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Qualche giorno dopo, Becca arrivò nella stanza di Deirdre con espressione indecifrabile e le allungò un involto di tessuti senza troppe spiegazioni. Lei lo prese in mano con aria incuriosita dalla reticenza dell'altra, e aprendo gli stracci in cui era avvolto, ammutolì.

Eccolo, eccolo di nuovo! Ricordava quella copertina riccamente decorata, per quanto l'avesse scorta solo per un breve istante prima che venisse lanciata nel camino.

Si rigirò tra le mani I misteri di Udolpho col fiato corto. Un libro, un vero libro per lei! Guardò Becca che però stava già scivolando via con aria eloquente senza proferire motto, in fondo c'era poco da dire, tanto lo sapevano entrambe da chi venisse quel regalo inaspettato.

Deirdre chiuse frettolosamente la porta per poter rimanere a tu per tu con quel meraviglioso regalo, per curiosità lo aprì per vedere se contenesse qualche messaggio ma non trovò nulla, e le venne da sbuffare vagamente divertita, ormai stava riuscendo a inquadrare meglio il capitano. Passò nuovamente un palmo con aria smaniosa sulle scritte della copertina vergate in eleganti lettere dorate, pregustando quella lettura dal titolo così accattivante. Si promise di ringraziare Lockhart per quel regalo davvero apprezzato non appena lo avrebbe rivisto.

*

Quella di andare alle Canarie era stata una pessima idea sin dall'inizio, e Lockhart si era dato più volte dello stupido per non aver prestato ascolto al suo istinto, ma era stato tentato dalla promessa di soldi facili da quella lingua melliflua di Lord Caleb Morgan.

Uno degli uomini di Morgan viaggiava su una nave proveniente dalle Indie Occidentali carica di argento di Zacatecas diretta in Italia. Il veliero sarebbe passato accanto alle Canarie e Lockhart avrebbe potuto trattare una vendita vantaggiosa come poche in modo da rivendere quel metallo prezioso a un prezzo maggiorato senza il filtro della dogana; sembrava troppo bello per essere vero. Caleb Morgan aveva richiesto solamente una percentuale irrisoria, e già lì la faccenda avrebbe dovuto insospettirlo. Quell'uomo non gli piaceva, non gli era mai andato a genio in verità, ma era un pezzo grosso nell'alta società, e aveva agganci importanti direttamente a Buckingham Palace, quindi quando gli si era presentato a casa, fasciato in un abito costoso e indossando un'elegante tuba in pelle di talpa, l'aveva accolto e ascoltato la sua proposta. Il tutto gli era stato spiegato con un sorrisetto odioso mentre quello si arricciava i corti baffetti biondi con fare cospiratorio, e lui aveva accettato, in fondo poteva provare.

Ovviamente, come aveva tentato di obiettare con quel viscido, qualcuno avrebbe potuto tradirli con una soffiata, ma Lord Morgan aveva liquidato il dubbio sollevato con una risata altezzosa. «Sono talmente sicuro della buona riuscita del piano, che vi prometto, caro il mio Lockhart, che avrete lo stesso una percentuale nel caso improbabile di fallimento» gli aveva detto con aria di tronfia soddisfazione.

Lui aveva storto un po' il naso ma aveva finito per accettare. Non si fidava di lui, ma di certo avrebbe avuto modo di scucirgli quanto promesso a tempo debito.

Come aveva temuto, c'era stata una soffiata, anche se non poteva saperlo per certo, sta di fatto che avevano trovato ad attenderli un'intero squadrone di doganieri con i fucili carichi e la ferma intenzione di spedirli tutti nella più prossima colonia penale. Tre dei suoi uomini erano morti e lui assieme agli altri se l'era cavata per un pelo.

«Non avrete neanche un centesimo da me, Lockhart» sibilò Lord Caleb Morgan irato, quando James andò a battere cassa, prima di girare sui tacchi e allontanarsi verso una carrozza, il viso livido.

Lui lo bloccò, afferrandogli l'orlo della giacca con l'uncino. «Cos'è tutta questa fretta» ribatté in tono glaciale, il fiato che gli si condensava in nuvolette attorno alla bocca, e Morgan si voltò di scatto a labbra tirate, pallido come un lenzuolo.

CORTIGIANE E PASSIONIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora