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Dylan's pov

Oggi è una giornata davvero triste: i miei genitori sono tornati di nuovo a Portland.

È stato orribile doverli salutare di nuovo e vederli con le lacrime agli occhi, ma so che è meglio così.
Mio padre deve tornare a fare le chemio il prima possibile e mia madre deve lavorare, così come me.

Domani il bar riapre dopo le ferie e se c'è una cosa che proprio non mi è mancata è svegliarmi presto per lavoro.

Con un peso nel cuore e un mal di testa incredibile, mi alzo dal letto e vado a sedermi davanti al mio pianoforte.
L'unica cosa che ora mi può aiutare ad alleviare il dolore.

Quasi.

Comincio a suonare e libero la mia mente, il mio cuore e il mio corpo.
Lascio che la musica mi culli e mi faccia pensare a cose belle.

Come Olivia ad esempio.
Oggi anche lei mi ha accompagnato all'aeroporto e vederla piangere per i miei genitori mi ha fatto uno strano effetto.
Bello direi.

Mi ha proposto di passare insieme la giornata nel tentativo di sollevarmi il morale, ma io ho rifiutato riportandola a casa : non volevo che mi vedesse debole.

Ho sempre odiato il fatto di esserlo dentro, figuriamoci esserlo anche fuori e farlo vedere a lei.

La persona che per mesi mi ha aiutato a non pensare alle cose brutte, persino quando ero incazzato con lei per la storia di Eve mi sentivo bene pensandola.

No, di farmi vedere debole e insicuro proprio da lei che ha già fatto tanto non se ne parla.

Poi penso a Eve, la mia piccola mostriciattola.
Anche lei ha pianto per i suoi nonni, ma quando le ho detto che l'avrei portata presto da loro mi ha guardato con quegli occhietti pieni d'amore e mi ha abbracciato forte.

In quel momento ho desiderato fermare il tempo e rimanere immerso in quelle braccia per sempre.

Non lo avrei mai detto, ma ora il mio cuore è occupato da due piccole e grandi donne che so e voglio facciano parte per sempre della mia vita.

Non ho proprio idea sul mio futuro, ma se c'è qualcosa che vedo, se pur in modo sfocato, sono i loro volti sorridenti.

Proprio mentre penso a loro, uno dei due volti compare nella mia stanza.

<<Papà>> mi chiama raggiungendomi con i piedini scalzi.

Se Olivia fosse qui la rimproverebbe, io invece non ci do tanto peso. Infondo a nessuno piace mettere quelle fottute ciabatte che prudono dappertutto.

<<Ehi che c'è?>> domando fermandomi.

<<Voglio che mi insegni a suonare!>> afferma decisa.

Sorrido ricordando quando feci la stessa identica cosa con mio padre anni fa.
La nostra somiglianza è spaventosamente magica.

<<Va bene, ma non è così facile come sembra. Devi esserne proprio sicura>>.

<<Sono sicurissima, voglio essere brava come te e il nonno>> sorride con gli occhi luccicanti.

Sorrido e mi chino baciandole la fronte.
<<Va bene amore>>.

******

<<Questo è "do">> ripeto poggiando il dito sopra il tasto.

<<Questo invece è "re"?>> domanda poggiando il dito sul tasto successivo.

<<Bravissima, impari in fretta>> mi complimento scompigliandole i capelli.

Abbiamo deciso di cominciare proprio oggi, con una vecchia pianola trovata nel garage.
Ci siamo messi giù a studiare le note, dalle due del pomeriggio fino ad adesso, ovvero le cinque.

Imparare a suonare strumenti come il pianoforte è molto difficile e ci vogliono anni per farlo bene, ma per adesso Eve si accontenta anche solo di sapere le note.

D'altronde è ancora piccola e se continuerà così sono sicuro che tra qualche anno diventerà già bravissima.

Io ho iniziato quando avevo giusto due anni in più di lei e a dieci anni ero già bravo, perciò ho molta fiducia nelle sue capacità.

<<No papà così mi rovini i capelli!>> si lamenta guardandomi male.

<<Tanto sei bellissima lo stesso>> le do un bacino in guancia facendola sorridere.

Torniamo a concentrarci sulla pianola e ogni volta che dice una nota giusta si illumina come il sole. Come quando Olivia è felice.

È vero che Eve è quasi tutta me, ma quel poco che ha di Olivia mi fa innamorare sempre di più.

<<Facciamo così: ora ti scrivo le note sopra i tasti così ti potrai esercitare anche quando non ci sono>> propongo alzandomi per cercare un pennarello.

Questo metodo lo usavo anche io quando ero piccolo ed è stato di grande aiuto.

<<Ora possiamo provare sul tuo pianoforte?>> domanda impaziente.

<<Te l'ho detto, piccola, la pianola e il pianoforte non sono la stessa cosa. È molto più difficile>>.

<<Lo so, ma voglio provare lo stesso>> ribatte assumendo una faccia dolce a cui sono, purtroppo, irresistibile.

Ecco un'altra cosa che ha preso da Olivia: la manipolazione.

<<E va bene>> mi arrendo.

La prendo in braccio e ci andiamo a sedere insieme sulla sedia davanti al mio pianoforte.

<<Tu metti le dita sul "do" e ogni volta che chiudo un occhio, tu premi lì>> spiego mentre penso al brano più facile che ho.

Annuisce mettendo il ditino sono sopra il tasto "do1" e mi guarda di traverso aspettando che cominci.

Porto entrambi le mani sul piano forte e comincio a suonare seguendo il brano che mi ha scritto papà la prima volta che ho suonato in un vero pianoforte, risvegliando migliaia di ricordi.

Ricordi che adesso sto rivivendo con mia figlia, semplicemente da un punto di vista diverso: ora sono io il padre che insegna a suonare al proprio figlio.

Ogniqualvolta che c'è un "do" chiudo un occhio e lei preme sul tasto.
Inutile dire che all'inizio facciamo un casino, ma pian piano riusciamo a sincronizzarci creando una melodia decente.

La guardo con la coda dell'occhio e il sorriso orgoglioso che risplende il suo viso mi fa sciogliere il cuore che improvvisamente diventa più leggero.

*******

Angolo autrice:

Io che scrivo momento padre-figlia che commuovono e che non ho mai avuto e non vivrò mai:🤡

Sono masochista lo so.

Ma, rapporti di merda con il padre a parte, a quanto pare Dylan è in grado di essere la persona più dolce (forse anche troppo) del mondo se vuole.
Se vuole.

Comunque sono sempre più convinta che qui ci vuole più dramma, perciò godetevi questa calma finché potete😏
Ah e correte a vedere il mini spoiler su tik tok😉

A presto<3.

The proof of our loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora