XIII: "Un tuffo al perla blu"

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La superficie liscia del bancone risultava un po' appiccicaticcia al tocco ma, non badai alla sensazione di repulsione che provocavo nello sfiorarla.

Afferrai il bicchiere straboccante di liquido ambrato che mi veniva offerto, il quinto nell'arco di mezz'ora.

O forse era il sesto.

Avevo perso il conto.

"Brindiamo alla nuova professoressa di canto di Amici!" urlò Lorenzo, per farsi sentire sopra il frastuono che ci circondava.

Fece cozzare i bicchieri, svuotandone il contenuto del suo in un unico sorso.

Lo imitai.

La gola andò immediatamente a fuoco e mi resi conto in quel istante che non era stata un idea brillante quella di mescolare insieme tutti quegli alcolici nel giro di così poco tempo.

Mi sentivo euforica.

L'alcol ingurgitato mi aveva privata di ogni freno inibitorio. Sentivo la testa leggera e i pensieri vi vagavano liberi ed impalpabili.

Ero una bomba ad orologeria, pronta per essere innescata.

E il timer iniziò a scandire il tempo restante per l'autodistruzione, in quel preciso momento.

"Non mi limiterò solamente ad insegnare a delle teste vuote a cantare" decantai, schioccando le labbra e poggiando il bicchiere sul bancone.

"E cos'altro hai in serbo per noi poveri telespettatori?"

Sorrisi mentre lui mi metteva un braccio intorno alla vita, attirandomi a sè.

"È un segreto d'ufficio che non posso assolutamente rivelare!"

"Ah no?" mi sussurrò nell'orecchio, il fiato caldo mi solleticava la pelle.

"No!"

"Tu vuoi davvero lasciarmi così, all'oscuro di tutto quanto?"

Annuii, continuando a sorridere.

Non potevo certo rivelargli che ero reduce di un contratto, fresco di stampa, a cui avevo sottoscritto ogni punto e che prevedeva di dover recitare una parte costruita ad hoc per far decollare gli ascolti.

Ero ubriaca non pazza.

Anche se, per aver acconsentito a prendere parte ad una messa in scena del genere, tanto sana di mente non ero.

Mi staccai da lui, interrompendo quel contatto piacevole che il suo corpo mi donava.

"Tu..." mormorò Lorenzo, passandosi ripetutamente una mano fra i capelli, scompigliandoseli "Tu mi farai impazzire!"

Ringraziai mentalmente le luci della sala che, con la loro intensità sfumata, avrebbero impedito di mostrare il color peperone che avevano assunto le mie guance ma, a giudicare dal sorrisetto che spuntò sulle sue labbra, non avevano svolto il loro dovere.

"Un altro giro?" chiese, facendo un cenno al suo collega oltre il bancone.

Oddio.

Ortica || ZerbisaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora