part 39

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rimango paralizzata. Per un attimo penso che magari non sono sue, ma di sua madre o di suo padre, e cerco di convincermi sia così, ma dopo qualche istante ferma a pensare,lo sveglio poiché volevo delle spiegazioni.
<< vinnie svegliati>> sussurro io, accarezzando il suo braccio.
<< che c'è?>> domanda lui con un tono assonnato.
<< cosa sono queste?>>chiedo io mostrando le medicine che avevo appena trovato.
Vinnie non risponde, si mette un cuscino sulla faccia e cerca di riaddormentarsi, ovviamente capisco che gli è passato il sonno e che lo sta facendo solamente per evitare l'argomento, ma io sono la sua cazzo di ragazza, per quale motivo dovrebbe comportarsi cosi e sopratutto, per quale motivo non parlarne? Non lo riesco a capire, e questa situazione mi sta facendo uscire di testa, vorrei dare a Vinnie il tempo di parlarne di sua spontanea volontà, ma dall'altra parte mi sento in dovere di saperlo.

Non sapendo cosa fare, rimango in silenzio, mi infilo le ciabatte e esco fuori nel terrazzo, mi accascio sulla sdraio, e mi accendo una sigaretta presa da un pacchetto trovato lì sul tavolino. Dopo circa una mezz'ora, sento che Vinnie si è svegliato, non riesco nemmeno ad alzarmi, cosi mi giro, e in un attimo è di fronte a me.
<<Buongiorno>> mi dice lui facendo finta di niente.
<< Non dovresti fare tutta questa strada con le stampelle. Vai in sala a sederti>> dico io abbassando anche lo sguardo.
<<Solo se vieni con me..>> controbbatte lui.
<<Intanto vai, finisco di fumare e arrivo>> dico, e lui mi guarda, annuisce e scende.
Faccio gli ultimi tiri rimasti della sigaretta, tiro un lungo respiro e mi dirigo in salotto. Vedo Vinnie mangiare sul divano la sua colazione. e mi siedo accanto a lui.
<<Dormito bene?>> mi domanda
<<Si abbastanza>> rispondo io.
<< Grazie per la colazione, è ottima>> dice lui, e io annuisco e accenno un sorriso. Ho il cuore che mi sta per esplodere e provo una strana sensazione, vorrei cacciare fuori tutto quello che ho da chiedere, ma allo stesso tempo non riesco, e lui si comporta come nulla fosse, e facendo così non mi aiuta a gestire la situazione.
<<Come faró a farmi la doccia con la gamba cosi?>> si chiede ad alta voce mentre mangia, butta giù un altro boccone e poi alza le spalle rassegnarto di non aver trovato una risposta alla sua domanda.
<<puoi fare il bagno>> suggerisco io.
Lui mi guarda, sorride, e mentre finisce la sua colazione accende la TV.
Dopo circa dieci minuti che guardavo ininterrottamente i programmi più cringe della storia del cinema, mi alzo in piedi, spengo la tv e mi piazzo davanti a Vinnie.
<< stava arrivando la mia parte preferita>> si lamenta lui.
<< dobbiamo parlare>> dico io cercando il suo sguardo.
<< di cosa?>> mi chiede lui continuando a fingere di non sapere di cosa stessi parlando.
<< oggi ho trovato delle medicine>> dico io abbassando lo sguardo.
<< sì, l'ospedale me ne ha date molte per curare il ginocchio>> risponde lui
<<era litio>> sbotto io.
<<ah>> aggiunge lui.
<<sono tue?>> domando subito dopo.
<<già>> risponde secco.
<< le prendi?>> chiedo io
<<ogni tanto>> mi risponde lui.
<<Vinnie, sei bipolare?>> domando tutto ad un fiato, alzo dopo poco lo sguardo poichè lui non mi stava rispondendo, e cosi vedo che non mi stava guardando.
<<già>> aggiunge poco dopo.
<<ne parliamo?>> chiedo io, cercando di far apparire il mio tono accogliente.
<< cosa vuoi sapere?>> chiede.
<< È una domanda difficile...Vorrei sapere tutto, non ho intenzione di forzarti a parlarne, ma vorrei che tu ti fidassi di me e mi raccontassi come ti senti e quello hai , questa mattina mi sono alzata e appena le ho viste, ho provato una strana sensazione, non perché ho paura di stare con te sapendo ciò, ma perché tu non me l'hai detto. >> dico io tornando a sedermi accanto a lui.
<<mi dispiace, sono un cazzo di casino, prima ti tratto di merda, poi mi faccio investire, e infine ti anche nascondo le cose, tu ti meriti di meglio.>> mi dice lui in modo malinconico, così prendo la sua testa e la poggio sulle  mie gambe facendolo sdraiare.
<< Vinnie, devi solamente parlarmi.>> dico io.
<< quando ero piccolo, mia madre era arrivata al picco del suo bipolarismo e mio padre al posto di aiutarla, la lasció. mi sono preso cura di Madre dall'età di otto anni, perché mio padre non c'era. Al posto di andare a giocare con altri bambini magari dovevo forzare mia madre a mangiare perché era nel suo ennesimo episodio depressivo. All'età di 14 anni mi stato diagnosticato il bipolarismo, ereditato da mia madre. Ho sempre preso le medicine e nell'ultimi mesi ho smesso.>> mi racconta lui...

ciao ragazzi! Scusate se non ho pubblicato per niente ma ero molto impegnata con la scuola.comunque fatemi sapere se questo capitolo vi è piaciuto❤️ (mi scuso per eventuali errori e grazie mille per l'8000 letture🥺❤️)

il mio punto deboleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora