Riaprendo gli occhi e non sentendo più alcun dolore, Natalie osservò per pochi istanti il mondo attorno a lei con fare confuso, mettendo poi a fuoco l'immagine generale di camera sua. Trovandosi sdraiata sotto le coperte del suo letto, si mise seduta facendo attenzione a non spingersi col braccio destro dove, con sua sorpresa, notò un'ampia serie di bende percorrerle anche il busto, magistralmente tese e strette per bloccarle la spalla in modo che, nemmeno volontariamente, potesse muoverla più del necessario.
Giacendo sulla scrivania di fronte alla sedia, la Gigantica di Alexander si presentava aperta e con gli anelli metallici slacciati, mentre svariati fogli giacevano divisi in piccoli mazzi.
Girandosi alzò la coperta, portando i piedi sul pavimento ed alzandosi prima di sgranchirsi braccia e gambe, barcollando mentre provava a fare qualche passo. Sul comodino alla sua destra notò un pigiama ed una vestaglia da notte, ambedue rosa e ripiegati con cura prima di sentire un familiare rumore di passi che la convinsero a risedersi sul lato del letto. Sentendo la porta aprirsi, l'allieva alzò il proprio sguardo che si incrociò con quello del mentore che la osservò in silenzio. Non trovando parole, il ragazzo ebbe un attimo di esitazione prima di avvicinarsi e, rivolgendole uno sguardo rasserenato, inchinarsi di fronte a lei appoggiandosi su di un ginocchio.
"Hei..." le disse dolcemente passandole una mano sulla nuca "come stai?"
Finalmente in pace, la ragazza scosse la testa prima che altre lacrime, sebben per un diverso motivo, cominciassero a percorrerle le guance.
"Grazie..." balbettò incredula
Non sentendo più, dopo settimane, alcun dolore a tormentarla, la giovane si lanciò ad abbracciare il mentore e quest'ultimo, non sapendo come reagire, aspettò qualche secondo prima di ricambiare il gesto con un poco d'inaspettato imbarazzo.Passato qualche minuto in cui Natalie si concesse un rapido pianto liberatorio, concedendosi un attimo di debolezza, lasciò il mentore prima di risedersi sul letto e passarsi i polsi sul volto per asciugarsi le lacrime.
Riparatasi dal fresco sedendosi sotto le coperte, notò lo sguardo sia preoccupato che rasserenato di lui mentre, con calma, richiudeva la Gigantica sulla scrivania.
"Mi...spiace di aver vi fatto preoccupare" ammise
Sentendo quelle parole, il ragazzo smise di girare le pagine prima di voltarsi nella sua direzione, avvicinandosi con fare truce mentre si scrocchiava le dita. Accostando una mano al suo volto, si concesse di tirarle una schicchera in fronte prima di prendere la sedia e portarla dalla scrivania fin di fianco al letto.
"Questa volta mi avete lasciato il segno" si lamentò lei con tono ironico e dolorante mentre si massaggiava la botta
"Farai meglio a spiegarti" minacciò "e stá certa che nessun falchetto potrà distrarmi"
Deglutendo e comprendendo dal suo tono la serietà della situazione, Natalie distolse lo sguardo sentendo un brivido correrle lungo la schiena. Passando una mano lungo la pelliccia che sovrastava le sue coperte, prese un lungo sospiro interrotto da qualche scatto di paura.
"È...successo mentre affrontavo un Plesioth venendo qua" cominciò a raccontare stringendosi nelle spalle "mi hanno curata a Yukumo ma dopo un po' le cose sono peggiorate. Ogni volta che paravo un colpo sentivo una scossa di dolore correre lungo il mio corpo e-e faceva male...molto male"
"Perché non me l'hai detto? Avremmo potuto chiamare un dottore o, semplicemente, aspettare"
"Pensavo sarebbe passato"
"Una spalla non si aggiusta se continui a sforzarla" spiegò con ovvietà
"P-pensavo fosse qualcosa da poco, mi spiace"
"Spiace anche a me. Perché non me l'hai detto?" rimarcò la domanda
"Perché non volevo un'altra, ulteriore, delusione" farfugliò stringendosi le gambe al petto e appoggiando lentamente la testa alle ginocchia "nulla sta andando come pensavo..." ammise infine
Portandosi due dita sulla palpebre per poi coprirsi la bocca mentre pensava, Alexander notò come la ragazza, per la prima volta, sembrasse persa e pronta ad abbandonare quel che sapeva essere la sua vocazione. Sospirando scosse il capo prima di allungare la mano e passarla sui violacei capelli della giovane, attirando la sua attenzione.
