XXIX: "Fino all'ultimo respiro"

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Sabato sera, alle otto meno un quarto, stavo seriamente prendendo in considerazione l'idea di fingermi nuovamente malata. Alle otto precise e vestita di tutto punto stavo simulando, con le mie pessime doti recitative, una brutta laringite. Ma, alle otto e mezzo, quando il suono del campanello mi segnalò l'arrivo del mio autista, presi tutto il coraggio di cui disponevo e uscii dal portone del mio appartamento.

Raddrizzai le spalle e feci dei respiri profondi.   Potevo farcela. Dopotutto era una faccenda che si sarebbe svolta nel giro di un paio di ore  e poi, era risaputo che alle feste gli assenti sarebbero stati argomento di chiacchiere e pettegolezzi e francamente non ci tenevo ad essere sulla bocca di tutti. Inoltre avrei trovato il modo di svincolarmi da Carlo, non appena avrei varcato le porte d'ingresso della villa, confondendomi con la folla.

Per quanto riguardava Rudy, invece avrei dovuto fare appello a tutta la mia forza di volontà - e a qualche drink - per supportare la visione di lui volteggiare insieme ad Allegra sulla pista da ballo. Il pensiero dei loro corpi avvinghiati mi mozzava il respiro in gola e il corsetto che avevo indossato sotto il vestito non migliorava certo la situazione.

Di fronte alla facciata della villa, illuminata da una cascata di luci d'orate, la tentazione di darmi alla fuga tornò a farsi sentire in maniera prepotente, ma cercai di resisterle.

Forza Rosalba. Devi solo resistere un paio di ore. Due al massimo, cosa potrebbe mai andare storto?

Ma, per le undici di sera, mi fu chiaro che niente sarebbe andato per il verso giusto. Carlo aveva già cercato una dozzina di volte di invitarmi a ballare con lui; la sua mano aveva sfidato tutte le leggi del pudore e si era spinta più in basso del dovuto ed era rimasta ancorata al mio fondoschiena nonostante il mio disappunto e la profonda scollatura del vestito non permetteva al suo sguardo di indugiare altrove.

Avevo intravisto la figura di Rudy, stagliarsi al tavolo del buffet, o forse era un'allucinazione dovuta all'abuso di alcol per rendere più sopportabile la presenza di Carlo al mio fianco. Nonostante la musica sparata dalle casse e il numero spropositato di invitati, riuscivo comunque a sentire la sua presenza. Forse ero semplicemente pazza o magari avevo esagerato con l'alcol, ma ero convinta di sentire la sua voce e la sua risata risuonare nella sala da ballo. Mi sembrava di sentire i suoi occhi penetranti sulla schiena  mentre studiava indisturbato i miei movimenti e di questo passo, ne ero certa, avrei rischiato seriamente di impazzire.  

Con la scusa di prendere un altro drink mi allontanai da Carlo e dalla sua mano molesta. Mi fermai brevemente al tavolo dei drink, nel caso lui mi stesse tenendo d'occhio, quindi con un bicchiere di White Russian in mano sfrecciai fuori dalla sala e mi rifugiai in un corridoio semi deserto. Mi accasciai, sfinita e scoraggiata, su un comodo divanetto per prendere un po' d'aria. Il corsetto allacciato troppo stretto in vita mi impediva di respirare decentemente e sentivo la testa pesante a causa dei drink che avevo bevuto in precedenza. Rimasi seduta per alcuni minuti beneficiando della tranquillità del posto e felice di non dovermi difendere, almeno per il momento, dal comportamento  inopportuno di Carlo.

Una voce maschile, che riconobbi con orrore, infranse presto i miei sogni di pace. Carlo aveva lasciato la sala da ballo ed era venuto a cercarmi.

Scattai in piedi come una molla, soffocando un'imprecazione. L'ultima cosa che desideravo accadesse quella sera era che lui mi trovasse seduta da sola in quel corridoio poco frequentato. I miei sensi di pericolo si attivarono e si misero subito alla ricerca di una soluzione per arginare quell'impertinente e sgradevole inconveniente. Rapida mi infilai nella porta adiacente al divanetto che, per mia fortuna, non era stata chiusa a chiave e rimasi in attesa, al buio, il cuore che mi batteva a mille nel petto, ascoltando il rumore sordo, prodotto dai suoi passi, sul pavimento che si avvicinavano rapidamente.

Ortica || ZerbisaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora