38.

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La mattina dopo Hazel non smetteva di pensare a quanto suo marito le aveva detto.

Sorrise portandosi la tazza di tè alle labbra, le gote lievemente imporporate. Non riusciva a scacciare dalla mente l'immagine di una semplice dimora nel verde a cui badare con gli animali da accudire, non troppo diverso dal contesto in cui era cresciuta.

Doveva trovare un modo per racimolare i soldi in fretta.

E una mezza idea già ce l'aveva.

«Ehi, sposina, ma come siamo taciturne, dormito poco?» Fanny la distolse dalle sue elucubrazioni con un sorrisetto divertito mentre cullava la piccola Lizzie tra le braccia, e Lin rincarò con uno sguardo furbo: «Strano non esserci svegliate stamattina al suono di qualche urlo da rude Highlander o cose simili.»

«Dovranno gridare più forte del vecchio Lockhart per farsi sentire... Ehi Dee ma cosa gli fai a quello, gli stacchi le unghie dei piedi con una pinza?» Lottie sbuffò da sopra la sua tazza e le altre scoppiarono in una risata sguaiata.

«Quanto urla! Lo sentiranno fino a Buckingham Palace.»

«Be' almeno così anche i reali sapranno che qui al Mahogany si fa sul serio» ribatté Deirdre con un ghigno e con noncuranza aggiunse: «Tranquille che per un po' non lo vedrete in giro.»

«Ieri sera forse l'ho scorto di straforo ma non aveva una bella cera, non gli hai concesso una palpatina alle tue bambine?» Tuppence si strizzò il seno tra le mani con una smorfia ridicola che fece ulteriormente sganasciare le altre al tavolo, ma vedendo il sorriso dell'irlandese farsi incerto la guardò con fare dubbioso. Stava per farle qualche domanda poco discreta ma furono interrotte da Kitty, tornata giusto in quel momento.

«Buon cielo, neanche una tazza di tè per me?» Andò dritta da Fanny che le riconsegnò un po' a malincuore la piccina di cui si era occupata quando la madre era uscita, che sedendosi baciò con affetto la fronte della figlia. «Ragazze, non mi sembra vero di dovermene andare, ammetto che mi mancherà avere a che fare regolarmente con voi... tranne Tuppence.»

«Io? Ma cosa ti avrei fatto!»

Tra le risate delle altre, Kitty le lanciò uno sguardo d'intesa e le disse: «Oggi tu vieni con me a casa del tenente O'Donoghue-White, sei stata espressamente invitata.»

Tuppence non se lo fece ripetere due volte e volò in camera a cambiarsi subito. Valutò se optare per un vestito semplice o uno più da donna di classe e rimase incantata a chiedersi quale la ispirasse di più. Scelse due abiti, corse nella stanza di Deirdre ancora aperta e le domandò quale fosse più adatto.

«Quello tortora, mi pare più sobrio e dignitoso per andare a casa di un nobile.»

«Allora sceglierò quello rosa da ninfetta arrapata. Sei sempre una garanzia, Dee.» Corse via senza ascoltare gli insulti dell'amica e si cambiò in fretta, si pettinò e si mise addirittura due gocce di acqua di rose prima di scendere assieme a Kitty che la attendeva impaziente con la bambina in braccio.

«Dove abita?» chiese guardando fuori dalla carrozza con curiosità.

«A Kensigton, una zona rurale e tranquilla.» Kitty si accomodò il capellino in testa.

«Ma la casa? È grande, ha tanti dipendenti?»

«Ma che idee ti sei fatta, è un modesto gentiluomo con giusto due servi!»

«E tu invece, dopo una settimana che lo frequenti?» Penny si sporse in avanti socchiudendo gli occhi.

«Mi fa molta pena» fu la risposta sincera. «La moglie è morta di parto dando alla luce la piccolina, Abigail. Mary, la più grande, ha giusto quattro anni, povera creatura.»

Si fermarono davanti a una casa coi mattoni a vista e il tetto spiovente, tutt'attorno grandi alberi con il fogliame dalle deliziose tinte autunnali. Il portoncino scuro si aprì e ne uscì Aidan a grandi falcate e andò verso loro seguito da un uomo di mezza età e recuperarono i bagagli di Kitty. Passando accanto a Penny, lui riuscì a darle un pizzico sul sedere e lei ridacchiò giuliva mentre lo guardava rientrare in casa con il pesante baule. Subito dopo dalla porta corse fuori una bimba riccioluta che chiocciò contenta: «Kitty!»

«Ciao piccina, cosa fai qui fuori? Dai, entra che fa freddo» la incitò quella con un sorriso morbido mentre cullava con un braccio la piccola Lizzie, e in quel momento la testa riccia e corrucciata di Aidan sbucò fuori.

«Mary, fa' quello che ti dice Ms Chance» richiamò con cipiglio preoccupato la bambina che però obbediente rientrò in casa trotterellando.

Penny aveva osservato la scena senza sapere bene cosa aspettarsi, e passando accanto ad Aidan lo vide arrossire, come se anche lui avesse pensato alla medesima cosa, e lo trovò tanto adorabile che si allungò a baciarlo. «Papà, Abigail piange» annunciò con aria compunta la piccola Mary strattonandolo per i pantaloni, e lui parve andare nel panico e con frenesia cercò Kitty e le farfugliò: «Ms Chance, c'è la piccola su, credo abbia fame...»

«Non preoccupatevi, signore, vado subito. Penserò poi ai bagagli» Con un piccolo inchino Kitty salì le strette scale verso i piani superiori.

«Ehm scusa Penny, oggi non riuscivo proprio a uscire ma speravo almeno di...»

«Papà, ho fame.»

Aidan trasalì lasciando cadere la mano che stava per infilare nello scollo generoso di Tuppence e guardò confuso la figlia sempre lì in piedi accanto a lui, che li fissava con grandi occhi nocciola. «Mary, ma non hai mangiato? Come...»

«Vieni, tesoro, fammi vedere dov'è la cucina, che pure zia Penny ha fame.» Tuppence prese per mano la piccola rivolgendole un ghigno d'intesa, quella ricambiò contenta il sorriso e la portò lungo il corridoio.

«Io mi chiamo Mary.»

«Mary! Che nel nome, io sono Penny. Hai fame, Mary?»

«Sì.»

«Qui c'è del dolce con l'uvetta! Ne vuoi un pezzetto?»

«La mamma dice che non si può.»

«Be' Penny dice che invece adesso si può.» E si ficcò decisa una grossa fetta di torta in bocca, ma rischiò di strozzarsi e Mary tra le sue braccia ridacchiò divertita. Aidan sulla soglia della cucina a braccia conserte le guardava ridere mentre spazzolavano l'avanzo di dolce in piedi davanti alla dispensa.

Penny girò appena il capo, sentì il suo sguardo ardente crepitarle sulla pelle e gli scoccò un sorriso pieno di aspettative.

«Mary, avanti vai in camera da tua sorella con Ms Chance» incitò la figlia che mise il broncio al lasciare le braccia di Tuppence e quando se la portò via le fece ciao-ciao con la manina grassoccia ancora sporca di briciole e la gallese ricambiò sventagliando entrambe le mani. Di ritorno il tenente fece i gradini a due a due, corse per il corridoio e sbatté con forza la porta della cucina mentre la ragazza se la rideva per il suo affanno.

«Scusa, per... sai, Mary...»

«Scopatemi e basta, tenente.» Penny gli andò incontro allentando il corsetto e lui la raggiunse in una falcata con il fiato mozzo, l'alzò e la sbatté contro la porta chiusa con un sorriso soddisfatto. Le baciò il collo mentre lei annodava le gambe attorno ai suoi fianchi snelli e muscolosi.

Quando lei mugolò ai primi colpi ritmati, lui le coprì la bocca con una sua grande mano calda e sussurrò roco: «Non fare troppo rumore, Penny...»

Lei gli morse la mano e quando fu lui a gemere gli tappò la bocca con la propria, soffocando anche i sospiri di piacere che si facevano sempre più intensi.

Dopo Penny gli carezzò il volto accaldato e lui le baciò la mano con tenerezza.

«Be', un giro della casa me lo concedete, tenente?»

*N. d. A.*
Ciao a tutti!
Penny è stata invitata direttamente a casa del tenente O'Donoghue-White, che ne pensate di come si sta sviluppando il rapporto tra Tuppence e Aidan?
Grazie a chi continua a leggere e votare, attendiamo ben volentieri i vostri commenti!
Alla prossima,
Cassandra Costa

CORTIGIANE E PASSIONIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora