CAPITOLO II: SORPRESAAA!

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CLAUDIO

Sarà mezz'ora che sono seduto sul bordo del letto e la guardo dormire. Mamma mia, quanto è bella! Ha una pelle così delicata e candida che ho quasi paura a sfiorarla. Quando la vedo indifesa, mentre dorme, vorrei proteggerla da tutto e da tutti. I suoi lineamenti graziosi mi infondono sempre una moto di tenerezza e in questi momenti vorrei portarla su una nuvola rosa e lasciarla lì, in mezzo al cielo, dove nessuno può raggiungerla, neanche questo mio amore malsano e disperato.

"Ma cosa vai pensando, Claudio? Sei diventato scemo? - mi dico tornando alla realtà - Adesso ti sei messo anche a sognare? I sogni si fanno di notte, di giorno bisogna essere produttivi ed efficienti".

Ecco, appunto, dovrei incominciare a svegliarla e dobbiamo uscire subito da qui se non voglio togliere nemmeno un istante alla sorpresa che le ho preparato. La lascio poltrire nel suo mondo un altro po 'e continuo a guardarla. Non riesco a staccarmi da lei, sono come ipnotizzato. Mi sento strano stamattina, sarà perché questa notte ho dormito malissimo, mi sono girato e rigirato nel letto, senza riuscire a prendere sonno, poi all'alba mi sono alzato, sono uscito per la solita corsa mattutina sperando di scaricare la tensione nervosa, ho fatto una doccia ristoratrice, ma niente ancora mi sento come se mi avessero riempito di botte e lasciato a terra. Va beh, vado in cucina ed inizio a preparare la sua colazione smielata, le fette biscottate piene di nutella al limite del disgusto, cereali al cioccolato fondente, lo yogurt bianco magro tanto per smaltire tutto quel cioccolato ... e ... mi viene da ridere al pensiero di quello che mangia al mattino e provo quasi rabbia per il suo metabolismo pensando che ha una linea invidiabile. Vado in camera da letto per svegliarla e, all'improvviso, comincia a tornarmi in mente qualcosa poi, poco a poco, il ricordo si fa più nitido. "Claudio ... Claudio ... dove sei?" ha urlato nel sonno. "Buona, Alice. Sono qui - le ho sussurrato - stai tranquilla, sono vicino a te" e ho iniziato ad accarezzarle i capelli, lei ha il sorriso e ha continuato a dormire. Ho pensato che avesse fatto un brutto sogno e anch'io mi sono rimesso a dormire. Dopo un po ', però, di nuovo un lamento "Claudio ... Claudio ... devo .... dobbiamo ..." e poi un urlo "Claudiooo! ..." e ha fato uno scatto, ritrovandosi seduta al centro del letto, tremante come una foglia e tutta sudata. L'ho stretta a me e ho ripetuto sottovoce un numero infinito di volte "Alice, sono qui, non avere paura. Tranquilla amore", intanto le accarezzavo i capelli e le guance che si sono riempite di lacrime che ho asciugato con un numero smisurato di dolcissimi baci. Man mano il suo respiro affannoso si è fatto regolare ed è tornata a riposare tranquilla con la testa appoggiata al mio petto e la sua mano stretta alla mia, come se avesse avuto paura che potessi scappare.

ALICE

Sento una mano leggera sfiorarmi la guancia ed un'altra accarezzarmi i capelli. Apro gli occhi, ma automaticamente si richiudono.

"Claudio ma ... che ... ore sono?" chiedo con la voce ancora impastata di sonno.

"Sono le nove - mi dice - ed è ora di alzarsi".

"Ma che giorno è? - gli chiedo stupita - mi pare di ricordare che oggi è sabato; oppure mi sbaglio? Oddio, è lunedì e bisogna andare al lavoro. Tu perché non sei ancora uscito? ... "un fiume di parole e di pensieri mi pervade e un'ansia tremenda si impossessa di me.

"Rilassati, Alice - mi rassicura - è sabato e sono le nove".

"Allora, di grazia, mi spiegheresti perché vuoi che  mi alzi all'alba di sabato mattina? - gli chiedo ironica - Ah, ho capito... sei reperibile e ti hanno chiamato per un sopralluogo... ".

"Nessun sopralluogo - risponde divertito - ma devi alzarti".

"E non hai pietà di una povera specializzanda che per un'intera settimana è stata schiavizzata da un certo dottor Claudio Conforti, che l'ha costretta a lavorare sodo, anche oltre l'orario consentito? Non pensi che questa ragazza avrebbe bisogno di essere riempita di baci, di cure e di coccole per aver lavorato duramente e sotto le continue minacce della Wally? "

"Sì, sì, fosse per come t'ammazzi di lavoro dovrei fustigarti" ride sonoramente.

Faccio l'offesa e mi giro dall'altra parte, non mi volto nemmeno quando con l'indice comincia a sfiorare la mia colonna vertebrale e provo un brivido paradisiaco.

"Dai, alzati - mi intima - ti ho preparato la colazione". Lo vedo che scatta in piedi dal bordo del letto nella sua tenuta sportiva e mi sembra bellissimo.

Mi alzo pigramente e vado in cucina, divoro quasi tutto quello che mi ha preparato, mentre lo sento urlare:

"Metti qualcosa di comodo".

"Perché? Un altro sopralluogo in mezzo al deserto? " rispondo con tono pungente.

"Porta anche un cambio e qualcosa di elegante - continua - staremo fuori due giorni".

"E dove andiamo?" chiedo curiosa come una scimmia.

"Sorpresaaa!" esclama contento come un bambino, facendo capolino da dietro la porta.

Corro in bagno, faccio una doccia veloce, asciugo i capelli e li lego in una coda perché stamattina sono più ribelli del solito, un velo di trucco e corro in camera a scegliere qualcosa da indossare. Metto quel paio di jeans scoloriti a cui sono particolarmente affezionata perché mi ricordano il giorno in cui ho messo piede per la prima volta in Istituto, una felpa e il piumino Moncler che ho acquistato l'altro giorno e che ha alleggerito il mio già esiguo portafogli .

"Alice, sei pronta? - urla e sento che sta per perdere la pazienza - Metti le tue cose nel mio borsone, così evitiamo di portarne due". Prendo quel tubino nero che mi esalta le forme e un paio di scarpe coloratissime con i tacchi da urlo. Esco dalla stanza da letto e lo trovo in piedi al centro del salone, anche lui indossa jeans e felpa e tiene in mano un bomber nero. Nella versione casual e rilassato è molto più bello di quando indossa quei completi completi scuri ed è rigido e tenebroso. Gli scompiglio i capelli, rigorosamente senza gel, e gli stampo un bacio sulla guancia alzandomi in punta di piedi.

"Dai, andiamo" dice prendendomi per mano e trascinandomi fuori dall'appartamento, dopo aver controllato le chiavi di casa e quelle della macchina.

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