CAPITOLO XLI: RICORDI

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ALICE

Sono oramai due mesi che mi sottopongo a sedute di ipnosi per far riaffiorare gli anni che ho rimosso dalla mente, ma ancora quel vuoto non è stato colmato. Durante la terapia psicologica, in cui mi segue sempre la dottoressa Decapri, mi è stato detto che Claudio ed io siamo sposati ma adesso è come se fossimo separati perché lui se ne è andato in America circa sette anni fa, quando abbiamo perso un figlio di tre anni per un tumore al cervello, io subito dopo sono rimasta incinta ed è stato questo il momento in cui lui è fuggito. Dal nostro ultimo rapporto sono nati due gemelli, un maschio e una femmina. Quando Claudio è tornato è successo qualcosa che io non ho voluto rivelare a nessuno, perciò la dottoressa è del parere che è meglio che io lo scopra attraverso l'ipnosi o che me lo dica Claudio, sta a me scegliere. Non riesco a provare dolore per la morte di Mattia perché non ricordo quegli avvenimenti e, a dire il vero, ho ricordi sfuocati di questo bambino. Questa è la cosa che più mi sconvolge, insieme al fatto che non mi spiego come possa adesso amare quelli che dicono siano i miei figli. La dottoressa e Leo mi hanno raccontato di quanto io sia legata a loro e di come siano stati i gemelli a darmi la forza di risorgere dalle mie macerie, di rimboccarmi le maniche, di progredire anche nel lavoro fino ad arrivare ad essere il direttore dell'Istituto.

Non riesco nemmeno a credere che io non ami più Claudio, che non sia per me come l'aria che respiro, che non mi manchino i suoi baci e le sue carezze.

Sono tornata in Istituto, sul lavoro sono efficiente e con Claudio si è ristabilita la complicità di sempre. Lui è molto premuroso, la sera, quando stacchiamo, mi accompagna a casa, qualche volta sale e beviamo qualcosa insieme, a volte resta a cena, mi aiuta a sistemare e poi se ne va. Mi ha detto che preferisce essere onesto, non vuole riavermi con l'inganno approfittando di me in un momento in cui sono così fragile.

"Basterebbe un nulla, Alice! – mi ha sussurrato una di quelle sere – Se io adesso ti stringessi a me, come desidero fare da quando ti ho rivista, tu cederesti perché i tuoi ricordi sono fermi a quando eravamo felici e innamorati! Ma ti prenderei in giro, ti farei male più di quanto non te ne abbia già fatto e poi tu mi odieresti!".

"Non può essere! – mi sono sfogata quella sera in un momento di sconforto – Non può essere che sia successo tutto quello che mi dite! Non può essere che io non ti ami e tu non ami me!".

"Io ti amo come il primo giorno! – mi ha risposto con la voce rotta dal pianto – Ma voglio averti quando avrai ricordato come ti ho ferito! Voglio che tu riviva il male che ti ho fatto! Poi sarai tu a scegliere se darmi un'altra possibilità o mandarmi al diavolo per sempre!".

CLAUDIO

Vedo Alice avvilita, sempre più spesso la sorprendo pensierosa e stanca, sono convinto che la notte dorma poco e che non mangi come dovrebbe. Questa mattina, quando sono passato davanti alla sua stanza, c'era la porta per metà aperta, lei era china sulla scrivania e si massaggiava le tempie, mi ha fatto una tenerezza enorme, mi si è stretto il cuore, ho fatto uno sforzo immane per non entrare e prenderla tra le mie braccia per difenderla da avvenimenti che la stanno distruggendo, come se non bastasse quello che le è successo fino a quel dannato giorno in cui ha voluto fare l'autopsia di quel bambino morto come Mattia.

Quando l'ho vista, stamattina, mi è balenata un'idea per la mente ed ora sono qui a cercare di convincermi che non c'è nulla di male nell'invitarla questa sera a cena, portarla in un bel locale, farle passare un paio d'ore spensierate. Diverse volte mi sono alzato da questa sedia per andare nella sua stanza e farle questa proposta, ma poi ho fatto dietro front perché ho paura di confonderla più di quanto già non lo sia.

Mentre mi sto tormentando, sento una voce alle mie spalle.

"Claudio! – è Alice che mi richiama all'ordine – Ma ti sei incantato?". Infatti sono incollato alla finestra e guardo scorrere la vita in questa Roma assolata di inizio giugno.

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