13° Capitolo

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Quanto mi odiavo.

Era colpa mia. Lo avevo rifiutato perché avevo paura, respingendo ogni mio sentimento. Ho preferito soffrire ad essere felice almeno per un pó. Soprattutto ho fatto soffrire lui. Lui che ora era tra le mie braccia. Era una bella giornata soleggiata d'Aprile, invece il cielo ora si era annuvolato e stava iniziando a piovere. Sembrava quasi che qualcuno lassù avvertisse il mio dolore e piangesse insieme a me.

"S-scusa, m-mi dis-dispiace io non l'ho visto" diceva il tizio della macchina che aveva colpito Axel sconvolto. Non era colpa sua... anzi, aveva fatto di tutto per fermarsi prima e non colpirlo eppure...
"NON ME NE FACCIO NULLA DELLE TUE SCUSE" dicevo piangendo "CHIAMATE UN AMBULANZA!" appoggiai la testa sul suo petto "il mio Axel...per favore"
"Ho già chiamato, ho chiesto di fare il prima possibile, mi dispiace..." anche lui stava iniziando a piangere.

Finalmente l'ambulanza arrivó.
"Si faccia dietro signorina per favore" mi spostai ,caricarono Axel su una barella e lo portarono dentro.
"P-posso venire?!" Non potevo tornare a casa dopo l'accaduto, anche se sapevo benissimo cosa mi sarebbe successo se papà l'avesse scoperto.
"Certo, salga"
Salii e gli presi la mano.
"É il tuo ragazzo?" Mi chiese un medico che era là.
"Emh, no..."
"Peró lo ami"
Non capisco l'interesse che hanno le persone adulte verso la mia vita sentimentale. Prima il professore ora questo qua.
"Sì... ma non parliamone"
"Ok, scusa la domanda, capisco la tua preoccupazione"
"Grazie" Conclusi.
Non spostai lo sguardo dal viso di Axel neanche per un secondo.
Gli accarezzai il viso e appoggiai la mia testa vicino la sua.
"Amore mio, andrà tutto bene. Io ti prometto che non ti rifiuteró più, peró, per favore non te ne andare" nascosi il mio volto fra i suoi capelli che erano molti più lunghi di quanto ricordassi.

Arrivammo all'ospedale e fu trasportato d'urgenza dentro. Volevo entrare anch'io ma i dottori mi dissero di rimanere fuori e che mi avrebbero chiamato loro dopo.

Aspettai per più di 2 ore. Ormai pensavo solo al peggio quando un dottore uscì fuori.
"Si puó dire che é tutto apposto"
"Come si puó dire?"
"Gradirei parlarne con uno dei suoi genitori"
"Hey! Dica prima a me! Sono qua da 2 ore in attesa di sue notizie" lo fissai dritto negli occhi.
"Okok, ma voglio parlare lo stesso con i suoi genitori. Quel ragazzo ha ricevuto un colpo alla testa, per altro tutto apposto. Ci vorrà un pó , comunque , che si riprenderà ma per ora é meglio che stia qua"
"Ma...ora é sveglio?"
"No"
"E quando si sveglierà?!"
Ci fu un breve silenzio.
"Non lo so"
"Come?!" Le mie domande non finivano più "avevate detto che era tutto apposto!"
"Sì ma non posso prevedere quando si risveglierà! Per ora preferiamo tenerlo d'occhio"
"Quindi intendevate questo con per ora é meglio che stia qua. Voglio restare anche io"
"Vuole restare? Ma quanti anni ha?"
"15...tra qualche mese 16"
"Non posso farla rimanere. Non me ne assumo le responsabilità"
"Per favore" lo guardai ancora più intensamente con gli occhi lucidi.
"Poi vedremo, la smetta ora"
"Ok...ma posso vederlo?"
"Sì venga"
Mi portó nella sua stanza e mi precipitai vicino a lui.
"Ora vado" disse chiudendo la porta.
Misi la mano sopra la sua. Lo fissai in silenzio mentre l'ennesima lacrima mi rigava il volto.
Quando stavo per aprire bocca, una signora spalancó la porta e corse ad abbracciare Axel. Mi feci indietro e vidi entrare anche un signore.
"Figliolo che ti hanno fatto!"Diceva la signora che piangeva e gli parlava disperata in attesa di una risposta.
Erano i genitori e ora mi stavano fissando.

"Tu sei..."

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