CORTIGIANE E PASSIONI

43.

Ross non aveva grosse difficoltà a svegliarsi presto la mattina, da una famiglia di possidenti agricoli era abituato alle levatacce per andare a lavorare la terra, ma con questo fatto combinato all'ora tarda a cui gli toccava andare a letto per controllare gli ingressi al Mahogany, gli capitava spesso che quando doveva pulire la grande scuderia degli Hastings la testa gli ciondolasse per il sonno.

Era riuscito a trovarsi un lavoro un pelo più stabile rispetto ai vari incarichi di fattorino presso i negozi di Soho da cui riceveva delle entrate saltuarie: doveva occuparsi della cura dei cavalli presso questa famiglia di nobili, incarico gentilmente segnalato da quella pettegola di Mrs Davies mentre andava a portarle la biancheria da lavare.

Tre volte a settimana dedicava l'intera mattinata a spazzare i pavimenti, riempire gli abbeveratoi, strigliare i cavalli e, se era fortunato, forse un giorno più avanti avrebbe potuto pure portarne qualcuno a fare un giro. In realtà quell'impiego gli piaceva molto, aveva lavorato coi cavalli da che era bambino, ma ciò non rendeva le cose facili. Il rimedio alle botte di sonno che lo coglievano nemmeno troppo alla sprovvista era aumentare il ritmo del lavoro, ma così la sera arrivava stravolto al Mahogany, e il ciclo si ripeteva...

«Oh, buongiorno Ross! Fatto le ore piccole pure ieri?»

Si riscosse un attimo e voltando il capo scorse Lady Eloise Hastings camminare con passi leggeri verso di lui, gli occhi grandi e chiari che lo studiavano con uno scintillio pericoloso che lui aveva notato fin da subito.

La pupilla di Lord William Hastings era una ragazza appena diciottenne di una bellezza da mozzare il fiato. Eloise era giovane, in gamba e deliziosa, ma soprattutto sapeva di esserlo.

«Buongiorno milady» la salutò con fare spiccio con un breve cenno del capo poggiando a terra la punta del forcone con cui stava raccattando il fieno.

«Ross, ti ho detto che puoi chiamarmi Eloise!» lei sbuffò alzando gli occhi al cielo con una risatina adorabile.

«Sarà difficile convincermi del contrario, milady, vengo da una famiglia di teste dure» lui le rispose con un sorriso riprendendo a lavorare, mentre distrattamente si chiedeva se avesse davvero un'aria tanto stravolta.

Lei si fermò davanti al box del suo Dartmoore pony dal manto grigio, tossicchiò per attirare l'attenzione dello scozzese e gli domandò inclinando appena la testa dai folti capelli del colore del grano maturo: «Mi potresti sellare Betsy per la mia passeggiata?»

Lui si impedì di risponderle con un poco nobile aye, così si limitò a rivolgerle un cenno di assenso e andò verso il cavallino tranquillo che nitrì quando lo vide avvicinarsi. Lo carezzò sul collo emettendo dei bassi versi con la lingua per tranquillizzarlo e si mise a sellarlo con gesti esperti e veloci, mentre la giovane stava a guardarlo con un lieve sorriso che le piegava piacevolmente le labbra rosse e piene. «Sei bravo con i cavalli» gli disse in tono dolce. «Ho visto come riesci a tenere buono pure Blaze.» Indicò con un cenno del capo il possente purosangue baio dalla sottile macchia bianca sul muso, che come se l'avesse ascoltata pestò gli zoccoli nervosamente.

Ross le porse le redini di Betsy e rispose semplicemente: «Ne avevamo anche noi, nella nostra casa. Ebony, un Clydesdale nero meraviglioso.» Si riscosse dal suo piccolo momento nostalgico e riprese in mano il forcone, ignorando lo sguardo di Eloise Hasting che gli crepitava come fiamme sulla pelle e si concentrò sul pavimento.

«Spero di trovarti al mio ritorno, Ross» gli disse passandogli accanto, e con una piccola smorfia aggiunse: «Penso tu sia l'unica persona che non mi annoia, in questa tediosa casa.»

Spronò il cavallo, se ne uscì e MacLeod si permise di guardarla andare via solo quando si fu accertato che si fosse allontanata a sufficienza, e con aria corrucciata si passò una mano sulla nuca. Non gli piaceva per niente la piega che stava prendendo tutto quello, lui voleva solo starsene fuori dai guai con quella giovane lady un po' troppo invadente.