La casa di Merope era buia e la strada meno profumata di quanto Mira si ricordasse.
Spostò una carcassa di lince con un calcio, per liberare la viuzza stretta e dissestata che dalla foresta portava alla catapecchia in legno di frassino ammuffito e mangiato per un terzo dalle termiti, poco distante. Non avrebbero dovuto lasciar portare il cervo d'oro al generale. Lui e le sue dannate manie di protagonismo.
《Lo porto io.》Aveva sentenziato quell' egocentrico. E Sam gliel'aveva lasciato fare, del tutto disinteressato. Credeva fin troppo nel lavoro di squadra e, viste le mani ferite, pensava che gli avrebbe favorito il compito portandolo per il bosco buio.
Avrebbe comunque riscosso lui il premio, se così si poteva chiamare.
E sarebbe stato così, Sam sarebbe passato allo step successivo e Mira sarebbe in una bella vasca bollente a farsi pettinare i capelli con olio di gigli rosa dalle mani amorevoli di Mildred, se non fosse stato per quel detestabile generale.
Aveva notato i fiori di lavanda e, tutto elettrizzato, aveva raccontato, vantandosi come non ci fosse un domani, di come lui avesse camminato su enormi campi di lavanda coltivati con cura oltre il muro. Cosa assurda, dato che era risaputo che i demoni erano barbari dall'indole distruttiva, privi di qualsiasi forma primitiva di civiltà e incapaci di apprezzare la bellezza. Mira gliel'aveva fatto notare e, per tutta risposta, lui le aveva offerto un fiore dalla ghirlanda del cervo. Ma, prima che lei potesse anche solo sfiorarlo, la mano destra del generale si era riempita di pustole piene di pus giallastro e cremoso. Ed ecco che Iris Flame aveva avuto la brillante idea di pungerle con una spilla da giacca, sostenendo fosse un metodo infallibile per rimuovere i pori e i brufoletti, cosiderati un' imperfezione estetica da molte dame. Non l'avesse mai fatto. Dalle pustole era fuoriuscito tutto il pus, e fin qui tutto ok, ma quando era sbucato il sangue, che non aveva intenzione di arrestarsi, le vene dell' intera mano erano divenute nere e ben visibili, prominenti addirittura. Finché non aveva perso sensibilità alla mano e poi al braccio.
In tutto questo, il generale Mikael era rimasto fermo e padrone della situazione, non si era lasciato andare ad isterismi inutili, non un istante di debolezza o di panico. E questo, doveva ammetterlo, l'aveva piacevolmente colpita.
Nel frattempo, dopo aver riposto il cervo accanto a un abete, evitando con cura la lavanda, lei e Sam avevano provato a curargli le ferite con la magia rudimentale del sangue. Ma era come se non rispondesse. Lì, dove la ferita si sarebbe dovuta rimarginare, il sangue stava ribollendo, come un gran minestrone sopra un fuoco scoppiettante. E per non farsi mancare nulla, erano iniziate ad arrivare le allucinazioni. Quando si dice che tutte le sfighe vengono al pettine.
Solo una grande strega o una guaritrice li avrebbe potuti aiutare. Mira non voleva rischiare portandolo a corte e, fortunatamente, Merope era nelle vicinanze, l'unica in grado di salvarlo. Avrebbe anticipato dunque la sua visita.
Così eccoli lì. In una viuzza in cattivo stato vicino ad un enorme, quanto spettrale, lago semighiacciato privo di pesci. La casetta li attendeva alla fine, accanto a un salice piangente dai rami secchi e spogli rivolti verso il basso. Si domandava sempre, vedendolo, come un albero apparentemente fragile come un fuscello riuscisse a resistere al freddo intenso.
Dietro di lei, il generale, vittima di convulsioni, muoveva le braccia e le gambe in maniera brusca e incontrollata. Iris Flame, che aveva il compito di sostenerlo per un spalla, mentre lei liberava la strada e Sam trasportava il cervo, era palesemente preoccupata.
《Principessa potete venire al mio posto? Temo per la mia incolumità.》
Mira non se lo fece ripetere due volte, stufa di spostare detriti e carcasse, si avvicinò alla dama, prendendone il posto. Guardò il braccio violaceo e nero del generale. Tutto perché non portava dei guanti in una sera così fredda. Perfino lei, che sopportava le gelate in vestaglia, aveva preferito proteggersi le mani per la caccia.
《Voglio la mia ricompensa. 》Farneticò il generale. Era da un'ora che blaterava riguardo a questa fantomatica ricompensa e a qualcosa che gli apparteneva per diritto divino. Avrebbe dovuto ricordare a Darius di pagare meglio i suoi soldati, una volta a casa.
《Ho fatto molta strada per lei. 》E avvicinò la testa alla sua spalla, per annusarle i capelli. Ma che diavolo stava facendo?
《Avete l'odore più buono del mondo, e siete anche bellissima.》
《Deve stare proprio male per farneticare così. 》Disse Mira rivolgendosi a Sam, dietro di loro.
《Parlagli, magari lo tieni lucido in qualche modo e la pianta con i suoi diritti divini.》
《Sapete che vi sento? Vi sento, vi sento. Io vedo tutto tutto e sento tuuuuutto. Quando starò meglio vi farò tagliare la lingua Lord Comandante.》Disse il generale, prima di iniziare a tremare convulsamente.
In tutta risposta Sam sbuffò, ignorandolo, gli uomini di Darius erano fuori dalla sua giurisdizione, e quindi non erano un suo problema teoricamente. Ma Mira giurò di aver sentito del fastidio e della rabbia passare per il legame. Si toccò lentamente l'anello che, da due anni a questa parte, aveva portato ogni singolo giorno. Cercò di ignorare l'inquietudine che le riempì il cuore, ci avrebbe pensato più tardi.
《Bene, allora sentite questa. Siete stato un incosciente a non mettere dei guanti.》
《Che carina che siete a preoccuparvi per me, siete ancora più carina di quando volete fingere che non vi piaccio.》
《Oh ma non ho motivo di fingere, non mi piacete. 》
《Neanche un pochino?》
《Neanche un pochino. 》Gli assicurò, tenendolo stretto per la spalla.
《Siete proprio una bugiarda. Fin troppo bugiarda e scaltra per essere una principessa.》
《E voi siete fin troppo cascamorto per essere in fin di vita, possibile che non riusciate a pensare ad altro?》Domandò più a se stessa che a lui.
《Vi sbagliate, io penso a moltiiiiissime cose. A volte vorrei smettere di pensare.》 Le disse, abbassando la voce, come se le stesse confidando il più grande dei segreti.
《Vorreste essere ancora più stupido di quanto non siate? 》
Il generale iniziò a ridere come se gli avesse raccontato una battuta divertentissima e non l'avesse insultato velatamente. 《Siete davvero simpatica. No, vorrei essere libero e non pensare a niente. Niente. Niente. Non vi capita mai?》Mira si domandò che pensieri potevano mai turbare un soldato, il vitto e l'alloggio erano garantiti per legge, ed erano anche ben stipendiati. Che avesse problemi di cuore o una famiglia da mantenere? Non le sembrava affatto il tipo.
《E cosa fareste?》
《O farei moltissime cose.》 Le prese una ciocca di capelli, sfuggita al copricapo, iniziandola ad arricciare con le dita della mano sana.《Vi porterei via con me, subitooo ad esempio. 》
Sam si schiarì la voce, doveva essere infastidito.
Mira arrossì fino alla punta delle orecchie, al pensiero che stesse ascoltando ogni singola parola.
《Vi ritroverete senza una mano ad aver rapito la vostra principessa. Non è una cosa fattibile.》
《Se non la perderò stasera vorrete dire. Beh io vi rapirei lo stesso.》Le disse puntando gli occhi neri, privi della loro luce sarcastica, su di lei.
《E dove mi portereste?》
Le si avvicinò pericolosamente all'orecchio, poteva sentirne il respiro caldo sulla pelle.
《Ovunque vogliate.》
Mira gli toccò la fronte, per distrarsi da quelle parole. Era davvero bollente, doveva avere la febbre molto alta. Fortunatamente erano arrivati alla pesante porta in arenaria, unico elemento della casa dall'aspetto resistente e stabile. Iris Flame suonò la campanella in rame arrugginito che pendeva dal tetto.
Nel sentirne il rintocco, il generale si portò le mani alle orecchie, perdendo l'equilibrio e facendolo perdere di conseguenza anche a Mira che fece uno sforzò immane per mantenerli in piedi.
《Sto morendo. Sto morendo. Fatevi dare un bacio, prima che muoia.》
《Oh per carità non state morendo. Ora Merope vi guarirà.》Mira si tolse il copricapo da volpe, buttandolo incurante sulla neve.《Merope apri questa maledettissima porta, ho bisogno di aiuto.》Urlò secca, doveva assolutamente svegliarla.
Dall'unica finestra realizzata in cocci di vetri colorati, sbucò una testa incappucciata.
《Bambina mia, lo sai che ore sono?》
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A winter's tale
Fantasy~IN RIELABORAZIONE ~ Taharis, una corte antica e malvagia, dove l'inverno regna sovrano. Una corte dove bellezza, ricchezza e potere hanno peso nella vita di ciascun suddito. Ma per una settimana all'anno, durante la Settimana delle Stelle, anche i...