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Merope li fece accomodare, senza tante cerimonie, nella piccola stanza stracolma di libri e boccette contenenti polveri colorate, abbandonate alla rinfusa

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Merope li fece accomodare, senza tante cerimonie, nella piccola stanza stracolma di libri e boccette contenenti polveri colorate, abbandonate alla rinfusa. Vi era, inoltre, un piccolo letto di paglia e fieno, un tavolino con tre sgabelli e un enorme calderone in ferro battuto con accanto degli erbolari e un grimorio ancestrale, che sapeva esser composto da pelle di volpe. Non era un'animalista, cacciava e scuoiava le volpi senza problemi, però sentiva che c'era qualcosa di sbagliato in quel grimorio, come se non avesse dovuto esser fatto da quelle pelli. Quando, anni prima, l'aveva fatto presente alla strega, questa si era accarezzata lentamente le corna con le sottili dita bluastre prima di giustificarsi, spiegandole l'inutilità della magia se priva di un pizzico di astuzia.
Mira accomodò il generale nel letto, bastò un suo sguardo perché Merope gli si avvicinasse. La vecchia strega, dalla pelle nera traslucida, era di una magrezza disumana. Non vi era un filo di grasso a ricoprire quelle ossa sporgenti che voleva a tutti i costi mostrare, ossessionata dalla sua figura snella.
Gli occhi cerulei privi di pupilla erano costantemente illuminati da quella nota di pazzia, che Mira tanto adorava. Merope era fuori come un balcone, totalmente svalvolata e questo, insieme al sacrificio compiuto anni prima, l'aveva costretta a rintanarsi in quella topaia, lontana dai comuni sguardi di odio e repulsione che la sua sola vista suscitava in ogni componente della Corte d'Inverno.
Come biasimarli, i corti capelli platino, che le arrivavano a malapena alle spalle, non riuscivano a coprire le lunghissime corna nere che la rendevano più simile alle raffigurazioni dei demoni nei libri di storia che a qualunque cortigiana di sua conoscenza.
《Dunque dunque questo è il motivo di tanto casino.》Disse la strega, toccandogli la fronte.
Per tutta risposta, il generale le fece un sorriso debole, gli occhi che saettavano per la stanza, privi di controllo.
《Sta bruciando questo bel giovanotto. 》
Trattenne a stento una risata nel vederla seduta accanto al generale, mentre mostrava con nonchalance le sue gambe esageratamente magre sotto la vestaglia rossa estremamente attillata.
《Si, ha la febbre. Sam aveva preso il cervo d'oro nella caccia notturna e..》Mira si guardò intorno, accorgendosi che Sam non le aveva seguite all'interno della casa. Si sentì in colpa, per lui doveva essere difficile entrare lì dentro dopo tutto ciò che era successo. Nel frattempo, Iris Flame guardava scandalizzata il grimorio della magia ancestrale di Merope. Le puntò un dito accusatore. 《Voi siete pazza. Siete un'eretica. Ci avete portato dalla Ripudiata. Siete totalmente folle oltre che totalmente stupida, come dicono tutti.》
Mira alzò le sopracciglia, guardandola incredula. Era assurda, mezz'ora prima le leccava il culo piangendo come una fontana per aver in salvo la vita e ora le dava dell'eretica. Evidentemente qualcuno doveva spiegarle il significato della parola gratitudine.
Merope sbuffò scocciata, schioccando le dita.
Una leggera nebbiolina rosata avvolse la dama, per poi svanire lentamente. Ed ecco che Iris Flame, come uscita da un sogno, si avvicinò al calderone con un sorriso angelico e lo sguardo un po' annebbiato. Infilando entrambe le mani dentro quel fumo bluastro, tirò fuori due tazze in porcellana di fattura pregiata. Gliene porse una rivolgendole un altro sorriso e sedendosi in uno sgabello al tavolo.
《Non c'è di che bambina.》Le disse la strega.
Mira si sedette incapace di proferir parola, la magia ancestrale la rendeva sempre taciturna e sospettosa. Diversamente dalla magia rudimentale innata in ciascun membro della corte, la magia ancestrale veniva richiesta agli Spiriti Superiori. Delle entità capricciosa e malvagie, bloccate su Taharis, che cercavano di trarre profitto da patti con comunissimi membri del popolo, che diventavano così stregoni. Qualsiasi vantaggio o svantaggio procurassero, questi patti dovevano essere pagati a caro prezzo. Si chiese quanto poteva costare una nuvolina di fumo? Era in momenti come questo che si ricordava che Merope era molto più della vecchietta anoressica con cui prendeva il thè e che c'era un motivo valido se era stata cacciata e costretta a nascondersi lontano da tutti.
Prese un sorso della bevanda, assaporando il retrogusto di fragola e karkadè.
La porta sbattè lievemente e, per un momento, un leggero profumo di muschio e pino andò a sostituirsi all'odore sgradevole che riempiva la stanza. Sam spostava il peso da un piede all'altro, le braccia incrociate e quel cipiglio in volto.
Iris Flame si illuminò, come se l'incantesimo l'avesse resa ancora più soggetta al suo fascino. Mentre Merope, con uno schiocco di dita, aveva preso le sembianze di una versione più giovane, più magra e, doveva ammetterlo, più carina di sé stessa nella speranza di un suo sguardo.Possibile che dovessero comportarsi da ragazzine in balia degli ormoni impazziti? Dovevano per forza ricordarle quanto fosse bello e che fortuna avrebbe avuto la sua di anima gemella? Voleva urlargli che bastava la sua sola presenza a ricordarglielo ogni singolo istante di ogni singolo giorno e che il loro atteggiamento da cornacchie frivole le faceva salire solo un istinto omicida difficile da placare. Ma prese un altro sorso di thè, come una nobildonna di tutto rispetto, e rivolse loro il sorriso più falso del suo repertorio.
Lui, del tutto incurante alle loro attenzioni, continuava a guardarla, mordicchiandosi di tanto in tanto il labbro.
《Ti serve qualcosa?》 Gli domandò, dandosi un tono.

 《Ti serve qualcosa?》 Gli domandò, dandosi un tono

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