XXX: "Decisioni basate su percezioni idiote"

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Fu un raggio di luce a svegliarmi. Penetrava, silente, attraverso le fessure delle persiane semi abbassate. Cercai di sfuggirgli cacciando la testa sotto al cuscino. Mi rannicchiai su un fianco, distendendo le gambe. Le lenzuola profumavano di lavanda fresca, o forse di menta piperita. Qualsiasi fosse la giusta fragranza, era davvero inebriante ed ero sicura di averla già sentita addosso a qualcuno. Solo che, in quel momento con la mente ancora annebbiata dal sonno, non riuscivo ad associarla a nessuno.

Sentivo caldo e c'era qualcosa di duro che mi premeva contro le natiche. Mugolai, leggermente infastidita. Feci scivolare una mano sotto le coperte e tastai alla cieca fino a quando, le mie dita non raggiunsero il punto dove avvertivo quella strana presenza. La toccai insistentemente per cercare di capire la sua natura.

Un gemito smorzato interruppe il movimento delle mie dita e, improvvisamente, realizzai la gravità della situazione. Spalancai gli occhi e rotolai di faccia giù dal letto, atterrando sul parquet.

Scattai in piedi, la bocca aperta in un grido soffocato e incrociai lo sguardo di Rudy ancora assonnato.

Oh mio Dio!

Avevo inconsciamente ed abbondantemente palpato il suo...

"Cazzo!" gridai con voce strozzata.

"Buongiorno anche a te" rispose lui a bassa voce, massaggiandosi un braccio. "Dormito bene?" Si tirò su a sedere. Le coperte gli scivolarono via di dosso e rimase a torso nudo davanti a me. Sgranai gli occhi e non potei fare a meno di arrossire.

"Come...come sono arrivata qui?" la mia voce aveva un suono rauco, ancora impastata dal sonno. Mi schiarii la gola, evitando di guardare l'accenno di peluria che cresceva sul suo petto. "Ricordo che eravamo usciti sul balcone e che faceva molto freddo. Tu mi hai coperto con la giacca  e hai detto qualcosa riguardo la mia salute. Poi...poi..." mi interruppi con una smorfia. Mi resi conto di non riuscire a continuare il discorso perché i ricordi erano come sbiaditi.

Rudy aggrottò la fronte. "Hai avuto un piccolo problema con il corsetto, ricordi?" disse in tono tranquillo e guardandomi di traverso con i suoi penetranti occhi verde muschio. Mi squadrò per un istante per poi continuare a parlare. "Non riuscivi a respirare e sei svenuta tra le mie braccia. Ti ho portata via di peso dalla festa e, non sapendo dove fossero le chiavi del tuo appartamento, ho pensato di portarti qui."

"E mi hai messo tu a letto?" chiesi cauta pur conoscendo già la risposta.

Rudy annuii sorridendo. "Già."

Aprii la bocca per ribattere, ma la richiusi.

Perché sentivo così freddo?

Abbassai lo sguardo e con orrore mi resi conto di stare indossando una maglietta da uomo. Una semplice t-shirt nera impregnata dello stesso odore del cucino che a malapena riusciva a coprirmi il sedere.

Avvampai. "Che cos'è questa?" quasi gridai, afferrandone il tessuto e indicando convulsamente il disegno stampato sopra.

"Una maglietta." mi rispose come se fosse un ovvietà.

"E quando l'ho indossata?" domandai cercando di tirare verso il basso l'orlo per coprirmi il più possibile. Mi guardai intorno per la prima volta. Notai il mio abito appoggiato su una sedia vicino ad un armadio e le mie scarpe abbandonate vicino al comò.

Rudy arricciò le labbra divertito. "Quando ti ho adagiata sul letto, ti sei svegliata. Hai blaterato qualcosa sul fatto che non volevi rovinare il vestito e così te lo sei tolto. Hai voluto indossare a tutti i costi quella maglietta e ti ho lasciato fare."

Spalancai la bocca, mentre la consapevolezza delle sue parole dilagava in me. "Quindi...tu mi stai dicendo che mi hai vista con solo la biancheria indosso?" sussurrai, con la bocca così secca per l'imbarazzo.

Ortica || ZerbisaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora