Si racconta che in un tempo remoto, prima che la Corte d'inverno fosse ciò che Mira aveva imparato a conoscere, il clan da cui discendevano avesse imprigionato uno spirito vendicatore.
Un essere capace di provocare la morte istantanea, su richiesta dei suoi padroni.
Eòwaldor, il flagello di vendetta, così era conosciuto, era stato udito da Mira in un'unica occasione.
Quella che doveva essere una punizione indimenticabile, a seguito di una marachella ben riuscita, si era trasformata in un momento unico, certo, ma non per i motivi che suo padre ben pensava.Lo spirito e Mira avevano avuto una profonda connessione e comunicazione, attraverso il portone che lo teneva prigioniero, senza però potersi mai davvero vedere.
Fin dal principio Eòwaldor aveva scorto in Mira una speranza. La speranza di avere nuovamente il controllo e la libertà nelle sue scelte, diritto sottrattogli nei lunghi secoli di prigionia.
Mentre camminava a passo felpato lungo i corridoi delle segrete del palazzo, per giungere nell'ala più antica e, a tratti, dimenticata della sua corte, Mira ripensava incessantemente alle parole della strega.
《Cosa mi stai chiedendo, bambina mia.》 Le aveva detto, accarezzandosi con la punta delle dita le grosse corna ricurve. 《Il tempo segue delle sue leggi specifiche, alterarlo potrebbe causare dei disastri al ciclo degli eventi senza precedenti. Quindi mi chiedo quanto.》Aveva finito puntandole gli occhietti velati dalla solita nota di follia che li contraddistingueva.
Al solo sentire nominare la parola "disastri", il piccolo Chestmut quasi si strozzava con il the. 《Dddi - ddi- disastri dite?》
《Certo giovanotto, chi pensa di poter controllare il tempo, senza subirne le conseguenze, è senz'altro un folle o uno stolto.》Gli aveva risposto senza staccare gli occhi da quelli di Mira.
《So anch'io che solo i folli si precipitano dove gli angeli non osano neppure camminare, non sono qui, di certo, a fare un discorso etico.》Le aveva risposto lei.
Non le era mai davvero importato delle regole, aveva sempre pensato che fossero fatte semplicemente per essere infrante, e con le parole lapidarie del demone Irial, che le rimbombavano nella testa, di una cosa era certa.
Avrebbe smosso gli inferi se fosse stato necessario.《Bambina mia, era proprio quello che volevo sentire. Ma quanto?》Aveva continuato a chiederle la strega.
《Qu - qu- quanto cosa?》Aveva chiesto Chestmut mentre inzuppava uno dei biscotti alle carote e allo zenzero, preparati dalla fattucchiera.
《Quanto sei disposta a sacrificare bambina?》
Tre secondi di paura le avevano accapponato la pelle.
La vera domanda, in realtà, lei lo sapeva, non era quanto, come le aveva chiesto Merope. Ma bensì cosa. Cosa era disposta a sacrificare per salvare le persone che amava?
Ma lei lo sapeva, appunto. Sapeva che la forza e l'audacia di Clythia, mascherate da aggressività, l'infinita curiosità di Ash, le prese in giro di Darius e gli occhi innocenti e buoni di Teti, quello sguardo così puro, che le ricordava la serenità d'immensi prati fioriti, non avrebbero mai avuto un prezzo.
《Tutto.》Aveva risposto semplicemente.
La strega aveva sorriso tristemente, avvicinandosi a prenderle le mani nelle sue, gli occhi ormai due pozzi vuoti e bianchi.
《Polvere di folletti e punture di insetti. Pregi maledetti e difetti perfetti. Per il tempo perduto, ora un tributo. 》Mira aveva avvertito un leggero fastidio nelle mani strette dalla strega, prima che tutte e quattro, fossero ricoperte di un sangue rosso vivo e viscoso.
《Per il tempo mancato, un bacio rubato.》Merope aveva continuato, sollevando così, con la forza del pensiero, il piccolo Chestmut, con ancora la tazza da the stretta tra le dita. Portato il giovane soldato al suo cospetto, la strega aveva abbandonato le mani di Mira per stringere il volto del giovane in quello che era un bacio appassionato e travolgente.
Un secondo più tardi, ripulitasi le labbra scarlatte in gesto di sdegno e superiorità, Merope aveva ripreso il suo incantesimo.
《Trenta minuti, mi saranno pure piaciuti.
Ma il sacrificio per il beneficio, sarà un legamento con uno spirito tutto tranne che perfetto.
Così concludo, augurandoti ogni buono preludio.》La strega aveva finito, esaurendo ogni singola energia disponibile, come dopo ogni suo incantesimo.Ed ecco il motivo per cui, si trovava nelle segrete più buie, in compagnia della sola torcia, alla ricerca del temibile spirito, il cui orrore si sussurrava, la cui vendetta si temeva e il cui orgoglio si emulava.
Arrivata di fronte all'ennesimo portone in ferro battuto, si fermò ad illuminare con la torcia l'iscrizione sovrastante.
"Lasciate ogni speranza voi che entrate". Recitava l'elegante scritta in corsivo, ricoperta da una rete di fitte ragnatele.
Non ci pensò due volte, mentre scassinava il portone e s'intrufolava all'interno come una ladra qualunque.
《Bussare non dev'essere il tuo forte.》Una voce altezzosa e ridondante, l'accolse.
Mira si voltò, soddisfatta dell'impresa, verso di essa.
Finalmente avrebbe incontrato dal vivo Eòwaldor, il temibile spirito della vendetta, che l'avrebbe aiutata nel suo compito.Ma non poté credere a quello che i suoi occhi le mostrarono e non riuscì a trattenere lo stupore e l'incredulità nel commentare.
《Un adorabile micetto?》
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A winter's tale
Fantasy~IN RIELABORAZIONE ~ Taharis, una corte antica e malvagia, dove l'inverno regna sovrano. Una corte dove bellezza, ricchezza e potere hanno peso nella vita di ciascun suddito. Ma per una settimana all'anno, durante la Settimana delle Stelle, anche i...