"Mia piccola Daymio Porpora..." la chiamò prima di alzare il lembo sinistro della sua maglietta "nemmeno in quest'occasione le cose stavano andando come pensavamo"
Rivelandole solo una parte di quel che aveva già visto, Alexander le mostrò decine di cicatrici superficiali che gli percorrevano il fianco, mentre la pelle attorno a queste, seppur sembrando normale, rimaneva un poco più scura.
"Cosa è successo?"
"Qualcosa che, per rispetto altrui, non dovrei dirti" spiegò riabbassandosi la maglia "ma quel che voglio farti capire è che se le cose non stanno andando come hai previsto, allora non devi aspettare che migliorino. Abbiamo già provato a parlarne quindi, lascia che te lo riproponga: se qualcosa ti turba, ora, apertamente e senza giudicare, sono qui per ascoltarti"
"Non sono vostra amica, la vostra metà o la vostra compagna di caccia" ripeté le vecchie parole di lui "quindi come dovrei fare a confidarmi con qualcuno che trova sempre una scusa per non dirmi niente?"
Abbassando il capo per distogliere il colpevole sguardo, pronto a tutto ma non ad una domanda tanto innocente quanto veritiera, Alexander sentì come se i ruoli si fossero ribaltati. Convinto, però, a capire cosa turbasse il triste sguardo nascosto dalle ciocche viola che aveva di fronte, si passò una mano tra i capelli prima di chinarsi in avanti, appoggiandosi coi gomiti sulle ginocchia
"Anni addietro, ben prima che avessi la tua età, ho cominciato ad assistere una formidabile cacciatrice, decine e decine di volte più brava e competente di quanto sia io" cominciò a raccontare imperterrito, convinto di quelle parole e con tanta tranquillità da sorprendere la giovane "tra di noi c'era un legame che ci ha tenuti vicini per anni e, mentre lei cacciava e sperimentava, io ascoltavo le sue lezioni e i suoi consigli, facendo miei i suoi segreti. Raggiunta l'età per diventare cacciatore, mi concesse tutta la stagione calda e la successiva stagione fredda per raggiungere, da solo, almeno l'Alto Grado ed avanzare rapidamente" spiegò
"Solo due stagioni?" domandò non riuscendo nemmeno a concepire quanto breve fosse il lasso di tempo
"Solo?" domandò ridendo "Addirittura due" corresse "Avendo fatto mio il suo sapere, effettivamente, mi rimaneva poco da imparare. Metà del lavoro era già fatto"
"Com'è andata a finire?"
"Dovevo farcela perché ero determinato a diventare suo compagno di caccia, non più un protetto e, infine, lo diventai. Terminai quell'impresa ottenendo, oltre a quella ricompensa, il favore di Nekoth e della Gilda...e da quel giorno cominciammo a cacciare come compagni" spiegò prima di incupirsi "poi successe che...alcune cose...ci hanno allontanato e non pensò la rivedrò mai più..." rivelò distrattamente "ho continuato a cacciare ma col tempo tutto cominciò a sembrarmi effimero quindi, un giorno, dissi a Nekoth che intendevo andarmene, ricominciando un'altra vita da zero, da un'altra parte"
"E...e lei che ha detto?"
"Che ha detto?" domandò ridendo in un totale cambio d'atteggiamento "niente, non ha detto proprio niente a me! Ha aspettato un po' di tempo e ha detto a te" rimarcò indicandola "di venire in questo villaggio sperduto tra le montagne...e il resto della storia la conosci"
Nonostante il mentore stesse ridendo, Natalie notò il falso sorriso ed il pizzico di melanconia negli occhi, realizzando di essere l'unica ancora che stesse bloccando il ragazzo dal proseguire la propria vita e, confermando le sue paure, facendola sentire una zavorra nel vero senso della parola.
STAI LEGGENDO
Monster Hunter - Cavalieri del Nord
Hayran KurguCosa significa esser cacciatori? Sfidata dagli elementi ma protetta dalla sua innocente inesperienza, incatenata dal rimorso ma sospinta dalla speranza, frenata dal dubbio ma solcando la sua determinazione, una semplice cacciatrice si imbarcherà in...