14.

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Un paio di giorni dopo la veglia, Deirdre stava rivestendo il Capitano Lockhart. Dopo avergli riabbottonato la camicia e la giacca si era chinata davanti a lui, seduto sul letto, per infilargli gli stivali di ottima fattura.

«Sono nuovi questi, capitano?» aveva domandato, in tono leggero.

Lui aveva annuito, ancora vagamente sconvolto da quello che lei gli aveva appena fatto. «Non ti sfugge nulla, eh, ragazza irlandese?» Le rivolse una smorfia divertita, che lei ricambiò. Alzandosi, lui aveva afferrato un pamphlet strappato e macchiato adagiato sul comò lì accanto e lo aveva osservato un attimo prima di aggiungere: «Vedo piuttosto che siamo tornati ai tristi Penny Dreadful

«Oh, non denigratemeli! Alla fine intrattengono e un brivido qui e là riescono a strapparlo.»

Lockhart provò a guardare il giornaletto sotto un'ottica diversa, ma da qualunque parte lo voltasse, gli pareva solo uno spreco di carta e inchiostro. «L'offerta di una visita alla mia biblioteca personale è sempre valida» le fece abbandonando il pamphlet sul letto e afferrando il cappello che Deirdre gli porgeva.

«Be' ne sarei onorata, capitano» rispose lei tranquilla, accomodandogli il colletto della camicia rimasto arrotolato. «Sempre che quei libri si possano anche portare fuori dalla biblioteca» aggiunse con un sorrisetto furbo, e a Lockhart scappò uno sbuffo divertito.

«Nei prossimi giorni sarò un po' preso, ma farò in modo di farti venire a prendere in carrozza, perché Lockhart...»

«Fatemi indovinare, capitano: il vecchio Lockhart mantiene sempre la sua parola.»

Deirdre lo prese sottobraccio per scortarlo al piano di sotto, mentre l'altro se la ghignava divertito. «Che il demonio si prenda la tua lingua lunga, diavolo di un'irlandese!»

Alla soglia si congedò con un lieve inchino, poi Deirdre andò nella saletta dove le ragazze si sedevano ai pasti e per rifocillarsi tra un cliente e l'altro.

Kitty era seduta con una tazza di tè ormai fredda davanti a lei e si torceva le mani sopra la stoffa giallo pallido della gonna. Deirdre le stava per domandare come stesse, quando anche Tuppence irruppe nella stanza, sistemandosi il laccio vermiglio che quel giorno portava al collo, abbinato a un abito marrone che aveva visto dei giorni migliori.

«Quell'Owens finirà con il rovinarmi tutti i vestiti con la sua furia nello spogliarmi.»

Deirdre ridacchiò e Tuppence le chiese cosa ci trovasse di divertente.

«Ti ricordo che uno dei miei clienti abituali ha un uncino al posto della mano. Passavo un sacco di tempo a rammendare corpetti e sottane, poi gli ho detto di darsi un freno. Oppure una soluzione c'è: farsi trovare già nude.»

«Ma Owens adora spogliarmi e vuole farlo sempre lui. Ci ho già pensato a farmi trovare svestita, ma appena mi ha visto si è imbronciato. Mi ha fatto pena, poverino.»

«Io avrei più pena per il tuo misero guardaroba. Digli di comprarti dei vestiti se ci tiene tanto a rovinarteli» intervenne Kitty, che sembrò riprendersi dai suoi pensieri mesti.

«Che succede, Kitty?» le domandò allora Deirdre e ringraziò Tuppence che si offrì di versare una tazza di tè caldo per tutte e tre, anche per Kitty, dato che il suo doveva avere ormai la stessa temperatura dell'aria all'esterno.

«Stavo ripensando a Jane. E se la curatrice facesse lo stesso errore con me, se mi succedesse qualcosa?»

«Vuoi davvero abortire, vuoi che questo bambino non nasca?» le domandò Deirdre con parole dirette e il suo atteggiamento concreto. Kitty era un'adulta e doveva affrontare quella scelta, perché rimandare non sarebbe servito a nulla.

CORTIGIANE E PASSIONIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora