fatte in amicizia non intaccheranno il tuo integerrimo operato!".

Claudio non parla, mi guarda rassegnato.

"Tutto bene, grazie Silvia!" poco dopo proferisce parola ma il suo imbarazzo è ben visibile.

Silvia cede e incomincia a spiegare a Claudio i termini dell'accordo. Lui ascolta in silenzio, non batte ciglio quando la mia amica gli legge le condizioni e alla fine, con voce flebile e con aria triste, esclama:

"Mi odi così tanto, Alice?".

Non gli rispondo, ma poco dopo mi balena un'idea per la testa.

"E sia chiara una cosa! – preciso – Sui miei figli non hai alcun diritto!".

"Alice!" – mi riprende Silvia – Si chiamano Allevi! Che diritti può rivendicare!".

"Tu non conosci Claudio! – cerco di farle capire – E' stato capace di abbandonarmi con un figlio morto da poco e un altro in arrivo, figurati se non sarebbe capace di far fare un test del DNA ad Amalia e Samuele!".

"Che devo fare?" chiede lei.

"Metti per iscritto anche il fatto che rinuncerà a far valere la sua paternità!" concludo!".

CLAUDIO

Ho appena firmato quel documento che mi ha sottoposto Alice. E' stata fredda e distaccata, non è rimasto nulla della mia Alice, quella ragazza dolce, svagata, pasticciona che tante volte ho dovuto coprire con Valeria perché non la rimproverasse. Ora è una donna in carriera, determinata ed estremamente professionale. In questi giorni, ho avuto modo di verificare che è stato grazie a lei se l'Istituto è arrivato a certi livelli, se è aumentato il numero degli iscritti, nei seminari che tiene nella facoltà di medicina riesce a incutere negli studenti l'amore e la passione per questo tipo di specializzazione, ho visto che i suoi articoli sono stati pubblicati sulle migliori riviste di medicina legale, le sue autopsie sono precise e minuziose di particolari e gli studenti la amano perché sa dosare l'autorità che la sua carica le conferisce con la dolcezza e la comprensione per chi all'inizio è un po' maldestro. Poi ha un rapporto particolare con Anceschi che la considera come una figlia e permette a quelle due pesti di entrare in laboratorio e spiega loro la funzione di provette e sostanze. Mi fanno davvero sorridere quei due bambini, quando li vedo vorrei abbracciarli e spiegare loro che se me ne sono andato è stato perché ero accecato dal dolore. Ma c'è quel documento che ho firmato che mi impedisce di farlo e che mi fa credere che io abbia ferito Alice fino al punto che ora mi odia così tanto.

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