III: "Elios come il Dio del Sole"

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Salutai Brì con la promessa di una videochiamata in serata per farle sapere come sarebbe andata la giornata e se avessi incrociato per i corridoi degli studi Andreas Müller.

"È un figo pazzesco Rosi" mi aveva urlato prima di immergersi nuovamente nel suo mondo abitato dai colori con la sua amata Bubi.

Riposi il cellulare nella tasca interna della borsa. Scivolai dalla mia postazione, accanto al finestrino, verso il sedile centrale.Mi sporsi leggermente verso il davanti della vettura, abbracciando e appoggiando la fronte sul poggiatesta del sedile passeggero.

La chiamata con mia sorella era stata un toccasana. Una boccata di puro ossigeno dopo settimane di apnea prolungata.Sicuramente molto meglio della seduta settimanale con il mio terapeuta.
A detta delle recensioni trovate su internet era il migliore sulla piazza.
Non che avesse giovato al mio spirito. Tranne per le mie finanze, loro sì che si erano sentite toccate nel profondo.

Molto nel profondo.

Brì aveva ragione. Avrei dovuto alzare le mie chiappe dal divano, mollare tutto e prendere quell'aereo di linea che mi avrebbe portato dritta dritta fra le sue braccia. Lei sì, che avrebbe trovato il modo di disinfettare e ricucire le ferite che dilaniavano il mio cuore. Mi avrebbe asciugato le lacrime, sussurrato parole gentili e fatto mettere sui fianchi e sulle cosce decine di centimetri grazie alla sua favolosa cheesecake.

E invece no, ho preferito dare ascolto alla signora Annalisa e al suo commento valutato cinque stelle da Google.

Non imparo proprio mai.

È ancora mancava all'appello delle disgrazie  sovrumane mia madre.

Avrei vuotato il sacco anche con lei.
L'avrei chiamata quella sera stessa. Non potevo più rimandare la cosa, donna Franca e il suo fiuto per il gossip potevano già essere sulla pista giusta. No, non potevo assolutamente permettermi che fosse quella cinica spietata a darle la notizia della rottura prima della diretta interessata.

Una cosa per volta Rosalba mia.
Prima vedi di sopravvivere a questa giornata lavorativa. Poi penserai ad informare il resto della famiglia sulla tua catastrofica ed insulsa vita amorosa.

Sospirai sommessamente.

"Siamo quasi arrivati a destinazione signorí" annunciò Roberto, indicando sul navigatore satellitare i chilometri mancanti alla destinazione finale. "Con questo tempo da lupi le strade si trasformano in un girone infernale dantesco, che siano dannati gli incapaci al volante occasionali"

"Stai tranquillo Roberto, sono in perfetto orario e come hai detto tu, manca pochissimo all'arrivo."

"Certo Signorí, ma è davvero frustrante per noi autisti rimanere imbottigliati per troppo tempo nel traffico cittadino piuttosto che sfrecciare liberamente sull'asfalto rovente"

Roberto era un ex pilota di Rally.
Nato e cresciuto in un piccolo paesino della profonda Calabria. Nella vecchia officina del padre, aveva imparato ad amare quel mondo fatto di olio lubrificante e motori rombanti. Ma quella che per lui era la felicità della vita si era rivelata ben presto effimera.
Il posto in officina iniziava a non soddisfarlo più, almeno non come quando era bambino. Quella piccola bottega a gestione familiare, quel paese abitato dalle stesse facce e quella mentalità rurale e poco aperta al nuovo che avanza, iniziava ad andargli stretto. Troppo stretto, quasi a soffocarlo. Così, appena diciottenne aveva lasciato il posto che gli aspettava di diritto, succedendo il padre nella gestione dell'officina e si era trasferito al Nord.

A Pavia aveva trovato l'amore.
Quello profondo per le auto da corsa.

E quello dolce di Maria.

Il primo si era interrotto
bruscamente ad una curva a gomito lasciandogli in ricordo un orribile cicatrice. Il secondo aveva resistito a tempeste ben più gravi di quella che era in corso sulla città romana e gli aveva donato due splendide figlie.

Ortica || ZerbisaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora