44.

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Tuppence stava lavando i piatti sporchi, osservando di tanto in tanto con aria incuriosita le dinamiche tra Ross e Hazel seduti l'uno dalla parte opposta rispetto all'altra del tavolone del cucinotto. I due ultimamente parevano ai ferri corti e si rivolgevano a malapena la parola.

Venne distratta da un bussare alla porta del Mahogany.

«Chi è questo cliente così mattiniero?» commentò Becca, mentre Ross andava ad aprire, con gli occhi castani di Hazel puntati addosso.

«Tuppence, c'è una carrozza che ti aspetta, mandata dal tenente O'Donoghue-White» declamò lo scozzese una volta tornato indietro, guardandola con gli occhi verdi cerchiati per la stanchezza e Penny non riuscì a fare a meno di sentire le farfalle nello stomaco. Non appena salì sulla carrozza, cominciò a pregustare l'incontro con Aidan e i problemi di cuore della collega svanirono dalla sua mente.

Quando arrivò davanti alla casetta del tenente, Mary, che aveva sentito il rumore da dentro la nursery dove Kitty stava allattando la piccola Abigail, corse fuori tutta felice.

«Zia Penny! Zia Penny!» urlò entusiasta con le mani alzate al cielo, non appena la gallese scese dalla carrozza.

Tuppence non fece in tempo a ricambiare il saluto se non con una mano sventolante, perché Mary perse l'equilibrio e cadde lunga distesa in avanti sull'acciottolato. «Oh, povera piccola» mormorò la giovane donna fiondandosi a controllare che non si fosse fatta troppo male.

Mary la guardò per un istante con il labbro inferiore tremolante poi, mentre Penny l'aiutava ad alzarsi e le chiedeva come stava, scoppiò a piangere, con un suono che poteva far concorrenza agli acuti di Lottie quando tentava di intonare una canzone per Mr Fletcher, il suo cliente appassionato d'opera italiana.

«Su, non è successo niente, adesso ci pensa la zia Penny a te, tesoro» le mormorò dolcemente, attirando con una mano la testa della piccina contro il suo ventre e con l'altra sollevandole piano la gonnellina per vedere l'entità del danno che si era provocata capitombolando a terra: c'era un taglio all'altezza del ginocchio, da cui usciva del sangue. «Vieni con me, che ci diamo una sistemata» cominciò a dire, poi si interruppe vedendo Aidan uscire di casa con un'espressione angosciata sul bel volto. Le venne d'istinto voglia di gettarsi tra le sue braccia e strofinare la guancia contro la sua ruvida per la lieve peluria scura, segno che quel giorno non si era ancora rasato.

«Che è successo?» chiese tutto preoccupato, accovacciandosi accanto a Mary, che riprese a frignare.

«Buongiorno anche a voi, tenente» ribatté Tuppence.

«Oh, scusa, Penny. Buongiorno» rispose lui brusco, facendo vagare gli occhi neri dal volto della bimba al suo ginocchio ferito.

«Mi serve una pezza pulita e dell'acqua per sistemare il danno che ha fatto questa piccola peste» riprese poi la gallese con voce dolce, prendendo sia Mary che Aidan per mano ed entrando in casa con loro.

Per far stare calma la bambina mentre la medicava le mostrò due nastrini gialli che le aveva portato come regalo. Mary li tenne in mano con aria estasiata, mentre la sua infermiera improvvisata si prendeva cura di lei.

«Adesso che sei pulita e medicata, che ne dici di una bella treccia?» propose Penny, carezzando la chioma sciolta e indomita della bambina, che annuì entusiasta, mentre Aidan, ora più sereno, guardava la scena con tanta tenerezza nel cuore. «Su, ora vai a mostrare la tua bellissima pettinatura a Kitty» la incitò infine dopo averle scoccato un bacio sulla guancia, in maniera del tutto spontanea.

Quando rimase sola con Aidan si chiese se non avesse esagerato, ma lui non la smetteva di fissarla, con il capo posato su una mano e un sorriso stampato in volto.

«Che c'è?» gli domandò lei ricambiando quel sorriso e sporgendosi a scostargli una ciocca di capelli dalla fronte.

Lui scosse il capo, poi strinse gli occhi e le prese la mano, portandosela alla bocca e lasciandole un bacio sulla pelle candida del polso, facendole correre un brivido lungo la schiena. «Grazie» le sussurrò, attirandola a sé e baciandola con l'urgenza che aveva caratterizzato ogni loro incontro.

«Forse è meglio se andiamo in camera vostra, tenente» riuscì a mormorare Penny, mentre lui le infilava già una mano tra le cosce che le tremavano per il desiderio.

E mentre lui la trascinava nella propria stanza da letto, chiudendosi con un tonfo la porta alle spalle, lei osservò: «Aidan, siete sicuro che i voti alla fine non li abbiate presi sul serio? Sembrate appena uscito da un periodo di clausura e castità obbligata.»

Fu un attimo e l'espressione di lui si tramutò, sparito il desiderio smanioso, il volto gli fu attraversato da un'ombra.

«Mi dispiace, non avrei dovuto insinuare che...» provò a rimediare lei che si era resa conto di aver scelto la cosa sbagliata da dire.

In tutta risposta lui si passò una mano sul volto e sospirò, sedendosi sul letto. Lei lo imitò, attendendo in silenzio che lui parlasse.

«Con Lara avevamo rapporti sporadici e quelle poche volte cercavo di sbrigarmi il più in fretta possibile, perché sul suo volto coglievo le emozioni spiacevoli che provava, come se non vedesse l'ora che la lasciassi stare e tornassi a vivere la mia vita, senza disturbarla. Quindi permettimi di sfogarmi almeno con te.»

Tuppence prese a carezzargli affettuosa una guancia, ma la vicinanza con lo scollo di lei fece ribollire il sangue nelle vene ad Aidan, che le infilò una mano sotto il vestito, per tastare quei seni piccoli e tondi che gli facevano perdere la testa.

Giocherellando con un capezzolo turgido di lei, riprese a parlare: «Prima di incontrarti non avevo mai neppure avuto un'amante.» Accompagnò quella frase con un lungo sguardo lascivo e posò le labbra sul collo di Tuppence, prendendo a leccare la sua pelle che profumava di acqua di rose, gentile concessione di Deirdre. «Diamine, Penny, non so davvero come spegnere questa voglia che provo per te.»

«Nessuno vi ha detto di farlo» gli rispose lei tappandogli la bocca con un bacio, non volendolo più vedere così tormentato.

Mentre erano avvinghiati l'uno all'altra, inaspettatamente Aidan le chiese, con voce soffocata: «Passeresti il Natale con noi, Penny?»

Quel "noi" era così inclusivo e la emozionò tanto che rispose subito, entusiasta: «Sì, Aidan, sì!»

Fu difficile distinguere se quella fosse la risposta alla domanda oppure alle attenzioni lussuriose dell'uomo.


*N. d. A.*
Ciao a tutti!
Penny è stata invitata a passare il Natale a casa O'Donoghue-White, un bel passo avanti, non credete? Grazie a chi continua a leggere e votare, attendiamo ben volentieri i vostri commenti!
Alla prossima,
Cassandra Costa

CORTIGIANE E PASSIONIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora