VII "Quando Maria De Filippi si mette in testa una cosa" part. I

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[PRIMA PARTE]

Varcai la soglia, trattenendo il respiro. La scena che si presentò davanti ai miei occhi me la sarei ricordata per il resto della vita.

L'enorme sala riunioni, a cui avevo avuto accesso, aveva le pareti di vetro e la stanza era quasi interamente occupata da un immenso tavolo in acciaio, intorno al quale erano disposte almeno una ventina di sedie in pelle bianca, la maggior parte delle quali erano già state occupate.

Ma la cosa che mi mozzò il fiato fu la vetrata a tutta altezza che si affacciava sull'immenso giardino che si estendeva per diversi ettari circondando l'intero edificio.

Nonostante il grigiore esterno la sua bellezza naturale risplendeva di luce propria. In primavera quella piccola oasi verde doveva essere un vero spettacolo.

Il miei occhi si spostarono sui presenti. Lasciai correre lo sguardo lungo tutto il tavolo, passando in rassegna ciascun volto alla disperata ricerca di un particolare familiare.

Poi, quando oramai stavo per gettare la spugna e rassegnarmi all'evidenza di essere circondata da perfetti sconosciuti, la vidi.

I capelli biondi e perfettamente ordinati le ricadevano lisci fino a toccarle la base del collo. Gli immancabili occhiali dalla montatura dorata, sottili e leggeri e dalla forma arrotondata che conferivano allo sguardo un aria sbarazzina. Il corpo tonico, plasmato da ore e ore di esercizio fisico, era fasciato in un completo casual composto da una camicetta e da un paio di jeans aderenti, dal lavaggio scuro. Ai piedi, manco a dirlo, gli immancabili tacchi neri firmati Louboutin.

A capo dell'immensa tavolata, seduta comodamente sul suo trono in finta pelle, c'era la regina indiscussa della televisione italiana.

Maria De Filippi in carne, ossa e picchi di share che raggiungevano vette inarrivabili per chiunque fosse del mestiere, mi stava sorridendo.

"Benvenuta Rosalba, ti stavamo aspettando." Annunciò, alzandosi in piedi. "Vieni avanti e accomodati pure". Maria mi fece cenno di sedermi in una delle due poltrone libere di fianco alla sua postazione.

E siederai alla destra del Padre.

Ok, forse stavo leggermente esagerando con tutti quei richiami alla cristianità e, molto probabilmente, la Santa sede se fosse venuta a sapere di quelle associazioni mi avrebbe denunciato per blasfemia.

Avevo sempre visto quella donna sotto una luce "divina", perfetta ed eterea in ogni occasione, capace di far accadere miracoli
facendo semplicemente scorrere su dei binari una busta mega galattica facendo scendere la pace nei cuori delle persone.

"Buon pomeriggio a tutti" biascicai timidamente mentre mi trascinavo verso il posto che mi era stato indicato.

Mi sentivo lo sguardo di tutti i presenti puntati addosso e come delle cineprese erano pronti a riprendere ogni mia singola mossa.

Non inciampare.

Ti prego Rosalba, non è il momento di dare spettacolo finendo lunga distesa sul tappeto persiano ricamato a mano.

Evitiamo di collezionare altre figure di merda per il momento.

Ho già fatto abbastanza danni.

L'agitazione non accennava a diminuire, anzi il fatto di essere circondata da estranei pronti a puntarmi il dito contro al minimo errore non migliorava certo la situazione.

Eccetto Maria, che continuava a sorridermi con fare materno e rassicurante, il resto dei presenti aveva un cipiglio tale da farmi accapponare la pelle.

Mi sedetti, cercando di ritrovare la calma.

Ortica || ZerbisaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora