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Oggi è il giorno che io avrei tanto voluto che non arrivasse.
Appena tornerò a casa, dopo lavoro, farò il pranzo, mangerò da sola, poi tornerà Eve, mangerà e dopodiché la porterò in salotto.

Ho fatto già tutti i conti, sembra facile!
O forse no, forse dovrei ritardare la cosa, magari verso le otto di sera o magari domani.

Oh basta, la testa mi sta per esplodere e devo cacciare via queste idee malsane.
Devo dirglielo oggi punto.

<<Ol mi hai sentito?>> domanda Rosalinda.

<<Eh?>> la guardo spaesata.

<<Come non detto>> sbuffa, <<Ho detto cosa hai concluso alla fine con il signor Brown, prenderà quel vestito o no?>> ripete.

Ah cazzo, mi sono dimenticata di chiamarlo.

<<Emh non lo so, devo ancora chiamarlo>>, mi gratto la nuca imbarazzata.

<<Ma dovevi chiamarlo un'ora fa!>> sbuffa.

<<Senti, che ne dici se oggi vai a casa e ti riposi? Mi sembri molto stanca e distratta>> mi consiglia portandomi una mano sopra la spalla.

<<No no, grazie ma sono apposto>> rifiuto cercando di sorridere.

Tornare a casa prima, equivale a stare seduta a non fare niente e pensare alla faccenda di Eve per sei ore fino a impazzire.

No, decisamente no.

<<Sei sicura? Perché non lo sembri per niente>>.

<<Tranquilla è stato solo un errore di distrazione, ma non accadrà più. Adesso lo chiamo subito>> la rassicuro.

<<Mmh>> mormora per niente convinta, ma senza aggiungere altro annuisce e se ne va.

Dai Olly, concentrati.

******

<<Mamma mamma, ho finito di mangiare!>> mi informa toccandosi il pancino pieno.

<<Ne sei sicura? Non è che vuoi un altro po' di patatine o anzi, coca. Tutto quello che vuoi>> propongo agitata.

Più tardi finisce, più tardi affronterò il problema.

<<No no, sono piena>> scuote le mani.

<<Ma tu ami le patatine, dai mangiane ancora un po'>> cerco di convincerla.

<<Olly>> mi riprende mia madre, <<È ora>> aggiunge indicandomi il salotto con lo sguardo.

I miei genitori sanno che devo dirglielo e se mio padre è triste per la situazione, mia madre fa i salti di gioia.

Mi vuole bene lo so, ma vuole che Eve conosca suo padre il prima possibile e non posso darle torto.

<<Tesoro, lasciamole sole. Noi andiamo su, se hai bisogno chiamaci ok?>> interviene papà in mio aiuto.

Annuisco e lascio che se ne vadano, lasciando me e Eve sole.

<<Amore ti devo parlare, andiamo in salotto dai>> le prendo la mano e la stringo forte sentendomi subito meglio.

Lei è la mia cura e io la sto per distruggere, che pessima madre che sono.

<<Mamma perché ti tremano le mani? Stai bene?>> chiede preoccupata.

<<S-si, sto alla grande>> cerco di sorridere, ma una lacrima mi tradisce.

<<Mamma non piangere, che è successo?>> mi accarezza il viso e con il pollice mi asciuga la guancia.

<<Devo parlarti>> sospiro, <<Di tuo padre amore>>.

<<L-lui è tornato>> inizio, ma vengo interrotta dalle sue grida felici.

<<Davvero mamma? È fantastico! Voglio vederlo! Voglio vederlo! Dov'è?>> saltella entusiasta.

<<Amore siediti per favore e fammi parlare>>.

Annuisce e salta sopra il divano con un sorriso a trentadue denti.

Come faccio a dirglielo se mi guarda così? Come faccio a distruggere il suo sorriso? Come fa una madre a essere così cattiva?

<<Sai che la mamma ti vuole molto bene vero?>> mi inginocchio ai suoi piedi e le afferro le manine.

<<Certo, anche io ti amo tanto!>>.

<<E sai che anche la mamma può sbagliare>> aggiungo cercando di trovare le parole giuste.

Ma non ci sono parole giuste o parole sbagliate.
Bisogna dirlo e basta.

<<Certo mamma, ma che è successo?>> si incupisce.

Si vede che è una bambina astuta.

<<I-io ti ho mentito amore>> confesso, <<Su tuo padre, i-io sapevo dov'era da un po' di mesetti e tu lo conosci>>.

<<C-cosa? Che dici mamma, papà è in un posto lontano! L'hai detto tu>>ribatte corrucciando lo sguardo.

<<No amore, tuo padre non è in un posto lontano. Lui è q-qui, a Atlanta>> chiudo gli occhi e con una voce tremante aggiungo: <<È Dylan, tuo padre è Dylan>>.

Ho paura di aprire gli occhi, ma sono costretta a farlo e quando vedo i suoi splendidi occhi colmi di lacrime il mondo mi cade addosso.

Non sono lacrime di dolore fisico, come quando cade o si sbuccia il ginocchio, no, queste lacrime sono di un dolore nel cuore, di una persona ferita e non dovrebbe versarle una bambina di quattro anni.

Per nessun motivo.

<<T-tu lo sapevi>> balbetta, <<Perché non me l'hai detto mamma? Perché mi hai mentito?>>domanda con la voce spezzata.

Il fatto che non stia urlando rende il tutto più complicato: vuol dire che è tanto delusa da non voler nemmeno sprecare la sua voce.

<<I-io avevo paura, avevo paura che lui non ti volesse e che tu ci rimanessi male>> cerco di riprenderle le mani, ma lei mi scosta.

<<Lui non mi vuole?>> domanda piangendo.

<<Certo che ti vuole amore, lui ti vuole. E-ero io che mi facevo i film mentali, ma quando ieri l'ha scoperto mi ha detto che ti voleva>> le spiego frettolosamente.

In tutta questa faccenda, questa è la cosa più importante e lei deve saperlo.
Deve sapere che suo padre la vuole.

<<V-voglio andare via da qui, portami via sa qui. T-tu mi hai detto una bugia mamma, una grande bugia e io non voglio più parlarti>>  urla e si alza correndo in camera.

Ecco, l'ho appena fatto, ho appena spezzato il cuore della persona più importante della mia vita.

Con gli occhi colmi di lacrime e le mani tremolanti, afferro il telefono e lo chiamo.
Appena risponde dico un'unica frase in grado di fargli comprendere la situazione:

<<P-puoi venire a prenderla>>.

*****

Angolo autrice:

Oggi triplo capitolo! Giusto per farmi perdonare per  avervi dato tre volte buca questa settimana e soprattutto per le fantastiche minacce di lariiisaaaa.

Il prossimo capitolo sarà dal punto di vista di Dylan perciò preparatevi!

Ovviamente lascio le cose peggio sempre all'ultimo e infatti vi devo informare che domani non potrò aggiornare, perciò ci vedremo Martedì.

A presto<3.

The proof of our loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora