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L' oscura foresta, piena di rumori sinistri, non l'aveva mai spaventata

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L' oscura foresta, piena di rumori sinistri, non l'aveva mai spaventata. Aveva iniziato a partecipare alle cacce indette dal re, assistendolo e accompagnandolo, non appena le era caduto il primo dentino da latte, molti inverni fa. Era stata, a tutti gli effetti, la più giovane principessa a parteciparvi nella storia, e questo non mancava di essere un motivo di profondo orgoglio per il suo re.

Era grazie a queste che aveva scoperto, inoltre, il rifugio di una strega esiliata ed era grazie a lei che aveva stretto il patto con il suo Lord Comandante.

Si ricorda ancora, come fosse ieri, di averlo portato, in una notte di luna piena, in quella casetta, in legno di larice, dimenticata da tutti, e di avere riso a crepapelle al solo vedere la sua faccia disgustata nel conoscere quella che per lei era diventata una cara amica.

La strega Merope non doveva essere mai stata, di certo, un bello spettacolo, con quella pelle nera tirata sulle ossa sporgenti e l'inconfondibile odore fetido di uova marce. Si portò automaticamente la mano verso il naso, scuotendo lentamente la testa, come a scacciare quello che rimaneva di un cattivo odore fantasma. La puzza asfissiante di quella casa non era certamente uno dei suoi ricordi più cari.

Buttò un'occhiata svogliata agli altri prescelti mentre si prometteva di andare a trovare la strega, una volta terminata quell' insopportabile pagliacciata.

Fermi come lei, in attesa, al limitare della foresta, indossavano tutti per copricapo le pellicce, che dovevano essere costate una fortuna, di qualche bestia selvatica, le cui qualità e prerogative li avrebbero rappresentati agli occhi della Dea e della loro Anima Compagna.

Roteò gli occhi al cielo scuro, contrariamente a tutti quei damerini, incapaci di maneggiare un'arma, lei e Samael avevano cacciato personalmente le loro due pellicce. Avevano acquisito, con la sola forza e per la legge del sangue, le qualità e le prerogative degli animali che rappresentavano.

E mentre lei aveva scelto la volpe bianca, a simboleggiarne l'astuzia e l'abilità in caccia, teste di stambecco, cervo, capriolo, camoscio, lince, caribù e qualche orso facevano conversazione.

Solo un orso, indispettito e intimidatorio, stava leggermente in disparte, appoggiato a un pino alla sua destra, totalmente occupato a fingere di non osservarla, e lei si ritrovò, pienamente soddisfatta, a guardarlo sfacciata a viso aperto.

Guardò attentamente un capriolo avvicinarglisi, era una bella ragazza dal viso a forma di cuore e cercava disperatamente di far conversazione. Ma sembrava che all'orso non interessasse troppo.

Non riuscì a non nascondere un sorriso di smacco nel vedere le sue risposte svogliate.

Continuava a far finta di non guardarla mentre parlava, decise di testarne l'attenzione attorcigliandosi una ciocca di capelli tra le dita. Come aveva previsto, gli occhi blu corsero automaticamente, come se non aspettassero altro, a quel gesto.

A winter's tale Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora