XXV: "Tanto pè magnà"

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Mi prenderò cura di te.

Quelle parole continuavano a risuonarmi nelle orecchie come il suono di mille violini in festa. Gli stessi che, in pompa magna, eseguivano la marcia nuziale nel film che si stava svolgendo, come da copione, nella mia testa. L'immagine delle labbra di Rudy che si muovevano al rallentatore per articolare quella frase, mi impedivano di concentrarmi sulla realtà che mi circondava. Ero immersa in una bolla di felicità mista ad agitazione.

La registrazione era da poco terminata, lo studio si stava lentamente svuotando e tornò ad essere silenzioso e freddo. L'adrenalina che mi era entrata in circolo nelle ultime ore stava piano piano scemando, lasciandomi una sensazione di stordimento che mi gravava sulle spalle. Anche l'ansia si era andata ad attenuare, fino a scomparire.

Dopotutto era andato tutto bene e le emozioni negative avevano lasciato il posto ad una felicità incontenibile. Una parte di me riconosceva il merito di questo anche al comportamento invidiabile tenuto da Rudy per tutta la durata della registrazione, era andato oltre ogni mia previsione e dovevo dargliene atto.

"Allora?" cinguettò Lorella, parandosi di fronte a me con un enorme sorriso stampato in faccia.

"Cosa?" chiesi confusa. Finii di radunare i fogli che avevo sparso sul tavolo.

"Sei riuscita a trovare l'appartamento che cercavi o sei ancora senza fissa dimora e rischi di finire accampata sotto il Ponte dei Monti Tiburtini?"

Scoppiai a ridere. "Oddio, no. Fortunatamente sono riuscita a trovare un appartamento soddisfacente, abbastanza conveniente vicino agli studi e dove penso di trasferirmi a breve."

"Fantastico!" commentò lei "Quindi, oggi non hai scusanti che possano impedirti di partecipare ad un pranzo con i tuoi meravigliosi colleghi per festeggiare l'inizio ufficiale della scuola!"

Pranzo?

Ma se erano da poco passate le quattro del pomeriggio!

Lorella, forse intuendo i miei pensieri, si affrettò ad aggiungere "È sempre l'ora per mangiare un bel piatto di pasta alla Carbonara!"

Sorrisi. "Va bene."

"Va bene?" ripetè lei, incredula. Forse si aspettava che rifiutassi l'invito, come era successo l'ultima volta. Per un momento l'idea di farlo mi era davvero balenata nella testa, ma alla fine avevo ceduto al buon senso che mi suggeriva di lasciarmi andare. E poi non mi andava di passare per quella presuntuosa che non aveva voglia di mescolarsi con persone al di fuori della sua cerchia di amici.

"Sì. Mi hai convinta."

Lorella sorrise radiosa. "Allora è deciso. Tra dieci minuti, fatti trovare pronta fuori dal tuo camerino!"

La vidi caracollare fuori dallo studio, seguita a ruota da tre stagisti che, sotto la sua dettatura presero a riempire un'agenda di impegni e compiti da svolgere. Tutta quell'efficienza e organizzazione mi spaventò.

Fu mentre tornavo ad occuparmi dei miei appunti caotici e fogli disordinati che i miei occhi incrociarono uno sguardo fin troppo familiare.

Rudy era in piedi, dalla parte apposta del palco e mi stava fissando con un ombra negli occhi che faticai a decifrare. Appena le mie iridi nero pece si mescolarono con le sue, lui distolse lo sguardo con rapidità e tornò a rivolgere tutta quanta l'attenzione ad alcuni membri della produzione che stavano commentando l'andamento della registrazione.

Rimasi a fissarlo, rasentando il limite della sfacciataggine. Non me ne curai. Ma, benché fosse consapevole dell'insistenza del mio sguardo sulla sua schiena, lui non tornò mai voltarsi verso di me.

Ortica || ZerbisaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora