XXVIII: "Distillato della morte vivente"

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Mi svegliai sentendomi chiamare per nome.

"Rosalba."

"Mmmmmgghh"

"Rosalba."

"Per favore mamma, dammi ancora cinque minuti" mugugnai, infilando la testa sotto il cuscino, per sfuggire a quel richiamo insistente.

Sapevo di essere in ritardo e come tutte le mattine rischiavo di perdere l'autobus, ma non avevo nessuna voglia di andare a scuola. Volevo rimanere ancora sotto le coperte e non mi importava se mia madre avrebbe interpretato quel mio rifiuto come una forma di ribellione, ma non riuscivo ad alzare la testa dal materasso, incredibilmente soffice e caldo.

Aprii gli occhi. Il mio nome veniva sussurrato con dolcezza sopra la mia testa. Impiegai meno di un secondo per realizzare che non era la voce di mia madre quella.

Cazzo.

Sbattei le palpebre un paio di volte per mettere a fuoco la stanza. Alzai lo sguardo e mi ritrovai la figura imponente di Rudy che incombeva su di me.

"Rosalba." ripetè forse per la milionesima volta.

Scattai a sedere come una scheggia e mi passai una mano sul volto per dissipare la stanchezza. Mi sentivo come se fossi stata sorpresa a fare qualcosa di sconveniente e provai a mettere insieme i pezzi di un puzzle estremamente complicato. Cosa ci faceva Rudy nel mio appartamento? E perché mi sentivo a pezzi, come se fossi stata appena presa in pieno da una mandria di gnu impazziti?

Stavo di fronte a lui, cercando di sistemarmi i capelli, mente raccoglievo le idee. "Che ore sono?"

"Quasi le dieci" mi rispose lui, sedendosi sul tappeto persiano "Tieni bevi questo. Ti farà sentire meglio."

Mi passò una tazza piena fino all'orlo di un liquido fumante, sul fondo si erano depositati dei granelli scuri e filiformi.

"Che cos'è?" chiesi piano, annusando con diffidenza quella specie di tisana dal colore rivotante "Non riesco a distinguerne l'odore."

"Un rimedio naturale contro l'influenza a base di zenzero, qualche erba aromatica, un pizzico di curcuma e una radice di liquirizia."

Per lo meno quei grumi sospetti avevano assunto una qualificazione. Della semplice ed innocua liquirizia.

Aggrottai le sopracciglia. "Sicuro che sia una semplice tisana contro il raffreddore?" Feci una smorfia disgustata. "Perché a me sembra più un distillato della morte vivente."

"Metti in dubbio la mia premura?".

"Certo che sì!" ribattei prontamente "Mi sembra di ricordare una storia di lassativi nel punch e di invitati colpiti da un improvviso attacco di dissenteria acuta."

Rudy sorrise. "Ricordi bene infatti, ma sono passati dieci anni da allora e certi scherzi non mi divertono più. E poi non essere sciocca. Non mi azzarderei mai di fare una cosa del genere adesso. Non a te."

"Non ci giurerei." sbuffai e bevvi cautamente un sorso.

Il sapore, benché fosse forte e leggermente aspro, non era affatto male. Finsi di provare ribrezzo. Allontani la tazza dalle labbra e la poggiai per terra, visto che il tavolino era stato interamente occupato dai pacchi del trasloco. Non volevo concedere a Rudy la soddisfazione di vedermi apprezzare qualcosa preparato da lui. Avevo un orgoglio da difendere. Avrei finito la tisana quando si fosse deciso ad andarsene.

"Se bevo questa roba, so di per certo che starò peggio" affermai, arricciando le labbra con disgusto.

"Esagerata!" esalò lui, alzando gli occhi al cielo "E poi peggio di così, non credo tu possa stare." Sul suo volto apparve un sorriso sarcastico.

Ortica || ZerbisaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora