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Mira storse il naso mentre Darius la riaccompagnava dalla sua dolce metà, o almeno, così l'aveva chiamata

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Mira storse il naso mentre Darius la riaccompagnava dalla sua dolce metà, o almeno, così l'aveva chiamata. Aveva cercato Sam dappertutto, ad esclusione dei giardini e dell'Arena, e proprio mentre stava andando a dare una sbirciatina lì, passando dalle stalle, aveva sentito la voce di Darius che la cercava, insieme a qualche guardia, e nonostante si fosse nascosta sotto quintali di paglia, per evitare di essere scoperta, i suoi lunghi capelli neri l'avevano tradita, e lui era riuscito a trovarla. Il futuro re, che avrebbe dovuto essere un esempio di calma e tolleranza, le aveva tirato una ciocca per dispetto e lei, com'era da aspettarsi, era uscita da quell'ammasso di paglia e fieno promettendogli una morte lapidaria e assicurata. Voleva bene a suo fratello, ma i suoi meravigliosi capelli erano off-limits per chiunque.
Era una fottuttissima guerriera, ma ciò non la rendeva meno vanitosa. I suoi capelli erano la sua vanità, insieme ad ogni sua singola parte del corpo, ovviamente. Era nata sotto la stella della bellezza, a quanto pare gli dei avevano messo al mondo una creatura bella e sveglia in una volta sola. Pensò di dover andare ad accendere una candela per ringraziarli, mentre tirava un calcio rotante al bel visino del suo futuro re.
Non appena il suo piedino da fata, con la potenza di un rinoceronte furioso, toccò il volto dalla pelle ruvida e abbronzata, con un leggero accenno di barba, del suo amato fratellone, questi aveva deciso che era troppo. Che lei aveva superato ogni limite stabilito per le donne dagli dei e dagli uomini, e che solo un uomo dal temperamento forte, l'avrebbe resa la sposa perfetta. Per tutta risposta, Mira glia aveva detto che non sapeva cosa farsene di un uomo duro di comprendonio e d'intelletto proprio come lui, se non giocarci con le bambole o prenderci il thè con dei pupazzi.
Così suo fratello aveva deciso, di sana pianta e affetto da una demenza improvvisa e precoce, che il generale era l'uomo perfetto per lei, colui che l'avrebbe domata. Al solo sentire la parola domata, Mira aveva ritentato la fuga, correndo e buttandosi nell'acqua gelata della fontana dei desideri, un capolavoro architettonico di estrema bellezza che avrebbe volentieri apprezzato in una situazione differente, con la speranza che suo fratello si passasse una mano sul cuore e sulla coscienza ed evitasse di farle prendere una polmonite solo per finire il rituale con l'uomo più fastidioso e insopportabile che la Dea le avesse mai fatto incontrare.
Ma, il vederla fradicia e combattiva, non era servito a molto, Darius aveva ordinato che la tirassero fuori e, ora, dopo una ventina di minuti ad affondare le teste dei soldati nell'acqua e a infilargli pesci rossi in bocca, il tutto lottando a mani nude, le stesse guardie la stavano lasciando di fronte a un paio di occhi neri, accompagnati da un sorrisino impudente che si ripromise di cancellare presto.
《Già di ritorno.》
《A quanto pare senza di me, questo rituale è molto noioso, ma non ringraziatemi.》Disse con nonchalance, come se non sapesse di assomigliare ad un gattino fradicio, costretto a farsi il bagno.
《Avete deciso di fare una nuotata notturna?》Le domandò, togliendosi la pelliccia nera e porgendogliela.
Mira non poté non accettarla, alzando gli occhi al cielo per mostrarsi infastidita. Non era una donzella in difficoltà e non sentiva freddo, come suo solito. Eppure quell'attenzione le aveva scaldato il cuore, era per le
piccole attenzioni, quelle che normalmente sarebbero passate in secondo piano agli occhi di chiunque, che si perdeva. Suo padre amava ripeterle "sono i piccoli gesti, bambina mia, a rendere le cose grandi, possa tu riconoscerli sempre ed esserne grata.". E mai come ora, quelle parole le erano parse più azzeccate.
《Siete venuta a patti con il vostro destino?》
Ed ecco che anche quell'incantesimo si era infranto, il generale era tornato il solito guastafeste, perdendo tutto il fascino del gentiluomo attento e premuroso. Era durato circa due secondi, conosceva donne con il ciclo che cambiavano umore in molto più tempo.
Doveva essere anche lui un mestruopatico, dato il modo in cui cambiava umore in base alla posizione delle stelle, della luna nella costellazione dell'Acquario, delle maree e del movimento di una singola ape posta su un fiore.
《Se venire a patti con il mio destino, significa vedere la vostra brutta faccia per il resto della mia meravigliosa vita, no, grazie. Passo.》Gli disse, facendogli l'occhiolino.
Si sentiva splendidamente in forma e pronta per mettere il generale al suo posto.
《Uccidete la mia vanità.》
《Ucciderei voi se potessi. 》Gli si avvicinò come se fossero in confidenza. 《Ma sapete è reato, quindi mi limito ad ignorarvi.》
《Non vi sta riuscendo bene, dato che mi continuate a rispondere.》Le fece l'occhiolino, mentre la mascella tratteneva a stento un sorriso.
《Rispondo per educazione, non perché questa conversazione sia di mio gradimento.》
《E cos'è di vostro gradimento?》Il generale spostò lo sguardo verso il cielo stellato, e Mira poté guardarlo in maniera aperta e spudorata. Era davvero bello, con quei riccioli selvaggi e naturali che avrebbe tanto voluto toccare.
Indossava una giacca nera con dei motivi argentati ricamati, di fattura pregiata ed esotica, dei pantaloni neri anch'essi e un bastone da passeggio, in metallo, che le sembrò di aver già visto.
Le sembrava davvero il principe delle favole che aveva sentito da bambina, se non fosse stato per la sua lingua tagliente, sarebbe stato davvero un bel guardare.
《Certamente non voi.》Gli disse per fargli dispetto, le iniziavano a piacere i loro botta e risposta. Doveva ammettere che era proprio divertente stuzzicarlo.
Il generale si voltò verso di lei, aveva una luce diversa negli occhi. Quasi saggia, come se stesse pensando a qualcosa di incredibilmente importante e non con quale dama fare il cascamorto dopo il rituale, come suo solito.
Durò una frazione di secondo, prima che la solita luce sarcastica e impudente, che conosceva bene, si riappropriasse del suo sguardo.
《Siete una pessima bugiarda. Pensate al patrimonio genetico quando avremo dei bambini..sono perfetto praticamente.》Ecco, tutta la saggezza era andata a farsi benedire, in un viaggio di sola andata.
《Mmm sembra una proposta allettante..aspettate che ci penso.》Si portò un dito alla faccia, assumendo un'espressione concentrata e seria, come se stesse cercando la soluzione per la pace del mondo, per i bambini abbandonati o per la sua stupidità grande quanto una casa.
《Dovete andare in bagno?》 Gli domandò divertito, sfidandola con gli occhi neri.
《Quanto siete stupido.》
Il generale sorrise mesto, mentre un cameriere gli lasciava un bicchiere in cristallo, colmo di un liquido ambrato. Lo prese con eleganza, portandoselo alle labbra carnose e bevendo con avidità, senza staccare per un secondo gli occhi dai suoi. Voleva metterla in imbarazzo, ma Mira aveva capito il suo giochino. Così sostenne il suo sguardo, mentre una strana sensazione di adrenalina mista ad euforia le bombardava il petto e lo stomaco. Si sentiva nuda e speciale sotto quello sguardo. Si sentiva come quando andava a rubare i dolci nelle cucine o come quando nascondeva i soldatini di Darius nei nidi delle aquile. Ribelle, le venne in aiuto il suo cervello. In pericolo. Impudente. Selvaggia. Desiderata.
Il generale finì di bere, lasciando il bicchiere al cameriere fermo lì vicino.
Mira non si era affatto accorta fosse rimasto nei paraggi, non aveva prestato attenzione a nessuno al di fuori di lui. Era come se riuscisse a catturare totalmente la sua attenzione, come la luce per le falene. O come una briciola per una formica affamata.
Beh, non che fosse affamata, con Sam le cose sembravano essersi risolte. Era riuscita ad accettare il sentimento che provava verso di lui. Le era costata un'immensa fatica esternarlo. Eppure... eppure non poteva non pensare che quegli occhi neri la guardavano un po' troppo, e non poteva non sentirsi un po' in colpa mentre continuava a sostenere quello sguardo avido e penetrante. Sembrava... sembrava come se comunicasse con una parte di lei..una parte viscerale, sepolta e...
Si riscosse, cercando di calmare il suo stomaco impazzito, mentre il generale prendeva la lanterna posata sul cornicione della balconata, interrompendo il potere di quello sguardo magnetico su di lei.
《Quindi non vorreste dei piccoli soldatini super intelligenti e super simpatici?》
《Preferisco asportarmi l'utero.》Gli rispose, guardando il modo in cui disponeva la lanterna e il calamaio.
《Sul serio, perdereste questo ben di dio.》Le rispose, indicandosi con la mano aperta da capo e piedi.
《Un ben di dio privo di cervello e irritabile.》Gli disse di riflesso, prima di mordersi la lingua. Gli aveva appena ammesso che era un ben di dio, ma com'era messa? Si diede mille sberle mentali. Possibile che non fosse più in grado di dire cose sensate?
Doveva averla contagiata con la sua stupidità, non poteva essere altrimenti.
Abbassò gli occhi, vergognandosi come non mai in vita sua. Generalmente erano gli altri a trovarsi in difficoltà con lei, a vergognarsi, a non sapere cosa dire.
Era così strano provare queste cose.
Si sentiva vulnerabile, e non le piaceva affatto. Odiava sentirsi così.
《Però pur sempre un ben di dio. Mi accontento di essere quello bello della coppia.》Il generale aveva il tono divertito, la sua ammissione non gli era minimamente sfuggita.
《Se come coppia intendete voi e il vostro ego, la cosa non mi riguarda.》Gli rispose, alzando lo sguardo verso una coppia che lanciava già la loro lanterna e tornando la piccola guerriera combattiva che sapeva essere, dandosi un cinque mentale per la sua prontezza di spirito.
《Mi piacerebbe riguardarvi.》Il generale le porse il pennino bagnato d'inchiostro nero, mentre le avvicinava la lanterna.《Prima le signore.》
《Strano, mi sembra di ricordare che non mi ritenevate una signora.》Gli disse, alzando il mento a mo' di sfida.
《Gli stolti non cambiano mai idea, e mi piace pensare di essere tutto tranne che uno stolto.》
L'aveva detto in un filo di voce, come se non avesse voluto farsi sentire. Evidentemente ammettere di avere torto, gli doveva bruciare. Doveva essere estremamente orgoglioso, oltre che vanesio, saccente e irritante come nessuno sulla faccia della terra.
Decise di mettere il dito nella piaga, giusto per prendersi una piccola rivincita.
《Credo lo pensiate solo voi.》
Il generale le sorrise calmo, mentre si avvicinava al tavolino posto affianco a loro, che Mira non aveva visto comparire. Possibile che non si rendesse davvero conto di quello che le succedeva intorno quando parlava con lui?
Impugnava il pennino in modo delicato e attento, con una naturalezza che Mira non riuscì a spiegarsi. S'immaginava disegnasse un'enorme x, una delle poche lettere che i soldati conoscevano, rovinandole così la sua bella lanterna di carta, imbrattandola di inchiostro. Non che si fosse rassegnata a partecipare al rituale, ma se proprio doveva farlo, ma soprattutto finché sarebbe stata costretta a presenziarvi, doveva eccellere. Sì, era leggermente competitiva.
Trattenne quasi il respiro, quando lui le mostrò la scritta.
Era una scrittura in corsivo, elegante e raffinata, di una persona colta e non di un soldato analfabeta, come invece si era aspettata. Mostrava una cura e una precisione, un'attenzione ai dettagli, che aveva visto solo nel suo Maestro, quando ancora seguiva le lezioni di calligrafia e del saper tener di conto. La sua scrittura, in confronto, sarebbe parsa quella di un monaco con la mano amputata, costretto a scrivere con i piedi.
Riguardò la parola, esterrefatta. Cercando di capirci qualcosa.
Pazienza.
《Cosa significa?》Domandò confusa e stordita.
《È la mia prima promessa.》 Le disse mostrando il solito sorrisetto sarcastico. 《Cercherò di essere paziente con voi.》
Quanto odiava quel sorrisino, e quell' espressione da "Ehy, ciao, sono il generale più odioso, fastidioso e sexy sulla faccia della terra, ma ho anche dei difetti.".
Gli sorrise in maniera dolce e paziente, diminuendo sempre di più lo spazio che li divideva. Quando arrivò a un soffio dal suo viso, avvicinò la bocca al suo orecchio, cercando di non sniffare il suo profumo come un cane da tartufo.
《Vi prometto che vi renderò la vita un inferno.》
Per tutta risposta, lui inclinò la testa, deciso a ricambiarle il favore, e avvicinandosi pericolosamente al suo orecchio.
《Non vedo l'ora.》
Era una promessa. Una promessa di guai.

Spazio autrice:
Sono tornataaaa, eccomi con un nuovo capitolo sulla nostra Mira. Allora che ne pensate? Come vi sembra il generale? Cosa ne pensate del suo rapporto con la nostra protagonista? È un personaggio un po' ambiguo che si scoprirà pian piano..🧐
Vi manca Sam? A me un sacco, devo assolutamente scrivere dei suoi occhioni blu, color cielo stellato🌌Fatemi sapere qualunque cosa, che sono troppo curiosa🙈 Un bacio, Gio🦋

A winter's tale Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora