CAPITOLO 33

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"Non provi davvero più nulla?"






Sentii un suono, senza aprire gli occhi premetti il pulsante della sveglia e mi girai a pancia di sotto per riprendere sonno.
Tentativo fallito visto che il suono si fece sentire nuovamente, aprii gli occhi e sbuffai.

Mi alzai dal letto e mi guardai allo specchio, i capelli erano arruffati e spettinati ma non mi importava un granché.
Il campanello. Era il campanello di casa a suonare.
Uscii dalla camera e vidi la porta della stanza di Isaac aperta, non era a casa.

A volte avrei preferito avere un sonno pesante così che nessun suono mi disturbasse.
Scesi le scale e andai verso l'entrata di casa, appena appoggiai la mano sulla maniglia il campanello suonò di nuovo.

" Che palle, ho capito. Che cazzo vole-" mi fermai di colpo quando alzando lo sguardo, lo vidi.

Capelli spettinati e due grandi macchie nere che marcavano la pelle sotto gli occhi.
Indossava la camicia che era fuori fai pantaloni e le maniche erano tirate su fino ai gomiti, il papillon era sciolto.
Probabilmente era stato sveglio tutta la notte. Mi strofinai un occhio con la mano per mettere a fuoco la sua immagine ma mi fece spostare e entrò in casa.

" Ehi ma che fai? Sai che ore sono?" chiesi alzando le braccia. Chiusi la porta e andai in cucina seguita da lui che era rimasto in silenzio tutto il tempo.

" Perché sei qui?" chiesi mentre mi riempivo un bicchiere d'acqua.

" Mi sono rotto i coglioni del fatto che continui a ingnorarmi" rispose diretto e alzai le sopracciglia mentre bevevo. Posai il bicchiere vicino al lavandino e annuii.

" Beh, in teoria sei tu che eviti me" replicai ancora assonnata.

" Perché sei andata al ballo con Kol?" chiese ignorando la mia risposta, come al solito.

" Perché mi ha invitata forse? " risposi sorridendo mentre scuoteva la testa.

" Si ma ti hanno invitata in altri, perché proprio lui?" chiese serio e lo guardai confusa. Poi come faceva a sapere che non era stato l'unico ad avermi invitato?

" Ma a te che importa del fatto che io abbia deciso di andarci con lui al posto di andarci con qualcun altro?" risposi a braccia conserte. Stavo iniziando a innervosirmi.

" Rispondi alla mia domanda: perché hai accettato il suo invito?" insistette e sospirai.

" Perché è mio amico, cosa c'è di male " risposi e restò a guardarmi per qualche istante.

" Quindi, tra voi..." disse ma lo fermai.

" Ma perché pensi che io vada con ogni ragazzo che mi presti un minimo di attenzione?!" chiesi e il mio tono si fece più arrabbiato.

Non pensavo che mi immaginasse una di quelle ragazze che frequenta lui di solito. Quelle che alla minima attenzione da parte di un ragazzo, aprono le gambe dopo neanche due giorni.
Mi disgustava il fatto che lo pensasse.

" Non lo penso"

" Certo come no. Ma come biasimarti, le uniche ragazze che frequenti la danno via come non so cosa. Non sono una troia" dissi guardandolo male e le sue labbra si curvarono in un sorriso.

" Sono serio, non c'entri nulla con loro e non ti considero una troia" rispose poco dopo con un tono tranquillo.

" Troia no ma passatempo si" sussurrai abbassando lo sguardo e sentii una fitta allo stomaco ripensando a lui che pronunciava quella frase.

" Baby smettila, non è vero" replicò avvicinandosi.

" Senti, perché sei qui alle nove di mattina? Per ricordarmi quanto tu sia stronzo e insensibile? Perché quello lo so già" dissi guardandolo. Rimase immobile guardandomi, mi squadrò per un momento e un ghigno comparìsulla sua faccia.

Green Eyes // Theo RaekenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora