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Dylan's pov

Appena arrivo davanti casa loro il mio corpo inizia a tremare e l'ansia mi percorre la colonna vertebrale.

Che cosa dovrei dirle? Dovrei rassicurarla di qualcosa? Darle qualche cioccolatino? O magari lasciarla dormire dietro e stare in silenzio.

Che situazione assurda, mi sento già un pessimo padre.

Scendo dall'auto e vado a suonare, cercando di mantenere una faccia seria e impassibile, invece che agitata.

Appena però la porta si apre e una figura piccola e innocua mi guarda con gli occhi lucidi e pieni d'amore, tutta l'ansia, la paura e le preoccupazioni se ne vanno.

Improvvisamente diventa tutto più semplice e chiaro: adesso, davanti a questa porta, ci siamo solo io e lei.
Io e mia figlia.

<<Eve>> sussurro con un sorriso timido.

Io timido? Mi sono proprio rimbambito.

Lei mi guarda per un po' in silenzio, per poi buttarsi sulle mie gambe abbracciandomi e io non ci penso due volte a prenderla in braccio.

<<Oh papà>> piange sulla mia spalla e io faccio appello a tutto il mio autocontrollo per non farlo anche io.

Papà.

<<Ehi, è tutto ok. Sono con te adesso>> le accarezzo la schiena cercando di tranquillizzarla.

Non so come ci si occupa con i bambini, avendoli sempre odiati, ma con Eve mi sembra improvvisamente tutto semplice.

Sta succedendo tutto in automatico, ma è una cosa positiva.

<<Ti ho aspettato, ti ho aspettato tanto e ora sei qui>> piagnucola stringendosi di più.

<<Shh non piangere, sono qui>> la cullo.

Prima che possa aggiungere altro la figura di Olivia si avvicina con in mano una piccola borsa.
Deve essere di Eve.

<<Ehi>> sussurra con una voce spezzata e per quanto mi suscita qualcosa di strano vederla così distrutta, non riesco a guardarla senza odio.

Anzi, non riesco nemmeno a guardarla negli occhi.

<<Emh, qui ci sono le cose di Eve. Se ho dimenticato qualcosa puoi venire a riprenderli quando vuoi>> aggiunge quando vede che non la saluto nemmeno.

<<Bene>> rispondo afferrando la borsa attento a non sfiorarla.

Non voglio sentire quei danati brividi che sento ogni volta che la tocco, non voglio dispiacermi per il suo stato, non voglio toccarla, non voglio baciarla e non voglio che mi piaccia.

Non so cosa faremo, ma per adesso voglio stare con mia figlia e conoscerla.
Questa è l'unica cosa che mi interessa.

<<Papà andiamo>> mormora Eve con il viso ancora sulla mia spalla.

A quanto pare siamo entrambi molto orgogliosi da non volerle nemmeno parlarle.

<<Certo, ciao>> rispondo infine e mi incammino verso la macchina senza aspettare una risposta.

Ora tocca a me prendermi cura di mia figlia.

****

<<Tesoro vuoi un po' di torta? O vuoi mangiare la frutta con la panna? Dimmi tutto quello che vuoi>> la riempe di domande Diana.

Da quando, ieri, le ho detto la verità ha preparato tutto per l'arrivo di Eve e ora poverina non l'ha lascia nemmeno un secondo in pace.

Con Olivia non so che ha fatto, ma conosco mia sorella e so che non è una persona rancorosa.
Probabilmente la perdonerà già tra qualche giorno.

Per me non valo lo stesso, anzi non credo che la perdonerò mai.
Mi sento troppo ferito e tradito.

Ma soprattutto mi sento violato come persona: mi ha tolto il diritto di essere padre per tre fottuti mesi e ha avuto anche il coraggio di dirmi che probabilmente non me l'avrebbe mai detto.

Come potrei perdonarla?

<<Voglio la frutta come Sophia!>> risponde con il suo splendido sorriso.

Se prima lei e Sophia erano legate, ora che sanno di essere cugine sono diventate inseparabili.

Hanno già deciso di condividere la stanza e io sto pensando di aggiungere un letto per quando Eve dormirà qui.

Perché so che non starà per sempre da me, è anche figlia di Olivia e non posso farle la stessa cosa che ha fatto a me.

Anche se egoisticamente penso che se lo merita.

<<Oh quanto sei bella amore, sei la mia nipotina preferita. Quanto ti amo tesoro>> la riempe di baci quella pazza di mia sorella.

In questo momento vorrei tanto fare uno scatto a questa scena: Diana che soffoca di baci Eve, Sophia che li guarda gelosa ma che poi sorride e si aggiunge e Eve che ride con gli occhietti umidi.

Arte, questa è arte.
Il miglior quadro di sempre.

Ma c'è qualcosa..qualcosa che manca.
O meglio qualcuno.

E per quanto la odi in questo momento, vorrei che fosse qua a vedere quanto è felice sua, anzi, nostra figlia.

<<Ragazze, che ne dite se domani rifacciamo la stanza di Sophia per mettere le cose di Eve?>> propongo interrompendo il loro trio d'amore.

<<Siiiii, così non dormirò più da sola!>> urla entusiasta Sophia.

<<Ma io voglio stare vicino alla finestra, così posso vedere la luna!>> esclama Eve.

Non sapevo le piacesse vedere la luna, non so tante cose in realtà e mi sento in colpa per essermene andato anni fa.

Forse non mi sarei perso tante cose, ma è inutile pensare ai "forse" e ai "se", bisogna andare avanti e rimediare.

<<Va bene, tutto quello che vuoi>> sorrido alzandomi da tavola.

<<Ora vado in bagno, voi finite di mangiare e riunitevi in salotto per guardare un film ok?>>.

<<Ma domani abbiamo scuola!>> mi ricordano le mocciose.

<<Facciamo che domani la sveglia, casualmente, non suonerà in tempo e voi non andrete a scuola>> sorrido malizioso.

<<Siii, niente scuola. Grazie papà>> mi manda un bacio volante e io non posso non sorridere.

La mia bambina.

*****

Angolo autrice:

Ok questo capitolo è stato tremendamente magnifico e straziante.
Insomma sono molto coerente.

Ma sapete che se non vi metto ansia non sono io, quindi aspettate che il peggio( non per forza nel senso negativo) sta ancora per arrivare.

A domani<3.

The proof of our loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora