XXXIX: "Al chiaro di luna"

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"Potresti nuovamente ripetermi dall'inizio come sono andate le cose tra te e Allegra?" domandò Rudy in tono asciutto, gli occhi incollati sulla provinciale trafficata "E metti giù i piedi dal cruscotto, ho fatto pulire gli interni l'altro giorno. Grazie, Rosalba molto gentile da parte tua."

Era la quinta volta che affrontavamo quel discorso, che ascoltavamo la stessa canzone passata in radio e che i chilometri di coda, segnalati sul navigatore, non sembravano diminuire.

Roterai gli occhi al cielo mentre tornavo a sedermi composta sul sedile del passeggero della sua auto, i piedi poggiati sul tappetino fresco di lavatura. "Cosa ti dovrei dire?" sbuffai "Lei era semplicemente fuori dal mio camerino, in attesa di vedermi arrivare."

"Sei sicura di questo? Magari stava aspettando qualcun altro."

Scossi la testa, decisa. "Ne dubito fortemente. Appena mi ha vista, ha ammiccato nella mia direzione e mi ha buttato un bacio con la mano."

"Ti ha buttato un bacio?"

"Con la mano" precisai, ripetendo meccanicamente il gesto nella sua direzione. Le labbra di Rudy fremettero nel tentativo di trattenere un sorriso. Rimase un attimo in silenzio, tamburellando con le dita sul volante, perso nei suoi pensieri.

"E non ti ha detto niente?" chiese infine, voltandosi a guardarmi negli occhi.

"Per la milionesima volta: No." risposi secca. "Non una parola. Niente di niente. Solo un bacio ed è corsa via. Se avesse dovuto aspettare qualcuno non se ne sarebbe andata via in quel modo, non credi anche tu?"

"Giusta osservazione."

Rudy tornò a fissare la strada, in silenzio. Quel suo modo di fare nell'affrontare i problemi mi stava dando letteralmente sui nervi. Era come se non gli importasse se la nostra relazione venisse scoperta e che le nostre foto finissero sulle copertine di tutte le riviste di gossip della nazione. Eppure mi era sembrato un tipo così riservato, uno di quelli che teneva fortemente al rispetto della propria privacy e che avrebbe fatto di tutto per preservarla.

Forse mi ero fatta un'idea completamente sbagliata su di lui.

Aspettai qualche altro secondo, sperando che aggiungesse qualcosa al suo commento di poco conto, ma non lo fece. Rimase in silenzio, picchiettando le dita a tempo di musica.

"Allora?" incalzai spazientita, quando il silenzio tra di noi si era fatto insopportabile.

"Cosa?"

Sbuffai. "Ma, insomma non dici niente?"

La sua espressione restò composta, lo sguardo si irrigidì appena. "È strano..." mormorò, stringendosi nelle spalle "Davvero strano."

"Tutto qui?" incalzai "Solo strano? Stiamo discutendo di questa cosa da quando abbiamo lasciato gli studi e ancora non ti sei espresso a dovere sull'argomento."

"Secondo me ti stai facendo venire un sacco di paranoie per nulla."

"Rudy..." mormorai piano "Forse non ti è ancora chiara la situazione in cui ci troviamo, ma lascia che te la illustri con poche e semplici parole: siamo nella merda."

Rise. "La solita esagerata!"

Mi sentii invadere dalla rabbia, reazione istintiva al suo tuo di voce canzonatorio. Possibile che non riuscisse a comprendere quanto fosse pericolosa quella scoperta nelle mani di una ragazza impulsiva e che, a quanto pareva, stava attraversando una fase transitoria della sua vita?

Perché per me era piuttosto evidente che stessimo entrambi giocando con un fuoco indomabile che avrebbe potuto sfuggire al nostro controllo e distruggere tutto quello che ci circondava.

Ortica || ZerbisaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora