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Mira aspettava impaziente, tichettando nervosamente il dito sopra le coperte pesanti

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Mira aspettava impaziente, tichettando nervosamente il dito sopra le coperte pesanti. Se c'era una cosa che non aveva mai sopportato erano le attese. E la Dea sapeva bene quante attese avesse dovuto sopportare in quei due giorni. Aveva atteso che Merope le guarisse le ossa dei fianchi, sotto il tocco attento e delicato del generale e le scuse sincere di Sam, e che le preparasse un impacco con l'occhio di lince per curarle gli occhi. Aveva anche atteso, e questa volta totalmente invano, che Sam venisse a trovarla, passando il tempo con lei come da ragazzini. Pensava proprio di meritarselo, visto che aveva quasi rischiato la vita per salvarlo.
Ma lui non si era fatto minimamente vivo e, ferita, aveva atteso che Chestmut venisse a farle visita, riportandole quei deliziosi biscotti al cioccolato e distraendola con la lettura di antichi miti in cui gli abitanti di Taharis e della terra dei demoni coabitavano in pace e prosperità, e adesso aspettava l'arrivo di Mildred.
Finalmente le avrebbe tolto quelle odiose garze in lino che le avvolgevano la parte superiore della testa per coprirle gli occhi in via di guarigione.
Era incredibile come in assenza della vista, avesse sviluppato sensibilmente l'olfatto e l'udito. Le sembrava di sentire, distintamente, ogni singola goccia di pioggia sbattere contro la finestra in vetro. Si rannicchiò su sé stessa, portandosi le coperte fin sotto il collo. Dalla lotta con le sirene, sentiva sempre freddo. Era come se uno strato di ghiaccio invisibile la ricoprisse interamente, da capo a piedi, causandole costantemente brividi e una temperatura corporea ben oltre la media.
La stanza si riempì di piccoli passi leggeri.
《Avete visite Milady.》 Disse la voce dolce e premurosa della sua governante.
《Chiunque sia può bruciare all'inferno. Caccialo via e digli pure che non voglio essere minimamente disturbata.》Sbraitò inviperita. 《Voglio solo levarmi queste cose maledette dagli occhi.》
Aveva passato esattamente due giorni, immobile, a letto, coperta di attenzioni dei vari visitatori. Suo padre, turbato per l'accaduto, aveva fatto in modo che la sua bambina fosse al centro dell'attenzione di tutta la componente femminile dell'intera Corte. Numerose dame, cameriere e cortigiane avevano riempito le sue stanze. Chi suonando, chi intrecciandole i capelli, chi spettegolando. Arrivavano per mezzogiorno, per andarsene via solo dopo il tramonto. Sembrava che le sue stanze fossero diventate un salotto ultra-chic. Un punto di ritrovo per le donne della Corte. Doveva scrivere immediatamente la parola fine a tutto questo.
《Temo non sia possibile, è già qui con noi.》
Mira si mise improvvisamente seduta, maledicendo mentalmente Mildred per la sua improvvisa inettitudine. Era certamente Sam, solo lui poteva entrare in una stanza senza provocare il men che minimo rumore. Finalmente, dopo due giorni, si ricordava della sua esistenza. Sperò che avesse delle scuse pronte e che le portasse buone notizie.
《Troppo gentile principessa, davvero.》Disse il suo ospite rompendo il silenzio con quella voce morbida come il velluto ma colma di sarcasmo.
Tutta la speranza, provata un attimo prima, era scomparsa. La voce, chiaramente non appartenente a Sam, continuò, beffeggiandola:《Anche se ho sempre ritenuto l'inferno un posto troppo caldo per i miei gusti.》
Mira sentì improvvisamente il letto sprofondare all'altezza dei piedi, doveva essersi seduto.
《Avreste dovuto palesarvi generale, ora non fate l'offeso.》
《Ci vuole ben altro ad offendermi.》E le sembrò stesse sorridendo.
《Bene, chiarito questo, mi ha fatto molto piacere la vostra visita.》 E così dicendo si tolse le coperte, per poggiare i piedi sul soffice tappetino in pelliccia di montone, a lato destro del letto.
《In realtà, ho saputo che oggi togliete le bende.》Continuò lui, incurante che lei l'avesse palesemente cacciato.
《Sì, grazie alla Dea.》Mormorò con un sospiro. 《Non ne posso davvero più.》
《Non sopportate star ferma?》 Le chiese, improvvisamente interessato.
Mira ci rifletté, voltandosi distrattamente verso la sua voce.
《Non è che non sopporto star ferma, anzi. Mi piace molto poter stare a letto senza nessuno che mi dica a che ora alzarmi. Penso sia..》 Non trovava le parole per descriverlo.
《Liberatorio.》 Continuò lui per lei.
《Sì, esatto, liberatorio. E credo che l'avrei apprezzato tantissimo se non avessi dovuto ospitare l'intera Corte femminile per due giorni di fila.》Arricciò il naso infastidita nel ripensare a come monitorassero ogni suo singolo stato d'animo e movimento.
Lui rise improvvisamente divertito. 《Beh, immagino possa essere davvero fastidioso.》
《Lo odio, davvero. E come se non bastasse, non so neanche come siano diventate le mie stanze. So solo che sono stati portati fiori e fiori, a non finire.》
《Si, effettivamente sembra di stare in un giardino botanico.》
《Questo non mi rincuora, sul serio.》Disse rassegnata.
《Milady è tutto pronto. 》L'interruppe Mildred. Doveva aver finito di preparare gli attrezzi per levarle le bende.
Mira fece per alzarsi, dandosi una spinta con gli avambracci.
《Aspettate, vi aiuto.》 Il generale le passo un braccio attorno alle spalle, sostenendola. Mira si stupì di quel gesto. Era così stranamente premuroso. Possibile fosse lo stesso generale che le aveva promesso di mostrarle i sensi affinati ad Hagar? Sembrava totalmente diverso, affettuoso quasi. Iniziò a considerare che, senza la solita boria, era piacevole la sua compagnia.
Fece qualche passo incerto lasciandosi condurre dal braccio caldo che la stringeva.
Un paio di mani più piccole la presero per i fianchi facendola sedere nella comoda sedia in velluto, che sapeva dare sull'antica specchiera dalla cornice argentata decorata con fiori e uccellini colorati di ottima fattura.
Sentì un rumore di forbice dietro di sé, Mildred doveva aver tagliato il nodo che teneva ben salde le garze.
Le piccole manine iniziarono a lavorare, togliendo con attenzione ogni singola garza e cercando di essere il più delicate possibili.
Qualche secondo più tardi, Mira sentì di aver il viso completamente libero ma tenne ancora gli occhi chiusi. Non si fidava ad aprirli di scatto. La paura le attanagliava le budella, e se l'incantesimo e le cure di Merope fossero state del tutto inutili?
Se non fosse stata più in grado di vedere quello che la circondava? Come poteva vivere senza l'azzurro del cielo privo di nuvole? Senza il verde dell'erba soffice? Senza il bianco della neve appena caduta?
Avrebbe spalancato gli occhi con tutto il cuore, ma una piccola parte dentro di lei, quella che combatteva da tutta la vita, le continuava a ripetere che se li avesse tenuti chiusi non avrebbe mai saputo se avesse perso la vista per sempre. Proteggendola da quella sofferenza che, in cuor suo, sapeva l'avrebbe destabilizzata. La parte più coraggiosa e impavida le ripeteva che era una piccola stupida a non aprirli immediatamente, una piccola stupida vittima della paura.
《Forza Milady aprite i vostri bellissimi occhi.》
Mira respirò piano, socchiuse leggermente un occhio. Le apparve subito lo specchio e le piccole mani grintose di Mildred.
Li spalancò entrambi, avida di tutto ciò che la circondava. Guardò il suo riflesso allo specchio, i suoi occhi sembravano come nuovi, non c'era assolutamente nulla che potesse svelare la spiacevole lotta contro quegli esseri soprannaturali. Erano sempre verdi come le foreste in primavera, quando comparivano le piccole foglioline verdi a ricoprire quegli alberi spogli e cadaverici.
Lo specchio, inoltre, le mostrava l'abito riccamente decorato dell'uomo dietro di sé. Era vestito di bianco. Un bianco accecante, che immaginò stonasse con i suoi occhi neri.
Si alzò dalla sedia, voltandosi. Si ritrovò la testa all'altezza del petto ampio e muscoloso del generale.
Portava una camicia bianca senza colletto, i pantaloni, bianchi anch'essi, erano decorati ai lati da una lunga striscia, composta da un intreccio di fili verdi e dorati.
Alzò la testa sul suo viso, ricredendosi immediatamente.
I ricci erano scompigliati in testa ad arte, sembrava che un amante ci avesse passato le mani per ore, gli zigomi alti, le labbra carnose strette in una linea sottile e severa e gli occhi neri fissi nei suoi, pronti ad inghiottirla come le acque profonde del lago di qualche giorni prima.
《Di ritorno dall'oltretomba.》Le disse sarcastico, le braccia incrociate strette al petto.
《Così pare.》
《Mi chiedevo se vi andava di vederci per una passeggiata più tardi.》Continuò studiandola con attenzione. I suoi occhi erano troppo profondi e impertinenti.
《Oggi siete pieno di sorprese generale, a cosa devo tanto onore?》 Lo stuzzicò, distogliendo lo sguardo dal suo e concentrandosi sul tappeto ai loro piedi. Era enorme in lana colorata con al centro un enorme lupo nero e delle piccole frange dorate ai bordi. Era un dono di Darius per il suo tredicesimo compleanno e, non appena l'aveva ricevuto, era stato l'oggetto di numerose ore passate a disegnarlo. Si era concentrata così a lungo a rappresentarlo al meglio, che aveva imparato a disegnarlo ad occhi chiusi.
Le sembrò che l'aria fosse satura di elettricità. Come se tutte le emozioni che provava, riempissero la stanza.
Diede una sbirciatina distratta al generale, accorgendosi, solo ora, dei fiori che li circondavano. Sembrava davvero di stare in un enorme giardino. Riuscì a riconoscere solo alcuni fiori: i gelsomini, i calicanti, i narcisi e i crisantemi. Vi erano fiori di tutti i tipi, alcuni dai petali molto grandi e dai colori chiari e altri così diversi e affascinanti da lasciarla a bocca aperta.
Rendevano la stanza un luogo profumato e colorato, magico quasi.
Si avvicinò a un mazzo di viole, sfiorando i petali con l'indice.
《Sono meravigliosi.》Sussurrò lievemente. 《Potremmo andare al giardino di Nym se vi va, generale.》
Disse catturata da tutti quei colori e quei profumi.
《Credevo non vi piacessero i fiori.》Commentò il generale sarcastico.
《Non siate sciocco, i fiori piacciono a chiunque.》Disse sorridendo, sapeva perfettamente di sembrare una contraddizione vivente. Ma i fiori le piacevano davvero, le dame mandate da suo padre ad accudirla no.
Si girò verso il generale, che guardava il tappeto, imbambolato.
《Vi aspetto al giardino al tramonto allora.》Le disse improvvisamente destabilizzato, le sembrò che evitasse accuratamente il suo sguardo.
《A più tardi allora.》 Gli rispose imbarazzata dal suo comportamento insolito.
Lui le fece un cenno con il capo a mo' di saluto, prima di uscire dalla stanza a passo svelto.
Mira si sentì strana, come se quell'improvviso disinteresse l'avesse scombussolata in profondità.
Nel frattempo Mildred si avvicinò al letto, iniziando a rifarlo velocemente.
《Milady, c'è un altro fiore qui.》Urlò entusiasta la sua governante.
Mira lasciò perdere le viole, affiancandosi alla donna.

Un'enorme fiore che non conosceva era appoggiato al posto in cui si era seduto il generale.

Aveva uno stelo lungo e ricco di spine, dei petali color porpora e un profumo dolcissimo, che creava dipendenza.

《Che cos'è?》 Chiese totalmente rapita.

《Una rosa Milady.》

Una rosa. Era il fiore più bello che avesse mai visto.

A winter's tale Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora