Capitolo XIV

259 31 7
                                    

- Ma sei sicura? Vuoi davvero che Nagai... - blocco Megu dal proseguire la frase - Sì, sono sicura. -

Non so cosa Megumi mi racconterà, riguardo il mio passato dimenticato, ma...

Sento che è giusto ci sia anche Nagai.

- Ehm... ragazze, che sta succedendo? - il biondo si lascia trascinare, con aria estremamente confusa.

- È... complicato. - risponde Megu, vaga come al solito.

- Smettila di ripetere che è complicato. Non hai idea di che fantasie mi sono fatta a causa delle tue parole. Sono ore che mi tormento, tanto che... beh, lo sai. - sospiro sull'orlo di una crisi nervosa.

La mia affermazione finale si riferiva alle ultime ore di scuola, ore che ho passato facendo per modo di dire lezione.

Tanto che, alla domanda della professoressa di letteratura, non ho saputo rispondere. Trovandomi a fare scena muta.

E questo... mai mi era capitato prima d'ora.

La mia unica fortuna è stata lo svenimento di stamattina, che mi ha parato il sedere. Portando l'insegnante a credermi ancora frastornata.

Ma...

La verità è un'altra.

Fisicamente stavo più che bene.

Ad essere compromesso era ed è il lato emotivo.

Dopo l'uscita di Megumi ho davvero cominciato a far mille pensieri sulla mia strana amnesia.

Ho ipotizzato d'essere anch'io spettatrice di qualche crimine.

D'essere io la possibile vittima.

Di aver preso un colpo in testa.

Insomma, di ipotesi ne ho sfornate a bizzeffe e... che dire?

Ancora ora non ho idea se tra esse ci sia quella vera che, a quanto pare, la mia amica conosce.

Diamine...

La testa mi esplode.

Non ne posso più di tutto questo mistero.

Mi sento come se fossi un uccellino in gabbia, ma la gabbia è la mia stessa mente.

Voglio sapere.

Non importa se scoprirò cose sgradevoli.

In fondo, cosa potrebbe esserci di più spaventoso di qualcosa che non si conosce?

È l'ignoto a spaventare.

Perché... come puoi affrontare un qualcosa che sai esserci, ma non sai di cosa si tratta?

È un po' come sentire dei rumori mentre sei al buio e tentare di attaccare ciò, che li produce, senza sapere cos'è o dov'è.

- Ruri, vuoi entrare in casa tua trascinandolo per il polso? Tua madre potrebbe farsi un'idea sbagliata. - Megumi mi ferma, quasi arrivati di fronte a casa mia.

Ed è così che mi rendo conto di aver percorso tutta la strada in questa maniera.

Con la mano stretta a mo' di morsa sul suo polso.

Di scatto lascio la presa, constatando terribilmente d'aver stretto così tanto da lasciargli i segni delle unghie nella carne.

Quanto cavolo stavo stringendo?

- Oddio... Nagai... - gli afferro la mano con le mie, tremanti.

- Mi dispiace così tanto. Io... - non riesco a proseguire, a causa del suo successivo gesto.

Due Come Noi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora