CAPITOLO XIII: IN VIAGGIO...

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ALICE

Eccoci qua, siamo in macchina alla volta di Firenze, ci aspettano giorni pieni, lavoreremo duro ma alla fine avremo le nostre belle gratificazioni, Claudio è soddisfatto della strada che ho fatto in meno di due mesi, da allieva mediocre e pasticciona ad assistente del presidente di uno dei congressi più prestigiosi dell'anno.

"Ehi, dolcezza! – mi riporta alla realtà – A cosa pensi?".

"A nulla di particolare! – mento – Lavoreremo molto in questi giorni e non avremo neanche il tempo per goderci quella che dicono sia una delle città più romantiche del mondo!".

"Beh, non è detto che non possiamo tornarci! – ridacchia – Magari a primavera quando l'aria sarà più tiepida e potremo godercela a pieno e senza lo stress del lavoro".

"Cos'hai da ridere? – mi scaldo – Mi stai prendendo in giro?"

"Non mi permetterei mai!" scherza e mi attira a sé, io mi rilasso e appoggio la testa sulla sua spalla.

"Cosa ci aspetta questa sera? – gli chiedo – Dopo che ci hanno assegnato le stanze, c'è qualcosa in programma?"

"Non so! – fa il vago – Non sei tu quella che ha fatto un impeccabile promemoria?".

"Vediamo... vediamo...! – faccio finta di aver dimenticato – Una bella doccia insieme, cena in camera al lume di candela e..."

"Dopocena..." prorompe in una fragorosa risata.

"Ma allora mi stai proprio prendendo per i fondelli?" faccio l'offesa.

"Niente affatto! - precisa – Io le farei davvero tutte quelle cosacce però, dopo la doccia insieme, che non salterò per nessuna ragione al mondo, dovrò fare una breve presentazione del congresso, poi ci aspetta la cena di benvenuto con noiosissimi luminari della medicina legale e noi, pensa un po', saremo al tavolo con il più barboso tra i barbosi, che tu hai scelto solo perché ti faceva ridere il nome... che cosa avrà poi di divertente Fosco Maria Buonomorto non lo so?!!!".

"Perché... a te non fa ridere? – gli dico con convinzione – Voglio proprio chiedergli se ha scelto di fare il medico legale per il nome!"

"Provaci e sei morta!" si preoccupa.

Mentre scherziamo, noto che Claudio ha lasciato l'autostrada e stiamo percorrendo delle impervie stradine di campagna.

"Ma dove stai andando? – gli domando – Arriveremo in ritardo, guarda che sono già le diciotto! Non arriveremo mai in tempo".

"E da quando ti preoccupi di essere puntuale?" ride.

"Sei la seconda persona che me lo dice oggi, ma mi pare che ho dimostrato di essere una persona seria!" lo provoco.

"Lo so, lo so, piccola mia!" mi dice mentre ferma la macchina in aperta campagna davanti ad un antico casolare.

"Claudio, ma dove stiamo andando? Hai sbagliato!" gli faccio notare. Lui mi mette un dito sulle labbra, me ne accarezza i contorni e vi lascia tanti piccoli, dolci, teneri baci.

"Shhh!" mi sussurra in un orecchio. Poi scende e, dopo avermi ordinato di non muovermi, viene dal mio lato, apre la portiera, mi tende una mano e mi invita a scendere, io mi metto sottobraccio a lui e lo seguo. C'è silenzio intorno, una leggera nebbiolina comincia a velare il paesaggio e l'aria fredda della sera di dicembre comincia a farsi sentire, nonostante la giornata sia stata tiepida per il periodo. Percorriamo un vialetto tutto ciottoli e ci troviamo davanti ad una struttura in ferro, tutta bianca, in cui sono incastonati vetri di una trasparenza quasi irreale. Sono rimasta incantata, devo avere una faccia da pesce lesso, Claudio se ne accorge, sorride e mi invita ad entrare.

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