CAPITOLO XL: CONFUSIONE

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ALICE

La primavera è arrivata, gli alberi nel mio giardino sono in fiore e si respira un'aria che sa di rinnovamento. Quando si avvicina la bella stagione mi sento sempre frizzantina, come un vino novello, è come se il mio passo fosse più leggero, è come se lo fosse, per quanto possibile, un po' anche il cuore. Da diverso tempo oramai Claudio è tornato in Istituto, si è fatto un nome come ricercatore, partecipa a molti congressi, delego lui perché, da sempre, la sua dialettica supera di gran lunga la mia e, in questo campo, sta portando la nostra università a livelli internazionali elevatissimi.

Da quegli episodi delle feste natalizie non abbiamo più parlato del "contratto", continuiamo a vivere entrambi in una specie di limbo, nessuno dei due fa menzione di quell'accordo, forse per una posizione di comodo. Può darsi che adesso mi senta pronta per rivelare ai miei piccoli la verità, ma ogni volta che tento di parlarne con Claudio o mi blocco io o lui cambia argomento.

C'è un'altra cosa che ultimamente mi angoscia e quasi mi leva il sonno, ogni volta che propongo a Claudio di presenziare ad un'autopsia, si defila adducendo le scuse più svariate, oramai è palese che tutto vuole fare tranne che avvicinarsi al tavolo settorio. Credo, mio malgrado, di saperne il motivo, vorrei che lui lo ammettesse e si facesse aiutare a superare questo ostacolo, ma temo che fargli ammettere il problema sarebbe impresa ardua se non impossibile.

Provo a parlarne con Lara e Paolone che hanno rischiarato le mie giornate più buie, in effetti anche loro hanno notato che le poche volte che Claudio ci degna della sua presenza in sala autoptica è sempre teso come una corda di violino, cerca di delegare ad altri il compito di incidere e, quando lo fa, la sua mano è troppo incerta e il suo taglio ad Y imperfetto.

"Alice, non vorrei essere troppo cruda! – interviene Lara – Ma in questo momento si presenta un'occasione unica per far ammettere a Claudio il suo problema".

"E quale sarebbe, secondo te? – mi incuriosisco – Non ammetterà mai di trovarsi in difficoltà!".

"Non deve mica ammetterlo! – cerca di farmi capire – Sarà evidente!".

"Mi spieghi cosa vuoi dire, Lara!" comincio a spazientirmi dinanzi al suo giro di parole.

"Ti ripeto, non voglio essere sadica..." non ho mai visto la mia amica così titubante.

"Allora?" incalzo.

"Ricordi quel bambino dell'età dei tuoi figli morto sotto i ferri?" inizia.

"Che vuoi dire, Lara?" esprimo il mio disappunto.

"Beh! – continua – E' morto per un tumore al cervello, i genitori non volevano autorizzare l'operazione, poi il chirurgo li ha convinti, ma non è andata bene e ora il padre e la madre hanno sporto denuncia contro il medico. Vogliono dimostrare che il tumore era inoperabile e il magistrato ha richiesto l'autopsia".

"Con questo che vuoi dire?" mi rifiuto di interpretare il suo pensiero.

"Alice! – sbotta – Devi dare uno scossone a Claudio!".

"Non se ne parla! – mi oppongo – Non me lo perdonerebbe mai!".

CLAUDIO

Sono di nuovo in giro per l'Italia e per il mondo a tenere congressi di portata internazionale, Alice raramente mi segue, in questo campo e su quello della ricerca mi lascia carta bianca. Siamo di nuovo complici sul lavoro, si è ristabilita quell'empatia che abbiamo sempre condiviso sul lavoro. Oramai i bambini hanno imparato a leggere e a scrivere perfettamente, all'ultimo incontro scuola-famiglia le insegnanti hanno detto che sono tra i primi della classe, non avrebbero più bisogno del mio aiuto ma a Samuele piace venire tutti i giorni nel mio ufficio ad eseguire i compiti, Amalia è un po' più ribelle e preferisce fare da sola, non sbaglia quasi mai ma, quando succede e la riprendo, si oppone con tutte le sue forze e mi rivolge improperi. Con Alice non parliamo della situazione che si è venuta a creare tra me e i piccoli, ma trascorriamo sempre più tempo insieme, portandoli in giro per Roma o fuori, quando non c'è scuola. E' come se entrambi non volessimo affrontare l'argomento e restare in questa posizione fa un po' comodo a tutti e due.

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