CAPITOLO XVI: L'APPARENZA INGANNA

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ALICE

Le feste sono terminate e siamo tornati alla vita di sempre, solita routine in Istituto, i compiti sempre più intricati che mi assegna la Wally, io che, rispetto a una volta, glieli consegno secondo la scadenza da lei stabilita e a volte con netto anticipo, perfetti, meticolosi, ricchi di particolari e lei che ogni volta è sempre più verde dalla rabbia. Non capisco perché questa donna ce l'abbia tanto con me, prima aveva quasi ragione perché non ero molto solerte nel darle i lavori che mi assegnava, ora però sono sempre precisa e porto a termine gli incarichi nei tempi prefissati, non riesco a capire allora perché continui a odiarmi in questo modo. Proprio in questo momento ho pronta una relazione dettagliata sull'ultima esercitazione che mi ha assegnato e vado a portargliela. Davanti alla porta, il cuore mi batte forte e mi prende l'ansia, non posso farci niente ma questa donna mi incute timore ancora adesso che non ho nulla di cui aver paura. Busso e sento la sua voce gracchiante:

"Avanti!"

Buongiorno professoressa! – entro timidamente – Sono venuta a consegnarle la relazione che mi aveva chiesto".

"Ah! – commenta ironica- Ma la consegna non era per domani?".

"Sì! – le rispondo – Però ho finito e ho pensato di portargliela".

Dà un'occhiata veloce e poi con estrema freddezza mi rivolge di nuovo la parola:

"Bene, le farò sapere. A prima vista, pare un buon lavoro ma... vedremo!".

"Posso andare, allora?" domando.

"Certo, vada, vada! – dice sbrigativa – E chiuda la porta".

Torno nella mia stanza e non sono per niente di buonumore, non mi va nemmeno di ascoltare i pettegolezzi di Lara, né le battute di Paolone. Questa notte ho dormito malissimo e ho ricominciato a fare strani sogni. La storia con Claudio è ferma allo stesso punto, in Istituto sono solo un'allieva come le altre, anzi peggio, perché trova sempre un'occasione per punzecchiarmi, a casa invece è un amante dolce, tenero, sensibile, sembra sincero quando mi dice che sono la cosa più importante della sua vita.

"Buongiorno ragazzi! – entra allegro Sergio – Tutto bene?".

"Tutto bene" rispondo con voce anonima.

"Ehi, Alice! – si avvicina e mi sfiora il viso con un dito – Cos'è questo faccino triste? Dai, andiamo a prendere un caffè!" mi prende per mano e mi porta al bar accanto all'Istituto. Ci sediamo, ordiniamo e mi chiede per quale motivo me ne vado in giro con quell'aria funerea. Gli spiego della Wally e del mio non sentirmi realizzata perché non sono apprezzata dai miei insegnanti, ma evito di dirgli di Claudio.

"Una di queste sere ti porto a cena e ti faccio scordare tutti i brutti pensieri! – mi dice con quel suo modo dolce di parlare – E poi ricordati sempre che mi hai promesso che verrai con me nel casale di campagna".

"Sergio – cerco di spiegargli – Io devo dirti una cosa...".

"Non accetto scuse né rifiuti! – mi interrompe – La prossima volta che vado verrai con me!".

Non ho voglia di discutere, tanto meno con lui che si comporta sempre da vero gentiluomo. E così gli sorrido e continuiamo a parlare del più e del meno. Mentre gli racconto delle mie disavventure in Istituto, dell'accanimento della Wally che continua ad avercela con me nonostante ora io non dimentichi mai una consegna, del Natale trascorso a Sacrofano, entra Claudio e subito, come un cavallo imbizzarrito, prima fa per dirigersi verso di noi, poi si volta e, come una furia, esce. Sergio non se ne accorge perché è di spalle ma a me questo fatto mette un certo turbamento, così preferisco rientrare.

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