Mi bloccai nel bel mezzo della strada. Le gambe, paralizzate dalla paura, mi impedirono di muovermi così da evitare la moto, che era sbucata all'improvviso dall'incrocio.
La vidi avanzare a grande velocità.
Sgrani gli occhi per la sorpresa. Il respiro mi morii in gola.
Troppo tardi il pilota si rese conto dalla mia presenza che stava occupando la carreggiata, ostacolando così la sua corsa.
Il suono assordante dei freni sovrastarono il rumore circostante. L'aria si riempii dell'odore pungente di gomma bruciata.
Realizzai, in un istante, che il tentativo del motociclista di arrestare il proprio mezzo sarebbe risultato vano e che in nessuno modo avrebbe potuto evitare alla moto di piombarmi addosso, investendomi in pieno.
Serrai le palpebre, istintivamente. Preparandomi all'impatto. Ma, mentre nella mia testa si stavano già accavallando imagini catastrofiche dell'incidente e di come i giornali avrebbero annunciato la mia dipartita da questa terra con titoli struggenti sbattuti in prima pagina.
Avvertii chiaramente una presa ferrea circondarmi il polso.
Fui strattonata con prepotenza all'indietro, perdendo l'equilibrio.
Girai vorticosamente su me stessa, come una ballerina di merengue durante una competizione internazionale di ballo e andai a sbattere con la faccia contro qualcosa di solido.
Repressi un gemito di dolore.
La moto superò il punto in cui mi ero bloccata mancandomi per un soffio. Sentii lo spostamento dell'aria, provocato dal suo passaggio, scompigliarmi i capelli. Non si fermò, anzi riprese la sua folle corsa con un rombo assordante e il suono prolungato del clacson.
"Cristo Santo Rosalba!"
La voce maschile, dal tono duro mi costrinse ad aprire gli occhi. Il tessuto morbido della maglietta bianca che entrò nel mio campo visivo, mi solleticava la punta del naso. Respirai il profumo fresco e intenso che emanava.
Il suo.
Odorava di biancheria appena pulita e di qualche costoso dopo barba. Lavanda e menta fresca creavano un giusto mix inebriante.
Sollevai lentamente la testa. Il cuore pareva sul punto di esplodermi nel petto e non per merito dell'incidente a cui ero miracolosamente scampata, quanto piuttosto al braccio dell'uomo che mi stava tenendo stretta a sè. Sentivo il sangue affluire rapidamente al viso, arrivando ad imporporarmi le guance.
Accompagnai il movimento della testa lasciando vagare lo sguardo sui particolari del suo corpo, osservandoli nel dettaglio: Il pomo di Adamo pronunciato, la barba ben curata, le labbra fini, leggermente dischiuse.
Un percorso lento, graduale fino a raggiungere i suoi occhi. Mi tuffai in quelle iridi acquose, annegando in quel mare verde muschio.
"Tutto bene?" mormorò Rudy, le dita della mano libera mi sfiorarono la pelle del viso. Riportandomi per un brevissimo istante al ricordo del nostro primo incontro quando, con quelle stesse dita mi aveva accarezzato una guancia.
Sembrava passata un eternità da quel momento. Eppure, mi corressi mentalmente, erano trascorsi solamente tre giorni.
Rudy mi sistemò, con una delicatezza che non pensavo potesse appartenergli, una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Mi stava guardando negli occhi e io ressi a fatica il suo sguardo ardente.
Schiusi le labbra per la sorpresa. La mia mente girò a vuoto, non riuscivo a trovare il fiato necessario per rispondere alla sua domanda. Sostenere il suo sguardo era diventato impossibile e cosi, abbassai gli occhi dirottando tutta la mia attenzione sulla sua bocca.
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Ortica || Zerbisa
Fanfiction"Sai Rosalba" mormorò annullando, con un passo, la distanza che ci separava "Non ti conviene prenderti gioco di me o potrebbe finire male" mormorò vicino al mio orecchio. Il fiato caldo a solleticarmi il collo. Un brivido mi percorse tutta la schien...