3.

4.9K 144 2
                                    

Evidentemente Deirdre doveva aver fatto centro con il capitano, viste le seguenti volte che si era ripresentato a cercarla. L'aria arcigna e malfidente del suo viso allungato non era cambiata di una virgola, ma quantomeno era tornato abbastanza regolarmente a intervalli sempre più ravvicinati.

L'unica cosa che lei continuava a trovare un po' irritante era, guarda a caso, l'uncino, assicurato con una pesante imbracatura in cuoio con cinturini vari che si allacciavano attorno al collo e ai pettorali e si allungavano sul braccio destro fino alla protesi in acciaio. Si trattava di una presenza a dir poco ingombrante che lei poteva anche sopportare, le aveva strappato già un paio dei suoi vestiti migliori e su questo ci era pure passata sopra, ma era lampante che fosse di impiccio evidente pure al legittimo proprietario, il quale, ovviamente, rifiutava di toglierselo.

All'ennesima imprecazione del capitano mentre cercava di districare l'uncino incastrato nelle tende chiare del letto a baldacchino, con gocce di sudore imperlate sulla fronte, pur se il clima marzolino fuori dalla camera lasciava entrare parecchi spifferi dalle assi delle pareti, Deirdre accomodandoglisi accanto iniziò a dire con cautela, allungando piano un dito verso un laccetto sulla spalla sinistra: «Sapete, capitano, sarebbe più semplice se vi toglieste questo ingombrante...»

Fu un attimo.

Deirdre venne scaraventata violentemente indietro sul materasso da una mossa repentina dell'altro, che era scattato veloce con il braccio sinistro, e le aveva gridato con rabbia: «Non osare toccarmi!»

Lockhart aveva il respiro pesante e il suo corpo asciutto era percorso da un lieve tremito. Si alzò con movimenti bruschi, afferrò in fretta giacca e camicia e se ne uscì a grandi falcate a petto nudo, sbattendosi la porta alle spalle.

Deirdre si puntellò sui gomiti, più stordita e sorpresa che altro da quella reazione imprevista e decisamente spropositata. Allungò il collo e constatò che però i soldi erano sempre lì ad aspettarla sulla dormeuse, quindi dedusse che con buone probabilità a breve avrebbe rivisto quello che era diventato uno dei suoi clienti fissi.

«Ehi Deirdre, certo che ai tuoi clienti piacciono proprio le uscite teatrali» la porta lasciata socchiusa dall'irruento Capitano James Lockhart si scostò e si affacciò il grazioso viso di Charlotte, i lunghi capelli castani fini e arruffati.

Lei fece spallucce e ribatté pratica: «Fino a che pagano, possono farne quante gliene pare.»

«Parole sante.»

Becca si era come materializzata dietro alla più giovane, le sottili braccia incrociate sul piccolo seno. «Charlotte Dean, non si lasciano i clienti ad aspettare, fila che Mr Dunwoody ti aspetta giù. Deirdre,» si rivolse all'altra, un'espressione accigliata e preoccupata in volto, «stai bene? Non ti ha fatto male, vero?» L'ultima frase gliel'aveva chiesta riducendo la voce a un sussurro, poggiando una spalla allo stipite della porta, i lunghi capelli ramati che sfioravano il legno scuro.

Deirdre annuì con aria tranquilla, ricambiando lo sguardo azzurro della maîtresse.

Lockhart, con quel suo incedere impettito e l'aria arcigna dipinta sempre sul volto, poteva apparire arrogante e scostante, ma finora l'aveva trattata molto meglio di tanta altra gente attorno a lei, clienti e non. Che poi lui avesse un pessimo carattere, era tutto un altro paio di maniche, ma lei di certo non aveva intenzione di perdere la sua gallina dalle uova d'oro per qualche risposta brusca o occhiataccia.

*

Quel giorno Londra era sommersa da una foschia sporca e umida, i lampioni vennero accesi con largo anticipo per permettere un minimo di visibilità sulle strade principali.

Il Capitano Lockhart non aveva voglia di fare nulla. Quel clima freddo e umido non gli piaceva, continuavano a mancargli le acque chiare delle Antille, e per di più sentiva il principio di una delle sue memorabili emicranie avvicinarsi pericolosamente.

CORTIGIANE E PASSIONIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora