XXXI: "L'amore è una cosa semplice"

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La reazione di Sabrina davanti al resoconto dettagliato della mia avversità romantica, fu plausibile: Scoppiò a ridere senza ritegno rotolandosi nell'erba del giardino di casa nostra.

"Non posso crederci" elargì, cercando di riprendere fiato.

Soffocai un lamento. "Ti prego non ti ci mettere pure tu. Sono due notti che non dormo pensando a come mi sono comportata con Rudy."

"Perdonami sorella, ma io tutte queste paranoie per una sciocchezza simile non riesco proprio a comprenderle."

"Sciocchezza?" ripetei sconvolta, tirandomi su a sedere per guardarla dritta negli occhi. "Brì, forse non ti rendi conto della gravità della situazione."

Era quasi ora di pranzo e nell'aria atteggiava il profumo del sugo che nostra madre stava cucinando dalle prime luci dell'alba. Non ero a lavoro. Avevo sedato tutti i sensi di colpa per aver deciso di anticipare di un giorno la partenza per Pignola. Avevo lasciato ai miei allievi l'ordine di chiamarmi qualora si fossero trovati in difficoltà nello svolgere i compiti loro assegnati. Mi sentivo in colpa per averli abbandonati a loro stessi, a soli due giorni dalla registrazione, ma al tempo stesso provavo un inverosimile senso di sollievo. Non sarei mai riuscita a presentarmi in studio e guardare Rudy in faccia dopo quello che era successo l'altra sera tra di noi.

Di tutte le figuracce commesse - e da quando avevo fatto la sua conoscenza ne avevo combinate troppe per i miei gusti - questa era senza ombra di dubbio la peggiore. Come avevo potuto tirarmi indietro dal baciarlo, quando mi era evidente che non desiderassi fare altro.

"Stai facendo un sacco di storie per un semplice bacio mancato."

"Bacio che desideravo ricevere come quel CD dei Backstreet Boys con la bonus tracks che avevo chiesto in regalo per il mio dodicesimo compleanno."

Sabrina scoppiò a ridere e io la guardai torva. Mia sorella non mi stava aiutando a limitare l'impatto della figuraccia sulla mia dignità come speravo facesse. Si era limitata a prendermi in giro e a ridere di gusto per il mio modo di relazionarmi come quello di una ragazzina alle prime esperienze amorose.

"Ridere di me non mi aiuterà a farmi sentire meglio" rimbeccai acida.

"Scusami" disse, con ancora un accenno di sorriso sulle labbra "Ma sei troppo buffa quando ti offendi."

Sospirai e mi sdraiai di nuovo sull'erba, vicino a lei. "Sì, certo. Come no."

Fissai imbronciata le nuvole che scorrevano lente, come batuffoli di cotone, sopra di noi. Nonostante Dicembre fosse alle porte, il sole riscaldava l'aria rendendola piacevole. Mi sbottonai il cappotto, mentre Sabrina riprendeva il discorso. "In ogni caso. Se desideravi davvero quel bacio, perché ti sei scansata?"

"Perché ho avuto paura."

"Paura?" ripeté lei incredula.

Annuii. "È complicato da spiegare Brì."

"Le cose sono complicate solo se tu le fai sembrare complicate."

"Questo non è assolutamente vero. Prendi la matematica, io non faccio diventare i problemi complicati, sono loro stessi ad esserlo"

"La matematica non c'entra niente con Rudy" rispose lei prontamente, girando leggermente la testa per guardarmi.

Feci una smorfia, sfuggendo dal suo contatto visivo. "Sì, invece. Quella materia inutile c'entra sempre, benché mi ostini di ammettere apertamente che non serve a niente. Il nostro rapporto è come un'equazione irrisolta, dove non riesco a calcolare le incognite per trovare il risultato" sbuffai contrita.

"Eppure la risposta è così semplice Rosì."

"Che sarebbe?"

"L'amore" disse mia sorella dopo un po'.

Ortica || ZerbisaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora