Buttato un piccolo ciocco nella stufa del Campobase, Natalie ascoltò il vento soffiare all'esterno della tenda, ricordando le ampie ali metalliche del Kushala Daora e l'elegante verso che lo separava da ogni altra bestia lei avesse mai affrontato.
Sedendosi sull'ampio letto da campo, la cacciatrice passò la mano lungo i capelli della collega che, rannicchiata sul lato con mani tremanti, osservava gli scoloriti polpastrelli con occhi socchiusi e sguardo spento.
"Natalie?"
"Sono qui, dimmi"
"Non fare come me" sussurrò "non buttare la tua vita cercando di dimostrare a qualcuno quel che vali se, alla fine, a quel qualcuno non importa nulla di te"
"Non hai buttato la tua vita" provò a confortarla
"Invece sì" ridacchiò tristemente "sto costringendo una ragazzina a tenermi la mano nei miei ultimi momenti dopo aver fallito per l'ultima volta" ammise sottovoce
"Non-non dirlo come se-"
"Caccia-sassi, ricorda una cosa che ho imparato troppo tardi" farfugliò debolmente "piccoli gesti dimostrano quel-quel che importa...laddove grandi gesta falliscono. Per esempio, stringimi la mano...per favore..."
Eseguendo inconsapevolmente l'ordine ma rimanendo paralizzata da quella frase, Natalie si voltò con brevi ed impauriti scatti prima di vedere la donna chiudere lentamente gli occhi e respirare sempre più fievolmente, come se la paura fosse appena diventata una vaga forma di accettazione.
"Helain? Helain!" si voltò di scatto col resto del corpo scuotendola per una spalla "resta con me!"Osservando la bestia sdraiata di fronte a lui sulla vetta della montagna, fuggita più in alto che potesse per riposare e recuperare le proprie forze, Alexander analizzò il suo bersaglio con sguardo vittorioso, forte di poterlo attaccare nel sonno.
Essendosi assicurato di aver preparato tutto il necessario, il cacciatore impugnò il corno appena scrostato da sangue e frammenti metallici. Facendolo roteare per un istante, lo alzò al cielo per poi farlo ricadere sull'inerme muso del Drago Anziano che, con uno scatto, si svegliò lanciando un'ondata d'aria attorno a sè.
Venendo spinto all'indietro il ragazzo impuntò l'arma nella neve per fermarsi e, ruotandola, ripartì alla carica mentre il Kushala Daora si stava lentamente rialzando.
Mirando nuovamente al muso oramai ammaccato e fissando i celesti occhi confusi, gli storti denti, le corna frantumate e privo del classico strato di ruggine sulla punta del muso, il cacciatore tirò un ultimo devastante colpo laterale. Osservando la bestia muovere il collo con lenti movimenti, quasi fosse intontita, Alexander prese un lungo respiro riponendo l'arma e guardandolo nei suoi ultimi secondi.
Cadendo prima sulle zampe anteriori, il Kushala Daora collassò di lato affondando nello spesso strato di ghiaccio e giacendo nel proprio elemento, esalando qualche verso e ricordando le proprie tempeste, spegnendo i celesti occhi che puntavano al cielo a cui apparteneva.
Chinandosi, il ragazzo osservò la magnifica creatura, ora mutilata e ammaccata oltre ogni concezione, prima di passare una mano lungo il liscio collo. Trovando un punto ideale, aspettò qualche altro attimo in segno di rispetto prima di sfoderare il coltello da scalco e, con cautela, incidere la metallica corazza.
Aprendo un lungo taglio si fece largo giungendo al bianchissimo carapace sottostante, tagliandolo rapidamente prima che ossidasse tra le sue mani. Volendo sfidare la sorte, si spostò facendo correre una mano lungo la spina dorsale del Kushala Daora, arrivando infine ad un punto che, al tatto, gli sembrò differente. Affondando il pugnale aprì il più profondo taglio che riuscisse ad eseguire e, scavando tra le bianche carni con la mano, raggiunse infine quel che gli parve un piccolo oggetto. Stringendolo tirò con forza strappandolo dal Drago e, alzandolo verso il cielo, lo vide brillare di una potente ed ammaliante luce.
"Gemma di Daora" farfugliò con un soddisfatto sorrisetto sulle labbra prima di abbassare lo sguardo verso la sua vittima "sarai ricordato"Riscendendo lungo i versanti della montagna, Alexander si levò l'elmo agganciandolo ad una fibbia della falda e guardando il bruciante rossore che velava l'interno delle nerissime corazze della sua armatura.
"Maledetto il giorno che ti ho trovato tra le rovine della Torre" farfugliò prima di spostare lo sguardo altrove
Sospirando osservò come, abbattuto il Drago Anziano, la vita stesse rifiorendo tra le montagne; Giaprey e Blango ricominciarono a popolare la zona mentre, alte nel cielo, viverne erano comparse per controllare l'ambiente e constatare i danni ai loro possibili futuri domini. Ricomparendo dalle loro tane, Anteka e Popo riprendevano a pascolare tra le nevi e tra gli spiazzi verdi presso i fiumi delle vallate mentre questi ultimi, portando ghiaccio verso valle, ricominciarono a sgelarsi.
Rientrando al Campobase, il ragazzo vide l'allieva seduta a terra. Appoggiata ad una delle colonne portanti in osso, aveva portato le gambe al petto e abbassato la fronte fino a toccarsi le ginocchia, rimanendo ferma sotto il suo sguardo.
"Natalie?" domandò con fare dubbioso e avanzando a piccoli passi
Sentita la sua voce, la ragazza rialzò i languidi occhi prima di scattare in piedi e correre nella sua direzione, interrompendo subito dopo la corsa fermandosi a pochi passi da lui, portandosi le mani al petto mentre un senso di colpevolezza l'assaliva.
"Io-io..." balbettò con voce rotta "ho-ho provato e-e poi...ma lei-" balbettò incoerente
Osservandola con fare interrogativo, lasciò che il suo sguardo corresse per la zona e lungo la figura della ragazza; notando le mani e le braccia sporche di sangue, boccette e fiale a terra, la stufa spenta ed una scia di sangue a terra, il cacciatore presto comprese la situazione. Coprendosi il volto con una mano ed abbassando lo sguardo, il mentore prese un lungo sospiro prima di chiudere le distanze con l'allieva, passandole dolcemente una mano sulla testa e portandola a sé, abbracciandola.
"Io ho-ho fatto tutto quel-" provò a scusarsi con voce rotta
"Fa male, lo so" le sussurrò
"Non-non sono riuscita a-a salvarla..." balbettò scoppiando in lacrime
"Non è vero...ma so che non ti farai convincere del contrario" sospirò
Aspettando che Natalie si liberasse di quel peso, Alexander la lasciò per poi dirigersi verso la grande tenda, spostando il giallo tessuto ed entrando.
La cacciatrice riposava supina sul letto, immacolata e con le mani congiunte sulla pancia. Lo sguardo era soave, tranquillo, totalmente agli antipodi di come l'aveva incontrata e, finalmente, in pace. Stretta tra le sue mani, la Trucidadrago giaceva per accompagnarla e proteggerla, continuando a servirla anche dopo che la sua luce si era spenta.
"Quella spada...era importante per lei..." balbettò Natalie rimanendo sull'entrata
"Non ne dubito" rispose lui
"Io ho...io ho provato ma-ma non sapevo cosa fare..." s'incolpò sentendosi strozzare dal rimorso
"Non è colpa tua, un giorno lo capirai"
"Non ho saputo aiutarla!" ribatté prima di riabbassare lo sguardo "è colpa mia..."
"Allora usa quella colpa" consigliò voltandosi "ricordati il suo nome, la sua storia e caccia, da oggi, anche in suo nome"
Sedendosi sulle casse di legno a lato della tenda, Alexander tese una mano verso Natalie che, accettando il gesto, lo affiancò. Osservando le mani tremanti dell'allieva e lo sguardo perso, il ragazzo l'abbracciò conoscendo il dolore che la giovane cacciatrice stava provando, passandole lentamente una mano lungo i violacei capelli.
"Farà male" le sussurrò "molto male"
"Fa già male" rispose sottovoce
"Arriverà comunque un giorno in cui le cose cambieranno" la rassicurò "Però non fare come me, non portare questo peso da sola quindi, fino a quel giorno, lo porterò con te"
"E-E dopo?"
"Dopo avrai la forza per continuare da sola..." augurò passandole una mano lungo la schiena "torniamo a casa"Rispettando l'ordine imperativo nella sua tranquillità, i due tornarono silenziosamente a Pokke, rientrando in casa mentre le nuvole create dal Kushala Daora si stavano ancora disperdendo. Con sguardo basso Natalie si diresse verso camera sua senza proferir parola e provando non guardare i propri guanti, ancora coperti da fievoli macchie rosse che non era riuscita a cancellare.
"Daymio Porpora" la voce di Alexander la richiamò alla realtà "tu prova a riposare, io parlo con Cotoletta"
"Va...va bene" rispose con voce strozzata
Entrando in cucina mentre il Lynian giaceva con zampe in aria, sdraiato tra libri, il cacciatore si sedette a terra a gambe incrociate.
"La Dea della Caccia ha vegliato come suo solito?" domandò miagolando uno sbadiglio
"Veglia anche troppo" sospirò porgendogli la Gemma di Daora "vecchio compagno, grazie per avermi aspettato"
"Ho poco sonno...e comunque devo inventarmi qualcosa per il pranzo di domani" disse accettando l'oggetto "posso farci una zuppa"
"È un conglomerato di metalli biologici..."
"Zuppa di Daora" rispose prontamente "soccorsa la cacciatrice?"
"Non ce l'ha fatta" sospirò con disinteresse "e Natalie pensa sia colpa sua"
"Portale consiglio" propose
"E cosa dovrei raccontarle? Una favola per dormire con finale moralista?" propose ironico
"Se pensi possa aiutarla" sospirò alzandosi e prendendo un libro "ci siete passati tutti, no?"
"Tutti chi?"
"Tu" elencò nel proprio dialetto mentre riponeva ordinatamente i libri "Madoka, Chris..." si bloccò pensando un poco "Lorel-"
"Non pronunciare quel nome" minacciò interrompendolo
"Un giorno dovrai pronunciarlo Alex" gli ricordò dandogli due zampettate sulla spalla "prima ci riuscirai e prima guarirai"
"Facile a dirsi" sospirò alzandosi
"Mi trovi alla fattoria"
"Che andate a fare voi Lynian, sempre, alla fattoria?" domandò esasperato
"Cose da Lynian" rispose prima di alzare la zampetta e salutarlo con un miagolio "non lasciarla sola altrimenti si troverà nella tua situazione...ma senza l'esperienza per conviverci"Scuotendo il capo mentre la porta si chiudeva, il ragazzo, sentendo l'allieva muoversi per la stanza, preparò della cioccolata lasciandola scaldarsi lentamente finché, addensata, non la versò in due tazze. Salendo le scale ma senza sapere cosa avrebbe detto, raggiunse la porta della giovane alla quale bussò sentendo, subito dopo, un gran trambusto.
Indossando di fretta la maglia del pigiama ed anche la vestaglia da notte, Natalie corse ad aprire la porta.
"M-Maestro" balbettò con occhi lucidi
"Posso entrare?"
"Prego" rispose prontamente facendosi da parte
"Cioccolata?" propose
"Prima non sono riuscita nemmeno ad assaggiarla" ridacchiò
Mentre la giovane viveva una strana sensazione di deja vu, il ragazzo aveva notato gli occhi lucidi, i denti stretti, il volto rosso ed il respiro affannato che, ora più di altre volte, la caratterizzavano. Alzando la mano ed allungandola verso l'allieva, Alexander la poggiò sulla spalla di lei quando vide una smorfia di dolore simile a quella che aveva già notato in precedenza quella sera.
"Permettimi..." cominciò con fare dubbioso
Facendo senza preavviso un minimo di pressione sulla spalla della ragazza, questa riuscì a mostrarsi impassibile per istanti che le parvero infiniti finché, vedendolo alzare un sopracciglio, non sentì la presa stringersi. Dopo una disperata stretta di denti per contenersi, Natalie lanciò un sommesso urlo di dolore, ritraendosi e cadendo in ginocchio mentre si portava la mano alla spalla. Mentre la tazza di ceramica cadeva a terra frantumandosi in decine di cocci, lacrime cominciarono a scorrere dai suoi occhi; occhi che avevano visto e avevano provato troppo dolore in quella breve notte.
"Spiegati" sospirò lui con sorprendente tranquillità
"Non è niente"
"Certo, non è niente" rispose ironico vedendo l'ovvietà delle cose
Prendendola in braccio ed alzandola da terra, il ragazzo la ripose delicatamente sul letto prima di correre in camera sua.
Tornando con una cassetta del pronto soccorso e con un libro in mano, osservò la ragazza tremare mentre, raggiunto il proprio limite, provava a sbottonarsi il colletto del pigiama con la mano sinistra. Non riuscendo nell'impresa, lo strinse coi denti e strappò la maglia a metà, rivelando la spalla destra gonfia ed estremamente arrossata.
"Fa-Fa male..." balbettò tra brevi ma profondi respiri "mi-mi posso...anche da sola-"
Ignorandola ed aprendo il libro che aveva con sè, Alexander fece scorrere le pagine, leggendo velocemente quel che c'era scritto prima di chinarsi di fianco a lei, osservando il problema e sfogliando pagine dopo pagine finché non trovò quel che gli interessava.
"Posso aiutarti ma farà male per qualche ista-"
"Fallo!" ordinò cedendo "ti prego fallo" supplicò non sopportando più il lancinante dolore
Finendo di strappare la maglia oramai lacerata per levargliela, il ragazzo lanciò un rapido sguardo alla sua figura per poi concentrarsi, prendere un breve respiro ed aprire la cassetta.
Sollevandole lentamente la testa le poggiò di fronte alle labbra una fiala contenente un liquido carminio dall'acre odore, convincendola a berne solo una goccia che le regalò un un amato, ma fragile, momento di pace.
Prendendole la spalla tra le mani, poi, applicò una leggera pressione e, di colpo senza darle il tempo di realizzare, spinse con forza. Un palese suono osseo si fece largo nella la stanza, coperto solo da un breve ma lancinante urlo della ragazza che, dopo qualche profondo respiro in disperata ricerca di aria, si addormentò.
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Monster Hunter - Cavalieri del Nord
FanfictionCosa significa esser cacciatori? Sfidata dagli elementi ma protetta dalla sua innocente inesperienza, incatenata dal rimorso ma sospinta dalla speranza, frenata dal dubbio ma solcando la sua determinazione, una semplice cacciatrice si imbarcherà in...