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Un'alba timida la svegliò

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Un'alba timida la svegliò.

Il cielo si stava lentamente colorando di rosa e d'oro, quando si ritrovò nell'Arena. Completamente deserta se non fosse stato per Sam, che mulinava la spada contro dei nemici immaginari. Se la sentì arrivare, non diede il men che minimo segno di volersi fermare.

Così iniziò a riscaldarsi, iniziando i soliti esercizi che da otto anni a questa parte avevano accompagnato ogni suo singolo allenamento. Una volta terminati, prese a correre ai lati dell'Arena.

Lui continuava con la spada, del tutto incurante. Era chiaro che non le avrebbe rivolto la parola, ed era meglio così, certamente, non era ancora pronta per parlargli.

Aveva sempre pensato che lui più di tutti capisse in un certo senso quello che ogni giorno doveva subire. Entrambi non avevano mai avuto una reale libertà d'azione e questo l'aveva sempre rincuorata. Sapeva che era da egoisti ma questo non l'era mai davvero pesato. Perchè se persino Sam, che era il ragazzo, l'uomo più forte e potente che gli Dei avessero mai creato, era costretto a sopportare e attenersi agli ordini di qualcun altro senza poter davvero scegliere, lei si sentiva meno sola.

Perchè erano loro due contro un sistema bigotto e retrogrado. Erano loro due a sognare una Corte differente. Erano loro due, insieme.

Questo suo improvviso cambio di opinione l'aveva destabilizzata. Le sembrava di essersi aperta, di aver confidato i suoi pensieri più nascosti e di aver affidato la parte più fragile e delicata ad un completo estraneo. Non era il suo Sam quello dell'altra sera.

Si domandava come potesse aver cambiato idea, se l'aveva cambiata, e che cosa l'avesse spinto a dire quello che aveva detto. O forse l'aveva sempre pensato, celandole i suoi veri pensieri. In quel caso, come poteva aver finto in maniera così magistrale?

Che uomo era realmente il Lord Comandante? Chi era davvero il ragazzo con cui era cresciuta?

Non lo sapeva, non se lo spiegava. Le sembrava di impazzirci a ragionarci su.

Continuò a correre, spingendosi fino al limite. Pensava che se avesse corso più forte, mettendo tutta sé stessa in ogni benedetta falcata quel pensiero fisso l'avrebbe abbandonata prima o poi.

Continuò fino a quando non iniziarono ad arrivare i primi soldati per l'allenamento giornaliero, concentrandosi sul movimento automatico delle gambe. L'impulso che la guidava, quello stesso impulso che voleva analizzare e capire, era in fiamme.

Lui aveva finalmente posato la spada e aveva iniziato a guardarla, gli occhi color cielo stellato la seguivano da un lato all'altro dell'Arena.

Fece uno sprint finale, sentendo i muscoli delle cosce piegarsi e flettersi, ormai stremati, e si avvicinò al gruppo di soldati al centro dell'Arena. Guardavano Sam con adorazione, aspettando indicazioni su come iniziare.

Il cielo era ormai ceruleo. Doveva aver corso una quarantina di minuti, cercando di liberare la testa da quel pensiero incessante.

《Mettetevi in coppia e prendete dei pugnali, oggi lavoreremo con quelli.》

A winter's tale Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora